Città del Vaticano , 14 March, 2025 / 5:00 PM
Ultimo giorno di Esercizi spirituali della Curia Romana nell’aula Paolo VI in Vaticano. Un percorso che ha visto impegnato il clero vaticano e Padre Roberto Pasolini, Predicatore della Casa Pontificia. Papa Francesco, ricoverato dallo scorso 14 febbraio al Policlinico Gemelli di Roma, li ha seguiti tramite lo strumento televisivo vaticano, così come in questi giorni ha ricordato la Sala Stampa Vaticana.
Ieri pomeriggio, è stata la volta della nona meditazione. Una riflessione sul riposo, quella di Padre Pasolini. Prima di lui, ha preso la parola Monsignor Viola, Segretario del Dicastero per il Culto Divino, per espreimere da parte della Curia la sua vicinanza a Papa Francesco, proprio nel giorno della sua elezione al soglio di Pietro. Pasolini si sofferma sul fatto che la vita eterna sia un dono. Ma, molto spesso, si dimentica il riposo, prezioso e indispensabile. : “Fin da piccoli, siamo abituati a sentire la preghiera: «L’eterno riposo dona loro, o Signore e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen». L’idea di un’eternità basata sul riposo eterno può sembrare deludente, come se la vita finisse con un’infinita dormita. Ma questa percezione nasce da un equivoco profondo: vediamo il riposo solo come inattività, mentre nella visione biblica è una condizione di pienezza e appagamento”. Ricorda, allora, che lo stesso Dio ha vissuto il riposo dopo esser stato deposto dalla Croce: “Cristo riposa, eppure agisce misteriosamente, liberando i prigionieri degli inferi. Questo ci insegna che fermarsi non significa essere inutili, ma saper abbracciare il tempo con fiducia, senza inseguire un’attività frenetica e sterile”.
E il discorso, inevitabilmente, si concentra poi sul presente, sul mondo d’oggi in cui c’è una “società che ci impone di essere sempre attivi, sempre connessi, sempre produttivi. Eppure, più aumentano le opportunità, meno riusciamo a riposare davvero”. Poi, in merito a ciò, ricorda la parabola evangelica del servo “che dopo aver lavorato non si aspetta un premio ma accetta di aver fatto ciò che era chiamato a fare, ci insegna un segreto importante. Fino a quando viviamo con l’ossessione del risultato, non troveremo mai riposo. Solo chi accoglie con serenità il proprio limite può finalmente fermarsi in pace”. E conclude: “Il vero riposo non è inattività, ma libertà” anche perché “vivere bene il riposo significa allenarsi alla vita eterna, imparando a vivere senza paura, a lasciar andare il superfluo e a fidarci del fatto che Dio è già all’opera in noi”.
Stamane, invece, la decima meditazione, la conclusiva: una riflessione sulla "trasformazione continua" della vita che, “con la sua bellezza e le sue difficoltà, ci pone davanti una domanda cruciale: che senso ha il nostro peregrinare in questo mondo quando tutto è destinato a finire?” Ed è a questo punto che entra in gioco la speranza nell’eternità: “L’umanità è segnata dal declino fisico, ma c’è un rinnovamento interiore che avviene giorno dopo giorno. Tutto ciò che sembra dissolversi ha in realtà un destino più grande: Dio ci ha creati per la risurrezione, e questo non è un sogno utopico, ma la logica naturale di un’esistenza chiamata alla pienezza”. Davanti alla Croce e alla Risurrezione siamo di fronte a un mistero in cui “l’apparente sconfitta del Crocifisso è in realtà la rivelazione di un Padre che non rinuncia ai suoi figli. Questo significa che la nostra vita non è lasciata al caso, ma è parte di un progetto di adozione e redenzione che ci rende figli amati e destinati all’eternità”. La vita ci presenta - continua Padre Pasolini - diverse situazioni come gioie, dolori, conquiste e fallimenti: per questi motivi siamo, allora, parte “di una trasformazione continua, simile a quella di un seme che, morendo, genera nuova vita. Così anche noi, pur attraversando il limite della morte, siamo destinati a una vita nuova e gloriosa”. Una trasformazione che guarda, però, al presente.
Così come avviene nell’Eucaristia in cui è possibile intravedere “uno scambio misterioso: offriamo a Dio la nostra vita e riceviamo in cambio Cristo stesso, che ci trasforma nel suo amore”. Ovviamente non sappiamo “ciò che saremo” ma non siamo certo “destinati al nulla”. Piuttosto “a un futuro ricco di speranza. Questa certezza cambia tutto: la nostra vita non è un film senza senso, ma un’opera scritta e diretta da un Regista straordinario, che ci invita a fissare lo sguardo sull’eternità e a camminare verso di Lui con fiducia”.
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