Città del Vaticano , 26 February, 2025 / 12:30 AM
E’ stato reso noto dalla Sala Stampa Vaticana il testo della Catechesi di Papa Francesco che avrebbe pronunciato oggi, mercoledì, giorno dell’Udienza Generale. Un testo che testimonia la forza di Papa Francesco di andare avanti, essere presente nella Chiesa, anche se dal 14 febbraio è ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma.
Il tema centrale è “Gesù Cristo nostra speranza”. Si concentra, Papa Francesco, sull’infanzia di Gesù: parte dalla lettura della Presentazione di Gesù al Tempio dell’Evangelista Luca. “Nei racconti dell’infanzia di Gesù, l’evangelista Luca ci mostra l’obbedienza di Maria e Giuseppe alla Legge del Signore e a tutte le sue prescrizioni. In realtà, in Israele non c’era l’obbligo di presentare il bambino al Tempio, ma chi viveva nell’ascolto della Parola del Signore e ad essa desiderava conformarsi, la considerava una prassi preziosa”, con queste parole Papa Francesco comincia il testo della Catechesi. E’ questo “il primo atto di culto di Gesù, celebrato nella città santa, Gerusalemme, che sarà la meta di tutto il suo ministero itinerante a partire dal momento in cui prenderà la ferma decisione di salirvi, andando incontro al compimento della sua missione”.
Maria e Giuseppe, in tutto questo, svolgono l’importante compito della “sua crescita, e lo introducono nell’atmosfera della fede e del culto. E loro stessi crescono gradualmente nella comprensione di una vocazione che li supera di gran lunga”. In questo contesto, grande importanza è data a Simeone, “un membro del popolo santo di Dio preparato all’attesa e alla speranza, che nutre il desiderio del compimento delle promesse fatte da Dio a Israele per mezzo dei profeti”. E’ Simeone, infatti, ad avvertire il popolo della presenza nel Tempio “dell’Unto del Signore”. E Papa Francesco, trascrive nel testo i versetti di quel famoso “cantico pieno di commossa gratitudine, che nella Chiesa è diventato la preghiera al termine della giornata”: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola”.
Lui, Simeone, “è testimone della fede, che riceve in dono e comunica agli altri; è testimone della speranza che non delude; è testimone dell’amore di Dio, che riempie di gioia e di pace il cuore dell’uomo. Colmo di questa consolazione spirituale, il vecchio Simeone vede la morte non come la fine, ma come compimento, come pienezza, la attende come “sorella” che non annienta ma introduce nella vita vera che egli ha già pregustato e in cui crede”.
Vicino, la figura di Anna, “donna più che ottuagenaria, vedova, tutta dedita al servizio del Tempio e consacrata alla preghiera. Alla vista del bambino, infatti, Anna celebra il Dio d’Israele, che proprio in quel piccolo ha redento il suo popolo, e lo racconta agli altri, diffondendo con generosità la parola profetica. Il canto della redenzione di due anziani sprigiona così l’annuncio del Giubileo per tutto il popolo e per il mondo”, così descrive Anna Papa Francesco.
Per questi motivi è possibile intravedere nelle figure di Simeone ed Anna, i “pellegrini di speranza” che “hanno occhi limpidi capaci di vedere oltre le apparenze, che sanno “fiutare” la presenza di Dio nella piccolezza, che sanno accogliere con gioia la visita di Dio e riaccendere la speranza nel cuore dei fratelli e delle sorelle”.
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