giovedì, gennaio 23, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Fondazione Don Luigi Di Liegro: supporto, ascolto, orientamento nel ricordo di Don Luigi

Una vita dedicata alla difesa dell'essere umano. Questo si ricorda principalmente di don Luigi Di Liegro, nato nel 1928 e morto ad Ottobre 1997. Responsabile dell’Ufficio Pastorale del Vicariato di Roma, primo direttore della Caritas di Roma, ricordato come prete degli ultimi. Lui continua a vivere e rivivere nella sua Fondazione. La Fondazione Di Liegro si dedica a "sostenere le persone che affrontano problemi di salute mentale e le loro famiglie avendo a cuore la persona nella sua completa umanità". Come riporta anche il sito ufficiale, nella regione Lazio, nel 2020, il numero di assistiti medio nei Dipartimenti di Salute Mentale è stato di 10,6 ogni 1000 abitanti. Dunque c'è estremo bisogno di accompagnare "gli ultimi" in questo campo, proprio come voleva Don Luigi. Ne abbiamo parlato con Luigina di Liegro, segretario generale della Fondazione e nipote di Don Luigi.

Cosa fa la Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro?

Immagini un mondo in cui nessuno si senta lasciato indietro, dove ogni persona ha la possibilità di vivere con dignità, anche quando affronta le sfide più difficili. Questo è l'impegno che la nostra Fondazione tenta di portare avanti da oltre vent'anni: combattere l'isolamento sociale e sostenere chi vive difficoltà legate alla salute mentale, insieme alle loro famiglie. L’ispirazione nasce da Don Luigi Di Liegro, un uomo che ha dedicato la sua vita a tendere la mano ai poveri, ai fragili e agli esclusi, restituendo loro speranza e un senso di appartenenza. Noi siamo fieri di continuare questa missione, consapevoli delle difficoltà ma con la mente e il cuore aperto e con tanta determinazione. Da quando è nata, la Fondazione ha fatto passi da gigante. Con l’aiuto di circa 2.500 volontari, abbiamo offerto sostegno a oltre 15.000 persone con disturbi psichici, accompagnato 3.000 adolescenti lungo percorsi di crescita e indirizzato altre 7.500 verso servizi di assistenza specializzati. Questi numeri raccontano storie di vite cambiate, di mani tese e di obiettivi raggiunti insieme. Ma non ci fermiamo qui! Organizziamo laboratori socio-riabilitativi – dalla musica al teatro, fino alla fotografia e all’informatica – perché crediamo che l’arte sia un ponte straordinario verso la riabilitazione e l’inclusione. Inoltre, nelle scuole lavoriamo per promuovere la prevenzione e sensibilizzare i giovani su temi spesso ignorati ma fondamentali.

C'è anche uno Sportello...

Si, per chi invece è in difficoltà immediata, abbiamo creato lo Sportello di Orientamento e Supporto Sociale (SOSS). Questo servizio gratuito offre ascolto, informazioni e sostegno, guidando le persone verso i centri specializzati e mettendole in contatto con oltre 2.000 enti e associazioni non profit che si occupano di salute mentale in tutta Italia. Può essere contattato chiamando il numero 3517488351 o attraverso la mail supportosociale@fondazionediliegro.it. Solo nel 2024, abbiamo sostenuto più di 500 persone a trovare un aiuto concreto. È una rete che si allarga ogni giorno, grazie anche alla dedizione di psicologi, counselor e volontari. Ogni chiamata, ogni messaggio, è il primo passo verso una nuova possibilità.

Don Luigi diceva: “Non si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere”. Com’è possibile mettere in pratica oggi tutto questo?

Mettere in pratica le parole di Don Luigi oggi significa fare un passo avanti verso l’altro, senza paura di avvicinarsi davvero, di condividere un pezzo del proprio cammino con chi vive momenti di fragilità. L’amore di cui parlava Don Luigi non è un sentimento astratto o distante, ma un gesto concreto, un’azione che ci coinvolge in prima persona, mettendo da parte i pregiudizi. Non basta guardare da lontano o limitarsi alla compassione; dobbiamo “sporcarci le mani”, essere presenti. Ce lo ricorda Papa Francesco quando ci dice di essere “artigiani della misericordia”. Oggi, credo, questo si traduca in piccole e grandi azioni quotidiane: tendere la mano a chi si sente solo, ascoltare senza giudizio chi affronta difficoltà legate alla salute mentale, o anche dedicare il proprio tempo come volontario, come fanno le tante persone che ogni giorno sostengono la missione della Fondazione. Non è sempre facile, perché implica lasciare la nostra zona di comfort, ma è proprio in questo incontro che scopriamo il vero significato di umanità.

Condividere al giorno di oggi sembra un'utopia...

Condividere, come diceva Don Luigi, significa abbattere le barriere che ci separano, creare un legame autentico con chi ci sta accanto. È in questa condivisione che chi soffre ritrova dignità e speranza, ma anche chi offre aiuto scopre una nuova ricchezza interiore, perché ogni incontro ci cambia, ci rende più consapevoli del valore della vita e della forza che possiamo trasmettere agli altri. Oggi, come allora, amare non è un gesto straordinario, ma un insieme di scelte ordinarie: scegliere di essere presenti, scegliere di ascoltare, scegliere di dedicare tempo e attenzione. È in questa somma di piccoli gesti che possiamo onorare le parole di Don Luigi e costruire una società più giusta, dove nessuno si senta escluso o dimenticato.

La Fondazione e il Giubileo che stiamo vivendo. Parteciperete attivamente anche voi?

Il nostro impegno quest’anno sarà ancora maggiore. La nostra sede è a Roma, pertanto il coinvolgimento sarà totale. Proprio perché la dimensione giubilare va oltre i confini ecclesiali, la Fondazione Di Liegro vuole essere in prima linea a sostenere la speranza di chi vive la prova più difficile e di chi è al loro fianco. Se partecipare attivamente significa portare la nostra testimonianza e aprire nuovi spazi di incontro e condivisione, allora certamente sì. Attraverso le attività che organizziamo – dai laboratori terapeutici ai programmi di sensibilizzazione – vogliamo creare ponti tra le persone, abbattere pregiudizi e accendere la scintilla della speranza in chi ne ha più bisogno. Ma soprattutto, vogliamo ricordare che nessuno deve sentirsi escluso o dimenticato. Vogliamo far sì che questo tempo diventi davvero un momento di cambiamento, dove la speranza non resti solo una parola, ma una realtà tangibile che trasformi la vita di una persona.

Come possiamo essere utili noi per la Fondazione? Donazioni, volontariato?

Ci sono tanti modi in cui si può partecipare alla missione della Fondazione. Certamente le donazioni rappresentano un sostegno importante per continuare a finanziare attività come i laboratori artistici e terapeutici, i programmi di sensibilizzazione nelle scuole e lo Sportello di Orientamento e Supporto Sociale (SOSS), che offre aiuto gratuito a centinaia di persone ogni anno. Ma l’aiuto non si limita solamente a un supporto economico. Il volontariato è un’altra strada meravigliosa per fare la differenza. Diventare volontario significa mettersi in gioco, offrire il proprio tempo, la propria energia e il proprio cuore per accompagnare chi sta affrontando un momento difficile. Questo febbraio inizierà un nuovo percorso formativo per i volontari : La prevenzione del rischio e la promozione della salute psicosociale in adolescenza. Possono iscriversi persone interessate per seguire in sede oppure online. Non importa quali siano le tue competenze: c’è sempre un modo per essere utile. Si possono affiancare i nostri professionisti nei laboratori, offrire ascolto attraverso lo sportello sociale, o anche aiutare nell’organizzazione delle attività. E infine c’è il 5x1000 con il codice fiscale: 97167650585. Essere utili alla Fondazione, credo sia un’opportunità per crescere come individui, scoprire il potere della condivisione e sperimentare la gioia di vedere la propria azione trasformare una vita. Come amava dire Don Luigi: “Una città in cui un solo uomo soffre meno, è una città migliore”.

La salute mentale e la Fede. Come unire e incoraggiare alla fede e alle attività religiose, chi soffre di queste patologie?

Papa Francesco nel messaggio alla Conferenza Nazionale per la salute mentale auspica che, “da una parte, non manchi il potenziamento del sistema sanitario di tutela della malattia mentale, e dall’altra parte si promuovano le associazioni e il volontariato che si pongono accanto ai malati e ai loro familiari”. Noi cerchiamo di fare lo stesso, seguendo la logica dell’accompagnamento e non solo del trattamento. Basti pensare ad esempio, ai familiari di chi soffre di problematiche legate alla salute mentale. Il senso di colpa, la paura, l’angoscia e quel sentimento di impotenza nei confronti della malattia mentale, che fa cadere nella disperazione fomentando a loro volta un clima disfunzionale all’interno della casa. Credo dunque che la base di tutto stia nella testimonianza, perché testimoniare vuol dire prima di tutto educarsi. Conoscenza e vita non possono essere separati. Quando un educatore porta la sua testimonianza, non fa altro che condividere ciò che ha vissuto, compreso e interiorizzato attraverso la propria esperienza. Quando l’educatore incarna realmente i valori che trasmette, il suo messaggio diventa autentico e concreto, evitando di cadere nella trappola del moralismo. Menziono con piacere una frase di Paolo VI: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”. Ecco dunque a mio parere, la condizione esperienziale del Vangelo.

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