Città del Vaticano , 27 December, 2024 / 10:00 AM
L’ultimo atto delle riforme di Papa Francesco è stata la nomina di un direttore dell’Autorità di Informazione e Supervisione Finanziaria che abbia anche funzioni di vicepresidente. Una scelta con la quale Papa Francesco fa un ulteriore passo indietro rispetto allo straordinario percorso sulla trasparenza finanziaria avviato da Benedetto XVI e che aveva dato soddisfazioni internazionali, di fatto ritornando ad un modello che sembrava superato: quello in cui presidenze e direzioni si confondono, in nome di una collaborazione all’interno degli enti vaticani che non funziona fino in fondo quando si tratta di avere una struttura moderna per lo Stato.
La decisione rispecchia, in qualche modo, il percorso di riforma della Curia avviato da Papa Francesco sin da quando è stato eletto. Sono stati istituiti nell’ordine: un Consiglio dei Cardinali, che si riunisce ancora ma che oggi parla più di applicazione della sinodalità che di riforme; due commissioni, per l’Istituto delle Opere di Religione e per la struttura economica amministrativa; un comitato e poi una commissione per la ristrutturazione della comunicazione.
Tutto questo ha contribuito prima a creare una nuova struttura economica per la Santa Sede, portata avanti per tentativi ed errori, mettendo da parte i precedenti cammini di riforme. Ogni cosa è stata messa in discussione. Anche il percorso di rafforzamento delle leggi vaticane ha poi visto diversi aggiustamenti, e, anche in questo caso, passi indietro. Come quando si è deciso che i giudici vaticani potessero essere tutti part time, mentre le riforme, e le richieste internazionali, avevano richiesto che almeno un componente del collegio fosse dedicato completamente alla Santa Sede.
Dopo aver partorito, quasi all’improvviso, una riforma della Curia nel 2022, Papa Francesco ha proceduto in questi ultimi due anni a fare degli aggiustamenti, ad adeguare la riforma alle nuove situazioni, senza preoccuparsi, appunto, di derogare dal percorso che era stato avviato.
Il sito del Vaticano conta, alla pagina Motu Proprio, ben 77 provvedimenti nel corso di 11 anni. Tra questi, anche provvedimenti minimi, nonché la promulgazione degli Statuti di nuovi organismi vaticani. Nell’ultimo anno, questi motu proprio sono stati solamente sette. Ma sono stati significativi.
A gennaio 2024, Papa Francesco ha promulgato un decreto riguardo la promulgazione di provvedimenti normativi nello Stato di Città del Vaticano. Era un provvedimento con cui il Papa ribadiva che tutti i provvedimenti normativi erano pubblicati nel momento in cui erano affissi al Cortile San Damaso, alla porta degli uffici Postali e del Palazzo del Governatorato. Non si doveva, insomma, aspettare che i provvedimenti fossero pubblicati negli Acta Apostolicae Sedis.
Il 28 febbraio, Papa Francesco invece pubblicava la Munus Tribunalis, che modificava la legge propria del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica
. Anche Vatican News aveva definito i cambiamenti come “minimi”, sottolineando che si trattava soprattutto di un adeguamento lessicale a terminologia e linguaggio per armonizzare il linguaggio della “cassazione” vaticana a quello stabilito con la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, ovvero con la riforma generale della Curia.
La riforma rendeva esplicito che la Segnatura avesse giurisdizione esplicita sui “tribunali penali nazionali” che vengono stabiliti da alcune Chiese locali. In molti casi, la modifica dei paragrafi semplicemente rimpiazza la parola “Dicastero” nella legge propria della Segnatura con quella di “istituzione curiale”, ma allo stesso tempo ne aumenta le competenze.
Il termina “dicastero”, prima, includeva vari livelli di dipartimenti curiali, e includeva anche Congregazioni e Pontifici Consigli. Con la Praedicate Evangelium, sono tutti dicasteri, mentre il Papa ha creato varie nuove istituzioni curiali, che ovviamente dovevano essere incluse tra le competenze della Segnatura, come l’ufficio del Revisore Generale, il Consiglio per l’Economia, la Commissione per gli Affari Riservati e anche l’ufficio del Camerlengo.
Il Camerlengo, infatti, presiede una commissione di tre cardinali, tra i quali c’è sempre il presidente del Consiglio per l’Economia, ma non ha più a fianco a sé la Camera Apostolica, scomparsa nella riforma di Papa Francesco.
Quindi, la riforma definisce anche chi può essere membro della Segnatura Apostolica. Con la legge del 2008, membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica erano “un gruppo di cardinali e vescovi nominati dal Papa”, e anche “alcuni chierici di buona reputazione, dottori di legge canonica e dotati di eccezionale conoscenza canonica”. Con la riforma, la parola chierici è stata sostituita con la parola “presbiteri”, e dunque è stata ristretta la possibilità di essere membri ai sli sacerdoti e vescovi, escludendo i dialoghi. È così anche nella Praedicate Evangelium, ma questo cambiamento non è stato effettivamente spiegato.
Vero che Benedetto XVI aveva fatto rendere chiaro, con la Omnium in Mentem che un diacono, seppur ordinato, non agiva in persona Christi. È vero anche che però il cambiamento di terminologia non può essere considerato una mera armonizzazione, anzi, piuttosto una restrizione, che tra l’altro va contro l’idea di sinodalità portata avanti da Papa Francesco, ma rispecchia molto una prassi.
Il 27 marzo 2024, appena un mese dopo, Papa Francesco pubblica un altro motu proprio con modifiche alla Legge dell’Ordinamento Giudiziario, le disposizioni per la dignità professionale e il Trattamento Economico dei Magistrati ordinari del Tribunale, dell’ufficio del Promotore di Giustizia e il Regolamento Generale del Fondo Pensioni.
Si tratta di un provvedimento con tre gruppi di norme. Si va a toccare la disciplina sulla cessazione dell’ufficio del magistrato, tra l’altro andando ad emendare per la terza volta la legge sull’Ordinamento Giudiziario vaticano. Quindi, un secondo gruppo di norme, riguardo i possibili risarcimenti e compensazioni in caso di cattiva gestione del processo. E infine un terzo gruppo di norme, riguardo il trattamento economico dei magistrati, che va a migliorare del tutto la condizione dei magistrati.
Il trattamento economico dei magistrati era già stato oggetto di un provvedimento arrivato alla vigilia della sentenza del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che in pratica inquadrava i magistrati, seppur part time, tra i quadri dello Stato.
Sono chiarificazioni di procedure, ma ci sono anche questioni spinose. Come la possibilità di nominare un “presidente aggiunto” al processo con funzioni vicarie, per “assicurare la ragionevole durata del processo”, con un provvedimento che di fatto rischiava anche di andare a delegittimare il presidente del tribunale.
Per la questione della retribuzione, veniva anche cambiato il Regolamento Generale del Fondo Pensioni. Ed è questo un tema tutto da comprendere. Papa Francesco ha nominato recentemente un amministratore unico del Fondo Pensioni, nella persona del Cardinale Kevin J. Farrell, ma allo stesso tempo il trattamento pensionistico viene esteso anche a quanti prestano servizio per poco tempo in Vaticano, o lo fanno solo part time. C’è davvero crisi nel Fondo Pensioni oppure si stanno cercando provvedimenti per superare il rosso degli altri compartimenti finanziari vaticani, di fatto attingendo dallo stesso fondo pensioni?
Infine, c’è stato un motu proprio che non riguarda la Curia romana, ma la diocesi di Roma. Con La vera bellezza, dell’1 ottobre 2024, Papa Francesco è intervenuto nella struttura della diocesi di Roma, abolendo di fatto il settore Centro.
Una decisione giustificata come una risposta pastorale alla divisione tra centro storico e periferie. Il centro storico viene “integrato” nelle dinamiche delle periferie, per – si spiega nel motu proprio -
favorire una maggiore unità nella gestione pastorale e a rendere il centro storico più accessibile a tutti i fedeli della Diocesi, non solo dunque a pellegrini e turisti.
È stato l’ultimo colpo ad una diocesi di Roma che in quest’ultimo anno ha visto allontanarsi tre ausiliari, sostituiti in alcuni casi non con altri ausiliari ma con vicari episcopali, e che il Papa ha già profondamente riformato nella struttura.
Così, anche la diocesi del Papa diventa parte di una riforma generale che, di fatto, smantellato le vecchie strutture. Per quanto riguarda le nuove strutture, però, si procede per tentativi ed errori. Con passi avanti ed altri indietro. Così funziona la riforma di Papa Francesco.
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