Città del Vaticano , 24 December, 2024 / 10:00 AM
Oggi si apre il Giubileo. Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo parlato con il Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziare Maggiore Emerito della Chiesa Cattolica.
Eminenza, siamo di fronte ad un nuovo Giubileo, il Giubileo ordinario del 2025. Che senso ha, oggi, nella post-modernità, celebrare ancora un evento la cui istituzione risale al medioevo?
Il Giubileo non avrebbe senso se non fosse celebrato in memoria del più grande evento della storia: l’irruzione di Dio nel mondo, l’Incarnazione del Verbo, il Natale. Il Giubileo, ogni Giubileo ordinario, indipendentemente dalle epoche storiche e dalle circostanze in cui viene indetto, ha sempre come scopo il rinnovamento dell’intero popolo di Dio, per la radicale conversione di ciascuno e, quindi, per una più efficace missione, verso chi non ha ancora conosciuto l’amore di Dio. Se è vero che l’indizione del primo Giubileo della storia risale a Papa Bonifacio VIII nel 1300, è altrettanto vero che il Giubileo recupera e, in un certo senso, conferisce nuovo significato, ad un’antichissima prassi documentata già nell’Antico Testamento, che, nella storia del popolo eletto, vedeva l’evento giubilare come occasione di rinnovamento e di liberazione, anche con una esplicita valenza sociale.
Lei è stato il Penitenziere Maggiore della Chiesa cattolica, in certo senso potremmo dire il “custode del perdono”; Il custode di quella misericordia tanto cara a Papa Francesco. È davvero in crisi il sacramento della Confessione?
Certamente il Sacramento della Riconciliazione è semplicemente inconcepibile, come del resto gli altri sacramenti, se non c’è fede in Dio, se non si crede che Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo, che ha agito con gesti e parole e che, tali gesti e parole, oggi, sono ripresentati sacramentalmente, cioè realmente ed efficacemente, dal Corpo di Cristo che è la Chiesa. La fede in Dio, in Cristo suo Figlio e nella Chiesa sono il presupposto minimo e necessario per credere nella forza della grazia, che ci raggiunge attraverso i sacramenti. Poi è vero, ed i sacerdoti ne sono perfettamente consapevoli, che in molte circostanze, soprattutto nelle regioni di più antica evangelizzazione, ci si accosta ai sacramenti talora anche per ragioni culturali, abitudinarie, che non vanno affatto sminuite, ma anzi devono essere colte come occasione di evangelizzazione, per passare dal naturale senso religioso alla soprannaturale fede. Il Sacramento della riconciliazione, tra tutti, è quello che più drammaticamente esige la fede. Infatti, se è un bisogno universale il liberarsi dal senso di colpa derivante dal male commesso, non è da confondere con il senso del peccato, che sussiste solo se si ha chiaro che con un determinato pensiero, parola, opera o omissione, si è compiuta una offesa a Dio, cioè non ci si è comportati da figli, liberi e fedeli. Nel mondo giovanile, forse grazie anche alla fedele dedizione di molti Sacerdoti capaci, c’è una ripresa della confessione, soprattutto se abbinata al rapporto di accompagnamento spirituale, quindi ad uno strutturato cammino di accompagnamento e crescita nella fede.
Come disporsi al Giubileo? Quali sono gli atteggiamenti e gli atti necessari per attraversare con frutto la Porta Santa?
I vari simboli del giubileo concorrono tutti ad un unico scopo: convertire a Cristo. Il pellegrinaggio è segno del cammino della vita, che non è un vagare casuale e senza meta, ma un viaggio unico ed irripetibile, verso una meta ben precisa: la felicità personale, la beatitudine - direbbe san Tommaso - che coincide con la comunione piena con Dio. La porta rappresenta Cristo stesso: “Io sono la porta” (Gv 10, 9) ha detto Gesù, nel discorso sul buon Pastore; attraversare la Porta Santa significa ri-immergersi simbolicamente in Cristo, ravvivando la grazia Sacramentale dell’immersione del santo battesimo e ribadendo il nostro si a Lui, il si della intera nostra esistenza al Signore della Vita. Questi due gesti, il pellegrinaggio che culmina con il passaggio della Porta Santa, tipici di ogni giubileo, devono essere preparati ed accompagnati da un abbondante ascolto della Parola di Dio, da sinceri atteggiamenti penitenziali, da una buona confessione, dal fermo proposito attuale di non commettere i medesimi peccati e da un distacco interiore da ogni “affezione” al male, che può abitare nel cuore dell’uomo. É un grande cammino comunitario di preghiera e di rinnovamento, per ribadire a noi stessi, ai fratelli e a Dio il nostro “eccomi”, come Maria Santissima.
Quindi il giubileo riguarda solo i cattolici? Gli altri ne sono esclusi?
Nessuno è escluso dalla possibilità di entrare in contatto con la grazia e con la divina misericordia, ce lo ha ricordato in modo luminoso il Concilio Vaticano II, che, nella Costituzione dogmatica Gaudium et Spes, afferma esplicitamente «Poiché Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è realmente una sola, quella divina, dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo, nel modo che Dio conosce [modo Deo cognito], offra a tutti la possibilità [cunctis possibilitatem offerre] di essere associati al mistero pasquale» (GS 22).
Accanto al “modo Deo cognito”, tuttavia, c’è anche il “modo rivelato” da Dio stresso in Gesù Cristo, per tutti gli uomini. Il giubileo, con i suoi gesti, con i sacramenti ed i sacramentali, è per coloro che hanno incontrato Gesù: il “modo rivelato” della salvezza, la salvezza in persona, perché il Salvatore, l’unica via sicura di salvezza. La grazia giubilare, che - ricordiamolo - è la remissione di tutte le pene dovute per i peccati, può essere ottenuta alle consuete condizioni che ho prima citato, che, necessariamente, possono essere assolte da chi è cattolico.
Cosa si intende esattamente per “distacco interiore da ogni affezione al male?
Per ottenere l’indulgenza, che è un bene spirituale, attinto liberamente dalla sapienza della Chiesa, dall’oceano della Divina Misericordia, oltre alle condizioni consuete (essere confessati, comunicati, pregare il Credo, pregare per esempio con un Pater, Ave, Gloria secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, e compiere una delle buone opere suggerite dalla Chiesa ed appositamente “indulgenziate”) è necessario decidersi a rompere con il peccato, cioè ad escludere dalla propria vita l’intenzione positiva e deliberata di peccare e, con essa, l’affezione, cioè l’attaccamento, l’abitudine al peccato, che spesso diventa vero e proprio vizio. Certamente per essere validamente assolti, cioè perché la nostra umile ammissione dei peccati sia vera e sincera, è sufficiente il proposito attuale, cioè nel momento della confessione stessa, di non peccare più, perché nessuno potrebbe impegnare se stesso per il futuro, men che meno nessuno potrebbe promettere di non peccare più. Il proposito della volontà non è una promessa, altrimenti saremmo mentitori. Tuttavia, il distacco interiore dal peccato, deciso dalla libertà e perseguito fermamente dalla volontà, è necessario, perché la nostra domanda di indulgenza trovi risposta. Ci conforti sempre la certezza della davvero infinita misericordia divina!
Nelle settimane scorse ci sono state alcune polemiche giornalistiche circa la mascotte del Giubileo “Luce” ed il suo disegnatore e, poi, per la comparsa, sul sito del Dicastero per l’Evangelizzazione, nel calendario degli eventi, della data di passaggio della Porta Santa di una associazione lgtbq+. Cosa pensa di queste iniziative e delle polemiche che ne sono sorte?
Sono, appunto, polemiche. Non conosco le dinamiche che hanno portato a quelle scelte, e non so nemmeno se un evento come il giubileo avesse bisogno di una “mascotte”, non essendo in alcun caso paragonabile ad una evento sportivo o comunque mondano. A mio avviso, poi, ho già risposto alla seconda parte della domanda. La Chiesa é Madre e non chiude le porte a nessuno: chiunque può attraversare la Porta Santa. Tutt’altra questione è l’effetto spirituale che quel “passaggio” può avere nell’anima della persona e ancora differente è l’ottenimento dell’indulgenza, le cui condizioni non cambiano per chiunque decida, come singolo o in associazione, di vivere il giubileo. Condizioni oggettive e pubbliche di peccato, dalle quali non si nono prese oggettive e pubbliche distanze, non permettono all’anima di ottenere alcuna indulgenza. Ciascuno in coscienza sa bene se segue e vive secondo la volontà di Dio, e la coscienza, se formata ed informata, se non deviata ed ascoltata, non mente mai.
Com’è la vita di un Penitenziere Maggiore emerito? E cosa si augura per questo giubileo 2025?
La mia vita, da quando sono andato in pensione da Penitenziere Maggiore, è straordinariamente, e per certi versi sorprendentemente, intensa. Tra udienze, predicazione di corsi di esercizi spirituali e ritiri per varie categorie di persone, presidenza di Convegni e Celebrazioni, presidenza della Fondazione Pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”, tempo dedicato al lungo all’ascolto delle confessioni sacramentali – ministero al quale sono legatissimo, come pure all’accompagnamento delle anime non c’è certamente il tempo di annoiarsi, anzi, non di rado si è costretti ad operare una cernita tra gli inviti, perché sarebbe impossibile accontentare tutti. Certamente è un vita “più monastica”, con maggior tempo da dedicare al silenzio, alla preghiera, alla meditazione, alle buone letture, all’amore di una vita: Gesù Cristo Signore! Spero di cuore che il giubileo possa costituire un profondo rinnovamento costruttivo della Chiesa e, in essa, della fede; penso anche alla provvidenziale coincidenza con il 1700mo anniversario del Concilio di Nicea del 325. Riscoprire la bellezza e la freschezza della fede cattolica, è quanto mai urgente e sarebbe la migliore preparazione al prossimo Giubileo della Redenzione, quello del 2033.
Le Migliori Notizie Cattoliche - direttamente nella vostra casella di posta elettronica
Iscrivetevi alla newsletter gratuita di ACI Stampa.
La nostra missione è la verità. Unisciti a noi!
La vostra donazione mensile aiuterà il nostro team a continuare a riportare la verità, con correttezza, integrità e fedeltà a Gesù Cristo e alla sua Chiesa.
Donazione a CNA