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Un servizio di EWTN News

Crisi in Terrasanta, Abu Mazen torna in Vaticano per parlare di Gaza. No al terrorismo, sì alla soluzione dei due Stati

Papa Francesco con il presidente della Palestina Abu Mazen, Palazzo Apostolico Vaticano, 12 dicembre 2024

Dieci anni dopo la preghiera per la pace nei Giardini Vaticani insieme all’allora presidente israeliano Shimon Peres, e alla presenza del Patriarca Bartolomeo, il presidente della Palestina Mahmoud Abbas, conosciuto con il nome di battaglia di Abu Mazen, torna per la quinta volta in Vaticano alla soglia dei 90 anni, per parlare con Papa Francesco della crisi a Gaza. Trenta minuti di colloquio privato, seguiti da un bilaterale in Segreteria di Stato, con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano dei Rapporti con gli Stati. La situazione di Gaza, la soluzione diplomatica al conflitto, il no al terrorismo e l'auspicio per il ritorno di pellegrini in Terrasanta sono stati al centro dei colloqui. 

"Nel corso dei cordiali colloqui in Segreteria di Stato - si legge in un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede - si è fatto riferimento alle buone relazioni bilaterali, sottolineando l’importante contribuito della Chiesa cattolica nella società palestinese, anche nel soccorrere la gravissima situazione umanitaria a Gaza, dove ci si auspica che quanto prima vi sia il cessate il fuoco e la liberazione di tutti gli ostaggi".

Inoltre, "nel ribadire la condanna ad ogni forma di terrorismo, si è sottolineata l’importanza di raggiungere la soluzione per i due Stati solo attraverso il dialogo e la diplomazia, assicurando che Gerusalemme, protetta da uno statuto speciale, possa essere un luogo d’incontro e amicizia tra le tre grandi religioni monoteiste. Infine, si è espresso l’auspicio che il Giubileo del 2025 possa portare il ritorno dei pellegrini in Terra Santa, tanto desiderosa di pace".

Molto è successo in questi dieci anni che sono passati dalla preghiera nei Giardini Vaticani. Anni in cui Abu Mazen è stato in visita dal Papa quattro volte. Lo stato di Palestina è stato riconosciuto dalla Santa Sede, è stata aperta una ambasciata presso la Santa Sede, e dalla Palestina più e più volte si è lanciata l’idea di una conferenza internazionale sullo status di Gerusalemme e si sono levate proteste contro il comportamento di Israele. La Santa Sede ha operato secondo il principio classico della equivicinanza, mantenendo i rapporti cordiali con lo Stato di Israele, difendendone il diritto all’esistenza, ma anche mettendo in luce le diverse criticità che si trovano nella Striscia di Gaza e in alcune situazioni interne.

Non è una situazione semplice. La situazione di Gaza, con un conflitto iniziato come reazione allo scioccante attacco del 7 ottobre 2023 contro Israele da parte di Hamas, è stata al centro di tutti gli ultimi colloqui bilaterali, messa in evidenza in maniera chiara nei comunicati finali degli incontri di Papa Francesco con la presidente slovena Pirc Musar il 5 dicembre,  e il presidente slovacco Peter Pellegrini il 9 dicembre.  

 

La posizione della Santa Sede è semplice: totale sostegno ad Israele e al suo diritto all’esistenza, ma sostegno anche alla stremata popolazione di Gaza.

Abu Mazen, da parte sua, era andato in Vaticano facendo sapere di sostenere anche il piano di pace proposto dall’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert, che il 17 ottobre era andato in Vaticano con tre ex ministri degli Esteri palestinesi proponendo un piano di pace che prevede un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi israeliani ancora prigionieri di Hamas con contestuale rilascio di un numero concordato di detenuti palestinesi nelle carceri israeliani, ma anche una possibile annessione da parte di Israele di una porzione di territorio pari al 4 per cento della Cisgiordania e della Palestina in cambio di un territorio di pari dimensioni da dare alla Palestina, il ritiro dei militari israeliani da Gaza e l’impegno della Palestina ad essere stato non militarizzato, se non per la polizia interna. Il tutto sarebbe garantito da un Consiglio di Commissari, mentre a Gaza ci dovrebbe essere una Temporary Arab Security Presence per la transizione.

È questo il piano di pace che potrebbe essere sostenuto da tutte le parti in causa? Mahmoud Abbas aveva fatto sapere in una intervista ad avvenire di sostenerlo, ma non si sa se ne abbia parlato nei dettagli con il Papa o in Segreteria di Stato.

Come al solito, Papa Francesco ha donato la fusione in bronzo di un fiore che nasce con la scritta “La pace è un fiore fragile”, i volumi del pontificato, il messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace. Abu Mazen ha donato un quadro raffigurante il Papa con lui e una icona di San Porfirio, patrono di Gaza, dono del Patriarca Teofilo.

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