Assisi, 03 December, 2024 / 12:30 AM
La Giornata internazionale delle persone con disabilità, che si celebra il 3 dicembre, è stata
proclamata nel 1981 con lo scopo di promuovere i diritti e il benessere dei disabili. Dopo decenni di
lavoro delle Nazioni Unite, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, adottata nel 2006,
ha ulteriormente promosso i diritti e il benessere delle persone con disabilità, ribadendo il principio
di uguaglianza e la necessità di garantire loro la piena ed effettiva partecipazione alla sfera politica,
sociale, economica e culturale della società.
La Convenzione invita gli Stati ad adottare le misure necessarie per identificare ed eliminare tutti
quegli ostacoli che limitano il rispetto di questi diritti imprescindibili. La Convenzione (Articolo 9,
accessibilità) si focalizza sulla necessità di condizioni che consentano alle persone con disabilità di
vivere in modo indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita e dello
sviluppo.
All’avv. Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, abbiamo chiesto di
raccontare l’importanza di questa giornata: “E’ importante per richiamare l’attenzione sui diritti
delle persone con disabilità e per ricordarci che il cammino è ancora lungo e non dobbiamo
arrestarci”.
Nello scorso ottobre al Castello di Solfagnano, in Umbria, si è svolto il ‘G7 Inclusione e
Disabilità, con la sottoscrizione di una ‘Carta’. Questa ‘Carta di Solfagnano’ può segnare un passo avanti per l’inclusione delle persone con disabilità?
“Segna l’inizio di un processo. L’impegno dei Paesi del G7 su alcune priorità aprono la strada a
delle politiche concrete per le persone con disabilità. Siamo chiamati a ripensare i nostri edifici,
strade, trasporti, telecomunicazioni, Web, scuole e ospedali con un approccio nuovo, che è quello
dei diritti umani e della progettazione universale. Ma il G7 di Assisi e Solfagnano ci ha lasciato
soprattutto un metodo per affrontare il tema dell’inclusione, che è quello del coinvolgimento delle
persone con disabilità e delle loro organizzazioni rappresentative in tutti i processi decisionale e a
ogni livello”.
In quale modo è possibile l’inclusione?
“L’inclusione è una bellissima tessitura che si compone intrecciando i fili disgiunti in movimenti
verticali e orizzontali. Anche se, fondamentalmente, la ‘Carta di Solfagnano’ e la politica delle
istituzioni non saranno sufficienti per riportare le persone con disabilità al centro della vita, ma
occorrerà l’impegno di ciascuno di noi in un movimento orizzontale capace di coinvolgere i singoli,
le associazioni in continuo dialogo con la politica. Dobbiamo maturare la consapevolezza che
ciascuno di noi può fare la differenza”.
E’ possibile garantire una vita autonoma ed indipendente?
“E’ certamente possibile, ma solo se non confonderemo l’autonomia con l’assenza dell’altro.
Nessuno di noi può essere libero di vivere una vita piena in solitudine. E’ all'interno di una
relazione, che può essere di tipo affettivo, di aiuto, di amicizia, che possono svilupparsi quelle
opportunità che colmano il limite della disabilità. Dobbiamo essere pronti a stare alla necessità del
bene delle persone che abbiamo accanto. E’ questa disposizione d’animo che apre la porta alla
libertà di vivere delle persone che entrano in relazione con noi”.
Come è possibile cambiare il nostro sguardo verso la persona disabile?
“E’ possibile solo attraverso un riconoscimento: il valore incommensurabile della vita e la dignità
unica e senza limiti di ogni persona. Siamo chiamati non tanto a vedere le persone che incrociamo
nella nostra vita, ma a riconoscerle”.
‘Insieme, possiamo costruire un mondo dove la dignità di ogni persona sia pienamente
riconosciuta e rispettata’, ha affermato papa Francesco ai ministri del G7: siamo pronti?
“La dignità ed il valore della vita umana sono l’architrave della ‘Carta di Solfagnano’ e della
Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ma c’è bisogno dell’impegno di tutti e di
un lavoro integrato e multisettoriale per dare concretezza alla parola dignità. Anche se facciamo
fatica a recuperare questa dimensione del vivere e del collaborare insieme: oggi tendiamo sempre di più a chiuderci in noi stessi e in un marcato individualismo. Le persone con disabilità possono
insegnarci a ritrovare il gusto della relazione e della fiducia per l’altro che non è mai una minaccia,
ma la porta che ci apre a un mondo giusto”.
Quale è la mission dell’Istituto Serafico?
“Da oltre 150 anni la nostra missione non è cambiata e consiste nel rendere piena la vita di persone
con disabilità grave. Quando una una finestra si è chiusa sulla vita, a causa della disabilità, noi siamo pronti a spalancarne tante altre”.
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