Città del Vaticano , 22 February, 2016 / 9:24 AM
22 febbraio, Cattedra di San Pietro. E Papa Francesco ha scelto questa data per la celebrazione del Giubileo della Misericordia. Prima della Messa solenne, meditazione del gesuita Marco Rupnik, alla presenza del Pontefice nell’Aula Nervi, sul tema della misericordia nel quotidiano.
“Dentro il cristiano - ha esordito Padre Rupnik - vive la Chiesa. Dio è l’unico che può coprire distanza che separa il peccatore dal Dio vivente. Da solo l’uomo non può varcare questa distanza, questo può succedere solo con la misericordia. La misericordia è come la comunione. La misericordia è il nome di Dio. L’uomo non può inventarla. quando l’uomo si sforza di fare la comunione prima o poi si stanca perché si realizza in modo pasquale. L’uomo è luogo della rivelazione della misericordia. L’esistenza di Dio è nel modo di essere: l’esistenza di Dio è inclusiva, coinvolgente e l’uomo così vive come una rivelazione”.
“Per portare frutto - ha aggiunto il predicatore - si deve rimanere in Cristo. Solo il vignaiolo che è Dio sa come potare e purificare il vitigno. Il frutto non è il grappolo ma il vino, vignaiolo sa come tagliare per far si che i grappoli portino il miglior vino. Mai fermarsi alla prima tappa della vita, serve il passaggio del frantoio per il mosto e per il vino. L’amore deve maturare in modo pasquale”.
“Se l’umanità non viene attraversata dalla vita divina finisce nella tomba. Se passa questa vita divina l’uomo potrà portare frutto che rimane. Per vedere questa divina umanità si pensi alle nozze di Cana e alle sei giare di pietra: la legge decaduta e una religione moralistica. Quando Maria dice che non c’è più vino, vuol dire che manca il senso della vita. Con Cristo ecco la nuova alleanza fondata sull’amore filiale. Dal costato di Cristo viene generata l’umanità nuova. Chi accoglie Cristo avrà il potere di diventare figlio di Dio. La religione decade quando è insieme di dottrine che uomo deve fare per conquistare uno status, un premio. E da questo Cristo è venuto a salvarci. Il rapporto con Dio è gratuito. Non possiamo pensare a conquiste e meriti, così la fede decade in un semplice impegno di pratica religiosa e questo stanca e logora. Così si rivela solo se stessi e non si accolgono gli altri”.
“La nostra fede - ha concluso Padre Rupnik - è accoglienza di una vita. Noi dobbiamo dimostrare al mondo cosa dio ha fatto di noi. Ogni curia rischia tentazione di acquisire carattere paraimperiale, una tentazione tremenda perché mette nel cuore la struttura, l’individuo… Individuo è in funzione di… Perciò si apre la tentazione di importare ogni patologia del mondo. La perfezione della Chiesa è nella organizzazione: cioè che la Chiesa può portare nel mondo una trasfigurazione della società perché organizza la vita nel modo della sinergia trinitaria, Serve un modo di gestire inclusivo, affinché suscitiamo l’appetito per una vita di comunione. Dietro una Chiesa brava non si incamminerà nessuno, dietro una chiesa bella il mondo vorrà incamminarsi. Così l’uomo è luogo della Chiesa, della comunione e della misericordia. Se emerge questo, tutto cambierà. Più saremo provati e più saremo misericordiosi”.
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