Roma, 18 November, 2024 / 4:00 PM
18 novembre, memoria della Dedicazione delle due principali basiliche romane: San Pietro e San Paolo, i due “custodi” di Roma, della Chiesa. E saranno proprio queste due basiliche ad essere al centro dell’imminente Giubileo che ormai è alle porte. Mancano ormai pochi giorni e la monumentale Porta del Giubileo in San Pietro sarà aperta ai pellegrini “di speranza”. Tutto è ormia pronto. Ma oltre ad essere due polmoni importantissimi della Cristianità, le due basiliche possono essere considerate due capolavori dell’arte di tutti i tempi. L’una in pieno centro della Capitale (San Pietro); l’altra, collocata nel quartiere Ostiense che, in fin dei conti, tanto lontano dal centro non è. Sia di San Paolo che di San Pietro, subito, al pellegrino non possono che rimanere in mente le facciate: sublimi nella loro bellezza. Per San Pietro il caldo abbraccio del colonnato prima; per San Paolo il dorato mosaico che si erge tra alcune plame poste nel quadriportico antistante all’entrata principale.
Ma prima della basilica di San Pietro che conosciamo oggi, troviamo quella primitiva basilica che fu eretta intorno al 320 dall’imperatore Costantino, nel luogo dove, secondo la tradizione, era stato sepolto l’Apostolo Pietro, appunto. E’ dalla metà del XV secolo che ebbe inizio quel lungo processo che, in circa duecento anni, interessò l’intera area della basilica. Quel processo ha il nome di “Fabbrica di San Pietro”: un alternarsi di maneggiamenti architettonici e artistici che vide impegnati artisti del calibro di Bramante, Michelangelo e Bernini (solo per fare alcuni nomi).
Certamente, quasi a presentazione dei mirabili tesori della basilica, ci pensa l’imponente facciata seicentesca di Carlo Maderno: dimensioni che ci parlano della stessa grandezza sia del cattolico tempio stesso, sia della Chiesa intesa come istituzione voluta da Cristo. Una facciata lunga ben 115 metri e preceduta dalla scalinata a tre ripiani: e poi ci sono le eleganti lesene e colonne corinzie. Punto focale di tutto la loggia centrale, detta Loggia delle Benedizioni. Ma sopra tutto, si erge, imponente ed elegante, la famosa cupola progettata da Michelangelo (ma completata da Della Porta e Fontana nel 1588-89). Dentro la basilica, tesori d’arte d’inestimabile valore: primo fra tutti, la Pietà di Michelangelo (1498-99): il Cristo in braccio alla Madre, dopo la Deposizione, ancora commuove. Non ha tempo. Al centro della basilica, sopra l’altare centrale, detto “papale”, svetta il Baldacchino (da poco riportato all’originaria bellezza) costruito in bronzo e progettato dal Bernini, commissionato da Urbano VIII Barberini: le quattro colonne, gigantesche, tortili, sembrano toccare il Paradiso dei Santi. Arriviamo all’abside: lì, la Cattedra di San Pietro. La grande custodia è in bronzo dorato, alta 7 metri, sorretta da statue bronzee raffiguranti i Dottori della Chiesa greca e latina. Al di sopra, un tripudio di angeli e putti: una Gloria finemente barocca che ci parla dello Spirito Santo, fra nuvole e una raggiera di raggi color oro. Tra i monumenti più importanti vi è la tomba di Pio VII nella cappella Clementina, opera di Bertel Thordvaldsen; la tomba in bronzo dorato di Innocenzo VIII, realizzata dal Pollaiolo (1498); il monumento a Urbano VIII del Bernini. Questi annoverati, sono solamente alcuni dei capolavori presenti nella basilica papale vaticana, vero gioello dell’arte universale.
Altro tesoro, forziere d’arte e di fede è la basilica di San Paolo fuori le Mura: la chiesa sorge sul luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto l’Apostolo Paolo. Nel 324, Papa Silvestro I la consacrò come basilica romana: il tempio cristiano fu voluto da Costantino. Nel 385, si iniziò la ricostruzione in forme più ampie: nel 395, l’ultimazione, sotto l’Imperatore Onorio. La basilica come la vediamo oggi si deve però a Pasquale Belli che, in collaborazione con altri architetti, la ricostruì tra il 1825 e il 1854, dopo il devastante incendio del 1823.
Sicuramente, uno degli elementi che risaltano di più al pellegrino è la splendida facciata decorata nella fascia superiore da mosaici ottocenteschi, opera di Luigi Poletti. Poletti è anche autore sia del campanile sia del pronao sul lato settentrionale. Altra monumetale presenza, il grande quadriportico, disegnato alla fine del XIX secolo da Virginio Vespignani. Al centro di questo, l’imponente statua di San Paolo, opera di Giuseppe Obici.
Anche l’interno è un colpo d’occhio scenografico: cinque navate con ottanta colonne monolitiche di granito. La navata centrale presenta, sopra, alcuni mosaici: sono i ritratti dei successori di San Pietro. E poi, ci sono gli affreschi con le storie della vita di San Paolo. L’altare centrale è sormontato dal celebre ciborio gotico di Arnolfo di Cambio (1285). Poi abbiamo il grande candelabro per il cero pasquale, opera in marmo di Nicola D’Angelo e Pietro Vassalletto nel 1170. Sotto, la tomba dell’Apostolo Paolo di Tarso. L’abside ospita un maestoso mosaico, voluto da Innocenzo III (1198-1216) e terminato al tempo di Onorio III. Nel chiostro sono conservati numerosi frammenti architettonici, provenienti dall’antica basilica, e reperti archeologici dal vicino sepolcreto ostiense.
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