Roma, 15 November, 2024 / 6:00 PM
Le Donne eccellenti sono quelle signore e signorine, non più in verde età, che passano le giornate
a fare lavori poco impegnativi come segretarie, correttrici di indici e di bozze di ponderosi quanto
astrusi volumi di studiosi di ogni genere, insegnanti in scuole private o in piccole e medie
università, mogli di parroci (anglicani, ovviamente) o figlie di parroci e pastori. Tutte, in maggiore o
minore misura, sono dedite alla vita della parrocchie presso la quale risiedono e gravitano in quel
microcosmo in cui si muove una piccola folla di personaggi, spesso banali e prevedibili, a volte
eccentrici e sfuggenti ad ogni classificazione.
E’ il mondo ritratto da Barbara Pym, scrittrice britannica che negli anni Cinquanta e Sessanta fu di grande successo, poi venne sbrigativamente accantonata per poi ritornare in auge negli anni Ottanta, definita una degli autori più sottovalutati della storia recente della letteratura, non solo anglosassone, poi ancora presentata come la Jane Austen del Ventesimo secolo.
Oggi gode di una rinnovata, ristretta ammirazione, ripubblicata in Italia soprattutto grazie alle
edizioni Astoria e capace, in chi la scopre o la rilegge, di creare una sorta di dipendenza, così
come succede proprio con Jane Austen. Ma ci sono davvero delle affinità tra le due scrittrici, un
‘comune sentire’, una radice unica da cui attingere la creatività?
Prima di tutto, occorre raccontare qualcosa della Pym, della sua vita e delle sue opere. E’ nata
a Oswestry , nello Shropshire , nel 1913. Studia privatamente presso lo Huyton College, vicino
a Liverpool e in seguito al St Hilda College di Oxford dove si laurea in Lingua e Letteratura
Inglese.
Durante la Seconda Guerra Mondiale presta servizio nel Women';s Royal Naval Service, la sezione femminile della Reale Marina britannica. Non si sposa, ma si impegna in una serie di importanti
relazioni sentimentali. Ad un certo punto decide di ritirarsi a vivere con la sorella minore Hilary nel
Barne Cottage di Finstock, nell'Oxfordshire; entrambe le sorelle svolgono un ruolo molto attivo nelle iniziative sociali del villaggio.
Sono attualmente sepolte nel cimitero presso la chiesa di Finstock: Barbara muore di cancro al seno nel 1980, Hilary le sopravvive sino al 2005, continuando a diffonderne la memoria e il lavoro, e fondando nel 1993 la "Barbara Pym Society".
I romanzi scritti dalla Pym vengono pubblicati tra il 1950 e il 1961 con successo; seguono poi
quindici anni durante i quali i suoi lavori vengono invece totalmente ignorati.
La riscoperta dell'autrice, che si trasformò in vera e propria rivalutazione solo parecchi anni dopo la
sua morte, inizia nel 1977: in un articolo pubblicato sul "Times Literary Supplement" due critici di fama - Lord David Cecil e Philip Larkin - la definiscono "la scrittrice più sottovalutata del secolo".
Il romanzo con il quale Barbara Pym tornò sul mercato proprio nel 1977, Quartetto in autunno,
ricevette una nomination per il Booker Prize. Anche The Sweet Dove Died, in precedenza rifiutato
più volte, viene finalmente pubblicato con grande favore da parte della critica.
Gli ultimi romanzi, benché scritti tra gli anni Trenta e gli anni Settanta, escono postumi.
Perché il suo nome è stato ripetutamente accostato a quello della Austen? Ci sono convergenze
significative: entrambe conoscono bene gli ambienti legati alla Chiesa anglicana, e sono molto
attente alla quotidianità, ai piccoli gesti e alle consuetudini quotidiane, con dialoghi spesso
profondamente ironici e costruiti ad arte, con una marcata importanza data alle attività sociali che
ruotano intorno alla Chiesa. La Pym è molto attratta dal cattolicesimo e spesso nei suoi romanzi ci
sono personaggi che lasciano l’anglicanesimo e diventano cattolici, e in particolare c’è viva
attenzione alla questione degli anglocattolici, ossia fedeli o anche religiosi che pur continuando ad
aderire alla Chiesa alta anglicana, però seguono riti, preghiere, devozione nelle chiese e nei circoli
cattolici. In quello che forse possiamo considerare il suo romanzo pù riuscito, le famose “Donne
eccellenti”, il tema affiora continuamente. Sono memorabili le scene in cui la protagonista, tipica
“donna eccellente”, zitella intelligente e, a dispetto dell’aspetto poco appariscente e dimesso, capace di esercitare un fascino duraturo, se ne va in giro per Londra con una biografia del grande cardinale John Henry Newman nella borsa della spesa, insieme alla verdura e alle uova. O quando medita su quanto le chiese cattoliche abbiano il poetere di diffondere un senso mistico che accarezza e solleva le anime più affaticate o rattristate.
Per alcuni anni l'autrice aveva lavorato presso l’International African Institute di Londra e
collaborato alla rivista "Africa", sviluppando conoscenze antropologiche che poi si sarebbero
riversate in alcune delle sue storie. Anche in questo caso amabilmente bersagli della sua ironia
molto british e indubbiamente efficace.
Si tratta, in sostanza, di un’autrice dalla scrittura affilata e penetrante, pur essendo agile, leggera
e abilmente descrittiva. I suoi sono romanzi che rasserenano e consolano, pur non essendo
melensi e rassegnati al lieto fine; sono dolceamari, come la vita stessa e anche se il mondo
descritto dalla Pym non esiste più, e ovviamente non esiste la società vividamente descritta da
Austen, ma esistono i sentimenti, le debolezze, le infelicità e le piccole gioie della vita di tutti noi.
Donne eccellenti, Barbara Pym, edizioni Astoria
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