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Un servizio di EWTN News

Diplomazia pontificia, la questione ucraina: Gallagher a Montreal, Shevchuk in Francia

Sua Beatitudine Shevchuk e il presidente Macron Macron al'Eliseo, 28 ottobre 2024

Mentre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, era a Montreal per partecipare ad un incontro dei ministri degli Esteri sulla formula della pace in Ucraina con particolare attenzione al tema della restituzione dei prigionieri, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, era in Francia, dove, invitato dalla Conferenza Episcopale Francese, ha tenuto incontri pastorali e personali insieme a incontri di alto livello diplomatico.

E così, la questione Ucraina torna al centro delle attenzioni della Santa Sede, anche se, in fondo, non si può dire che sia mai stata fuori. Il flusso delle notizie, tuttavia, fa perdere di vista degli scenari particolari.

Nel corso della settimana si è tenuto anche il consueto bilaterale periodico tra Italia e Santa Sede, mentre è stato annunciato il prossimo viaggio dell’arcivescovo Gallagher in Camerun per il decimo anniversario della firma dell’accordo quadro. s

                                                           FOCUS UCRAINA

L’arcivescovo Gallagher a Montreal per la Conferenza per la Formula di Pace Ucraina

Si tiene, dal 30 al 31 ottobre a Montreal, in Canada, la Conferenza Ministeriale sulla Dimensione Umana della Formula della Pace Ucraina. La Santa Sede, dopo aver inviato il Cardinale Pietro Parolin alla Conferenza di Pace di Burgenstock, continua il suo impegno di alto livello per la pace in Ucraina partecipando al livello del “ministro degli Esteri”.

La conferenza, infatti, ha convocato i ministri degli Esteri dei Paesi impegnati per la pace in Ucraina co lo scopo di implementare il quarto punto della Formula di Pace “Rilascio di tutti i prigionieri e deportati”. Lo scopo dell’evento era di creare una roadmap di soluzioni pratiche per assicurare tutti i livelli del processo di ritorno per prigionieri e deportati, siano prigionieri di guerra, ostaggi civili, bambini deportati.

Va ricordato che la Santa Sede è particolarmente impegnata nel lavoro di ritorno a casa degli ucraini: la missione di pace del Cardinale Matteo Zuppi ha stabilito un meccanismo di scambio delle liste, e Papa Francesco, all’urbi et orbi di Pasqua, ha chiesto un rilascio di “tutti per tutti”.

Il 31 ottobre, l’arcivescovo Gallagher ha appunto notato nel suo intervento a Montreal che “la Santa Sede è stata soprattutto attiva nella sfera umanitaria, accettando le reiterate richieste delle autorità ucraine”, e così “questa assistenza è diventata l’obiettivo primario della missione del Cardinale Zuppi a Kyiv e Mosca, che ha portato allo stabilimento di una cornice operativa per il rimpatrio dei bambini e un regolare scambio di informazioni tra le due parti”.

Questo scambio di informazioni – ha aggiunto Gallagher – ha “incluso incontri online con la partecipazione dei nunzi apostolici dei due Paesi”. Il “ministro degli Esteri” vaticano nota che comunque “i risultati non hanno rispettato le attese”, forse “perché i casi dati in gestione alla Santa Sede sono più complicati” e tuttavia “il contatto diretto tra le parti, specialmente con la presenza dei due nunzi apostolici, è benefico sta facilitando il dialogo”.

La Santa Sede ha ribadito la richiesta di “nuove liste di bambini” e a sua volta “ha trasmesso migliaia di nomi di prigionieri, richiedendo il loro scambio e rilascio”, supportando “la proposta d stabilire commissioni mediche congiunte per valutare la situazione di “prigionieri con serie condizioni mediche”, e anche “la richiesta delle famiglie dei prigionieri ucraini di diffondere a loro aiuto umanitario”.

La Santa Sede ha anche “richiesto alla parte russa il trasferimento dei soldati ucraini deceduti”, sottolineando come “il nunzio apostolico a Kyiv ha visitato alcuni prigionieri russi in Ucraina, testimoniando le loro buone condizioni”. Una assicurazione del genere da parte russa è stata fatta dall’Ombudswoman della Federazione Russa, ma – lamenta Gallagher – “senza che la Santa Sede avesse possibilità di verificare la loro situazione”.

La Santa Sede, in conclusione, ha chiesto alle parti di “evitare ogni strumentalizzazione delle questioni umanitarie e ribadisce il bisogno di impegno per trovare soluzioni ad urgenti aiuti umanitari, come un percorso di buona volontà verso la pace”.

Sua Beatitudine Shevchuk in Francia, l’incontro con Macron

È stato costellato anche di incontri di alto livello diplomatico, il viaggio che Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha svolto in Francia dal 28 al 6 novembre. Invitato dalla Conferenza Episcopale Francese, Sua Beatitudine ha avuto l’occasione di avere tre incontri diplomatici di altissimo livello: con il presidente francese Emmanuel Macron, con il Ministro dell’Interno Bruno Retailleau, con il ministro dell’Europa e degli Affari Esteri Jean-Noël Barrot.

L’incontro con il presidente francese Macron ha avuto luogo all’Eliseo lo scorso 28 novembre. Shevchuk ha potuto parlare con il presidente francese per 45 minuti, con l’aiuto di un interprete.

L’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina si è detto riconoscente per il sostegno dato dalla Francia all’Ucraina, ha ricordato la recente conferenza di pace di Parigi e le parole dello stesso Macron in favore dell’Ucraina, ha messo in luce come “grazie all’aiuto internazionale e all’aiuto della Francia, in Ucraina, nessuno è morto di freddo e di fame”.

Sua Beatitudine ha tratteggiato il ruolo di una Chiesa che lavora incessantemente a fianco e per proteggere la popolazione, aperta ad una cooperazione umanitaria anche con il governo francese, assicurando che tutti i progetti saranno definiti con la massima trasparenza, lottando contro la corruzione.

Shevchuk ha anche parlato dalla situazione dei bambini, ha chiesto di fare particolare attenzione alla situazione delle scuole in Ucraina e all’educazione secondaria, considerando che “oggi, secondo le statistiche ufficiali, 250 mila bambini ucraini sono analfabeti”.

Guardando invece alla situazione dei rifugiati, Shevchuk ha sottolineato che 65 mila nuovi rifugiati sono venuti in Francia a partire dall’invasione su larga scala della Russia, l’80 per cento dei quali donne e bambini, e che la maggior parte delle donne ha diplomi superiori.

La Chiesa Greco Cattolica Ucraina – ha aggiunto Sua Beatitudine – suggerisce a tutti i rifugiati di integrarsi con le culture con cui vengono in contatto.

Shevchuk ha infine assicurato la resilienza ucraina, ha sottolineato che il popolo ucraino non si arrenderà, e che l’Ucraina vincerà.

Alla domanda di Macron su cosa faccia pensare che l’Ucraina possa vincere, Sua Beatitudine ha detto che lo pensa a causa “della fede e il credo che esistono dei valori e che senza quelli la vita non ha senso”, ricordando la sopravvivenza della Chiesa Greco Cattolica Ucraina in diaspora durante l’era sovietica.

Shevchuk ha anche sottolineato che “oggi la Russia utilizza la Chiesa come un arma” (riferendosi al Patriarcato di Mosca), e che i soldati russi sono inviati dal potere a morire senza dignità.

(La storia continua sotto)

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Macron, da parte sua, ha detto di conoscere tutte le difficoltà e per questo motivo di aver inviato vari aiuti, e ha chiesto come si può rafforzare il morale del popolo ucraino.

Shevchuk ha ricordato le difficoltà che si paleseranno, di nuovo, in questo terzo inverno di guerra, e ha sottolineato che ogni Chiesa in Ucraina è diventato un “hub umanitario”, in una situazione disperata, laddove 14 milioni di ucraini sono stati forzati a lasciare le loro case, e 4,5 milioni di loro si trovano in Europa occidentale.

Il presidente Macron ha anche ribadito il suo impegno per il ritorno a casa dei bambini ucraini, ha ricordato una missione francese a Mosca. Shevchuk ha messo in luce che ci sono altre iniziative, come quella vaticana del Cardinale Zuppi, e ci sono anche liste coordinate di bambini, ma “la Russia, nonostante questo, rifiuta di restituirli”.

Macron ha infine sottolineato che “noi continuiamo a sostenere l’Ucraina”, e a chiesto all’Ucraina di tenere duro e cercare di riprendere il maggior numero di territorio per impegnarsi nelle migliori condizioni nel negoziato, e ha sottolineato che l’Unione Europea si deve preparare a sostener l’Ucraina in maniera indipendente dagli aiuti esterni, come una entità politica condivisa.

Sua Beatitudine Shevchuk in Francia, l’incontro con il ministro dell’Interno

Sempre il 28 ottobre, Sua Beatitudine Shevchuk ha incontrato il ministro dell’Interno francese Bruno Retailleau, un incontro significativo perché le competenze del Ministero dell’Interno francese includono questioni relative ai rifugiati e alla religione.

Dopo aver ringraziato il ministro per il sostegno dato dalla Francia all’Ucraina, le due parti hanno discusso varie questioni umanitarie e le principali sfide legate all’integrazione dei rifugiati ucraini in Francia.

Shevchuk ha informato il ministro sulla presenza della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina in Francia e sulle nuove sfide pastorali legate all’arrivo dei rifugiati ucraini, sottolineando che “la nostra Chiesa fa tutto il possibile affinché gli ucraini partecipino al bene comune e siano socialmente responsabili”.

Il Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina ha espresso la sua volontà di collaborare con il governo francese per una migliore integrazione degli ucraini nella società francese. Con la nuova ondata di rifugiati, il numero di fedeli della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina in Francia ammonta a circa 120 mila persone.

Sua Beatitudine ha sottolineato che i rifugiati arrivati dall’Ucraina “sono un gruppo costituito principalmente da donne con bambini piccoli. Molte di queste donne hanno un’istruzione superiore”.

Si tratta, ha aggiunto il capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, della parte migliore della società ucraina, composta però da una “categoria vulnerabile”, chiedendo alle autorità francesi di “fare tutto il possibile per la loro legalizzazione e per la creazione di condizioni per la loro integrazione”.

Sua Beatitudine ha anche sottolineato la necessità di un accompagnamento pastorale per i rifugiati ucraini in Francia. In questo contesto sono stati discussi i principali bisogni del ministero pastorale della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.

Commentando le basi ideologiche della guerra in Ucraina, Bruno Retailleau ha osservato che “purtroppo, il drago rosso del comunismo non è stato soggetto di un processo di Norimberga, come è successo al nazismo dopo la Seconda guerra mondiale. Sono convinto che proprio per questo l’Ucraina ne sia diventata la sua vittima. La Francia, nel periodo postbellico, ha fatto molti sforzi per combattere il totalitarismo fascista, ma lo spirito del comunismo ha continuato ad esistere e diffondersi nel mondo”.

Sua Beatitudine Shevchuk ha presentato al ministro Retailleau il Messaggio del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina in Ucraina sulla guerra e la pace giusta nel contesto delle nuove ideologie, nel quale – ha spiegato – “la nostra Chiesa spiega ufficialmente le ragioni della guerra in Ucraina, la natura e il pericolo dell'ideologia del russkyi mir. Oggi, vediamo come, questa dottrina, proposta al paese dalla Chiesa Ortodossa Russa, porti morte in Ucraina, e come la Russia esporti la guerra in varie parti del mondo”.

Alla fine dell'incontro, Sua Beatitudine Sviatoslav ha assicurato al Ministro dell'Interno della Francia la vittoria dell'Ucraina e ha chiesto alla Francia di continuare a sostenere il suo “piano della vittoria”.

Sua Beatitudine Shevchuk in Francia, l’incontro con il ministro degli Esteri

Il 31 ottobre, Sua Beatitudine Shevchuk ha incontrato il ministro per l’Europa e per gli Affari Esteri Francese Jean-Noël Bannot.

Secondo un comunicato del dipartimento comunicazione della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, il ministro si è informato sulle attività della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e sul suo ruolo. Sua Beatitudine ha detto che la Chiesa Greco Cattolica Ucraina è “parte integrante della società civile del Paese”, e rappresenta “la voce del semplice popolo ucraino”.

Parlando della necessità di uno sforzo diplomatico per raggiungere la pace, Sua Beatitudine ha detto che “la società ucraina si rende conto che non è possibile porre fine alla guerra solo con mezzi militari. Da parte sua, Barrot ha ricordato che la Francia è un partner attivo dell’Ucraina e ne sostiene gli sforzi per attuare la formula di pace proposta dal presidente ucraino Zelensky.

Secodo il comunicato della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, si è parlato anche della diplomazia pontificia, guardando anche al ruolo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e del lavoro della Santa Sede nel facilitare la ricerca e il rilascio dei bambini ucraini nel contesto della missione del Cardinale Matteo Zuppi.

Il ministro Barrot ha anche parlato del suo recente viaggio in Ucraina e dell’impressione che ha avuto dei soldati ucraini, che ha definito “eroici”, sottolineando come la Francia finanzi diversi progetti per i bambini ucraini, tra i quali centri di riabilitazione per bambini rimpatriati con successo in Russia e rifugi anti-aerei per le scuole.

Barrot ha poi chiesto come gli ucraini pensano di sopravvivere nella prossima settimana (implicando uno scenario differente nel contesto delle elezioni statunitensi, che potrebbero spostare altrove il focus di interesse internazionale) e come pensano di sopravvivere nei prossimi tre mesi, ovvero guardando all’inverno.

Sua Beatitudine Shevchuk ha sottolineato che il prossimo inverno potrebbe essere uno dei più difficili in termini di sicurezza energetica e di forniture di riscaldamento, notando come le previsioni delle Nazioni Unite mettono in luce come “milioni di ucraini potrebbero rimanere senza cibo”.

La Chiesa – ha detto il capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha sottolineato che la Chiesa sta già preparandosi per aiutare la popolazione durante l’inverno, e ha messo in luce le attività della fondazione Mudra Sprasha e le iniziative in favore dei rifugiati, con l’apertura di centri di resilienza aperti a tutti, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, dove le persone possono ricevere assistenza fisica, psicologica e spirituale.

Il Ministro Barrot ha toccato il problema della corruzione e la necessità di una riforma giudiziaria in Ucraina nel contesto del processo di integrazione europea. Ha sottolineato l'importanza della partecipazione della Chiesa in questi processi, sottolineando il suo ruolo nella creazione di un ambiente libero dalla corruzione, e affermando che “la società ucraina possiede anticorpi anti-corruzione, ed è la Chiesa che gli produce.

Da parte sua, Shevchuk ha ricordato che il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose, che rappresenta circa il 95 per cento delle confessioni religiose presenti in Ucraina, ha ripetutamente affermato la necessità di riformare il sistema giudiziario.

Ha partecipato all’incontro anche l’eparca di Francia della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, Mons. Hleb Lonchyna, il quale ha parlato dell’Eparchia di San Volodymir il Grande che copre la Francia e i Paesi del Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo), nonché delle prospettive di costruzione di strutture ecclesiastiche per la cura pastorale degli emigranti ucraini.                    

                                                           FOCUS AFRICA

L’arcivescovo Paul Richard Gallagher in Camerun

Nell’ambito delle celebrazioni del decimo anniversario dell’Accordo Quadro tra Camerun e Santa Sede, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali, sarà in visita in Camerun dal 14 al 18 novembre.

La visita è particolarmente importante in Camerun, dove tra l’altro la Santa Sede è stata molto attiva nella possibile risoluzione della cosiddetta “crisi anglofona”, e dove la nunziatura si è impegnata in prima persona anche per garantire ai bambini un ritorno a scuola regolare.

Sono previsti incontri istituzionali con i vescovi del Camerun, una Messa nella Basilica di Santa Maria Regina degli Apostoli, una conferenza all’Università Cattolica dell’Africa Centrale (UCAC) e un ricevimento. Ogni incontro vedrà la partecipazione di vescovi, membri del corpo diplomatico, membri del governo, capi religiosi (cristiani, musulmani, e altre confessioni) e anche i capi tradizionali delle tribù locali.

                                                           FOCUS EUROPA

Bilaterale Italia – Santa Sede

Il 28 ottobre, si è tenuta una delle regolari consultazioni bilaterali tra Italia e santa Sede, che hanno visto dai due lati del tavolo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” della Santa Sede. Il ciclo di incontri bilaterali tra i due ministri degli Esteri è iniziato a partire dal 2015, quando ministro degli Esteri italiano era Paolo Gentiloni, e sono continuati nel corso di questi anni.

Secondo un comunicato stampa della Farnesina, Tajani ha sottolineato che “le consultazioni con la Santa Sede sono un momento molto importante di confronto, ma lo sono ancora di più nell’attuale contesto internazionale”. In particolare, Tajani ha detto che l’Italia “condivide con la Santa Sede l’urgenza per un cessate il fuoco in Libano e a Gaza”, e ricordato che l’Italia “è in prima linea per dare massima assistenza alle popolazioni in quella regione”.

Tajani ha poi illustrato i risultati della Conferenza Umanitaria che ha aperto il G7 Sviluppo di Pescara, dove erano presenti rappresentanti di Israele, Libano e Palestina, e ha ricordato che l’Italia ha consegnato al Programma Alimentare Mondiale 15 camion nell’ambito dell’iniziativa “Food for Gaza”, inviando nella Striscia oltre 47 tonnellate di aiuti. Il Ministro ha quindi evidenziato la forte attenzione italiana alla tutela delle minoranze religiose nel mondo, soprattutto in teatri di crisi come il Libano e la Siria.

Sulla guerra in Ucraina – prosegue il comunicato della Farnesina - Tajani “ha confermato il sostegno italiano all’impegno della Santa Sede per il processo di rimpatrio dei minori sottratti e lo scambio dei prigionieri in Ucraina”.

Altre priorità dell’Italia sono quelle dell’Africa (in particolare con il Piano Mattei), che ha visto anche un incontro sul ruolo dei missionari in Africa al Ministeriale G7 Sviluppo. “voluto per promuovere un approccio di sistema che, assieme alla società civile, permetta di sviluppare partenariati paritari e reciprocamente vantaggiosi con i Paesi africani.

Capitolo Giubileo. Il ministro degli Esteri Italiano si è detto “soddisfatto dell’intesa per la gestione dei visti dei pellegrini”, che permetterà di “semplificare le procedure di richiesta di ingresso per chi vorrà venire in Italia, garantendo un elevato livello di sicurezza”.

Una decorazione per monsignor Massimiliano Boiardi

Lo scorso 22 ottobre, Monsignor Massimiliano Boiardi, officiale della Segreteria di Stato della Santa Sede che segue le competenze dell’Europa, è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia presso l’ambasciata di Italia presso la Santa Sede. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha partecipato alla cerimonia.

L'Ordine della Stella d'Italia è la seconda onorificenza civile dello Stato italiano, riservata ai cittadini italiani e stranieri che abbiano acquisito, all'estero, particolari meriti nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l'Italia ad altri Paesi.

Il ministro degli Esteri olandese da Gallagher

Il 16 ottobre, Caspar Veldkamp, ministro degli Affari Esteri dei Paesi Bassi, ha avuto un incontro in Vaticano con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, suo omologo per la Santa Sede.

In un post su X, Veldkamp ha sottolineato che “la Santa Sede è un valoroso partner per i Paesi Bassi”, e che nel colloquio entrambi hanno “sottolineato l’importanza della libertà religiosa e di credo nel mondo”.

Il ministro ha detto che i due hanno anche “scambiato visioni sullo sviluppo internazionale, come le crisi in Ucraina, in Medio Oriente e in Sudan”.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a Ginevra, alla Conferenza Internazionale delle Croce Rossa

Il 29 ottobre si è tenuta a Ginevra la 34esima Conferenza Internazionale delle Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Intervenendo alla conferenza, l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali di Ginevra, ha notato che l’attuale estensione dei conflitti e crisi umanitarie è “una drammatica immagine di quella che Papa Francesco ha definito una terza guerra mondiale combattuta a pezzi”.

La Santa Sede ha lodato l’assistenza umanitaria fornita da Croce Rossa e mezza Luna Rossa “nel mezzo della tragedia dei conflitti armati”, e ha sottolineato che “le regole e i principi della Legge Umanitaria Internazionale devono rimanere un essenziale baluardo per salvaguardare la dignitò di ogni essere umano che proviene da Dio”.

La Santa Sede ha rimarcato che è “deplorevole che questa dignità venga violata in nome di esigenze militari e politiche”, e che è “estremamente allarmante che, nonostante lo stretto obbligo di distinguere tra obiettivi militari e obiettivi civili”, i conflitti arrivino sempre a colpire anche la popolazione civile.

L’esempio di questa “amara realtà” risiede negli attuali conflitti in Ucraina e Medio Oriente, ha notato Balestrero, aggiungendo che “la guerra è un fallimento di politica e umanità, una vergognosa capitolazione, una sconfitta davanti alle forze del male”.

La Santa Sede ha affermato che “i civili massacrati non possono mai essere considerati danni collaterali”, e che, in modo inaccettabile, le vere vittime di questa violenza sono “i rifugiati, le donne che hanno perso i loro figli, i bambini e gli anziani che non possono ricevere la cura di cui hanno bisogno, e i bambini che sono privati della loro infanzia”.

La Santa Sede si è detta anche preoccupata riguardo “l’uso di armi esplosive in aree densamente popolate”, che hanno colpito e devastato “villaggi, scuole, ospedali, luoghi di culto e infrastrutture”.

Sottolinea l’arcivescovo Balestrero: “Non possiamo considerare i conflitti inevitabili, né possiamo considerare tutto lecito in tempo di guerra. La pace e il rispetto della legge umanitaria non sono solo possibili, ma, soprattutto, obbligatori”.

Balestrero ha anche ricordato l’imminente 75esimo anniversario delle Convenzioni di Ginevra, che – a suo dire – “forniscono l’opportunità di rafforzare l’impegno di rispettare la legge umanitaria internazionale”.

È urgente sviluppare “un processo educativo” proprio per educare al Diritto Umanitario Internazionale e alle sue fondazioni etiche, un qualcosa di più importante “alla luce degli avanzamenti tecnologici e della militarizzazione dell’intelligenza artificiale, che sta diventando rapidamente un elemento centrale nel condurre le ostilità”.

In questo senso, la Santa Sede guarda con favore agli sforzi di regolare le attività nello spazio, e afferma che “lo spazio digitale dovrebbe essere riservato esclusivamente a scopi pacifici, cooperazione e mutuo arricchimento.

Da parte sua, la Santa Sede si impegna nel portare avanti tre obiettivi: di continuare a promuovere iniziative per la continua formazione e aiuto dei cappellani militari cattolici nella legge umanitaria internazionale; di continuare a sviluppare maggiore consapevolezza dei fondamenti etici della legge umanitaria internazionale e promuoverne il suo ulteriore sviluppo; di promuovere iniziative di dialogo interreligioso, per spingere una conoscenza reciproca e rispetto che contribuiscono alla difesa della dignità umana.

La Santa Sede a Vienna, sull’implementazione economica e ambientale

Si è tenuto il 29 ottobre a Vienna l’Incontro per l’Implementazione della Dimensione Economica e Ambientale. Il dibattito di apertura era sul tema: “Fare il punto sull’implementazione degli impegni dell’OSCE nel campo della gestione dell’acqua”.

Monsignor Richard Gyhra, rappresentante della Santa Sede presso l’OSCE, ha sottolineato che “l’acqua è una questione inerentemente politica”, perché “gli aspetti tecnici della gestione dell’acqua sono ben sviluppati”, ma “manca volontà politica e una effettiva governance per implementare soluzioni”.

Ci vogliono, invece, diversi stakeholders coinvolti, ed è vero che l’OSCE ha facilitato “lo sviluppo di strategie di impegno multilaterale per progetti concreti nelle aree della gestione dell’acqua e del cambiamento climatico”, ma è anche vero che vuole comunque “mantenere una attenzione nel campo della gestione dell’acqua”.

La Santa Sede alle Nazioni Unite, la pace nello spazio

Il 30 ottobre, la Quarta Commissione delle Nazioni Unite ha discusso sulla Cooperazione Internazionale per usi pacifici nello spazio profondo.

Monsignor Robert Murphy, vice Osservatore Permanente della Missione della Santa Sede, ha portato sul tavolo le argomentazioni della Santa Sede.

Secondo la Santa Sede, mentre la comunità globale continua ad affrontare le “dolorose realtà del conflitto armato e della militarizzazione in corso”, il bisogno “inerente per l’avanzamento nella tecnologia spaziale per servire la causa della pace è cruciale”.

Questo perché “i rapidi avanzamenti tecnologici, con costi ridotti e accesso accresciuto a servizi dei satelliti” hanno consistentemente “approfondito la nostra dipendenza dallo spazio per scopi civili” e per questo c’è preoccupazione per il fatto che vengano testate sempre più “armi anti-satellite” e vari Stati accrescano gli investimenti per la sicurezza spaziale.

È necessario, dunque, continuare a sviluppare i principi stabiliti nel Trattato Sullo Spazio come “strumento fondamentale per la condotta internazionale in questa area vitale”.

La Santa Sede a New York, gli aspetti del disarmo

Nell’ambito della discussione tematica sullo spazio, la Prima Commissione delle Nazioni Unite ha parlato degli Aspetti del Disarmo.

La Santa Sede ha sottolineato “l’urgente bisogno di superare lo stallo nel raggiungere un consenso su un accordo che bandisca tutti i tipi di armi nello spazio dalla Conferenza nel Disarmo”, e ha supportato l’implementazione delle Misure di Trasparenza e di Costruzione di Fiducia, con la speranza che il Gruppo di Lavoro Aperto nel Ridurre le Minacce Spaziali con norme, regole e principi di comportamento responsabile avrà risultati positivi.

La Santa Sede all’UNCTAD

Il 31 ottobre, si è tenuta la 76esima Sessione Esecutiva dell’ufficio delle Nazioni Unite per Commercio e Sviluppo (UNCTAD). L’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore della Santa Sede presso l’organizzazione, ha sottolineato come l’impegno dell’UNCTAD nel sostenere le nazioni meno sviluppate “richiede rafforzata solidarietà e global partnerships rinvigorite”, includendo sia le nazioni meno sviluppate che i loro partner nello sviluppo, ma anche il sistema delle Nazioni Unite e l’intera comunità internazionale.

La Santa Sede nota che la gente è “la risorsa più preziosa dei Paesi sotto sviluppati”, e dunque ogni progetto dovrebbe supportare prima di tutto le persone e non “essere limitato ad affrontare le mere questioni economiche”, e ogni azione dovrebbe “dare la priorità allo sviluppo umano integrale in ogni persona”. La Santa Sede sottolinea che c’è anche “un chiaro bisogno di prestare attenzione alle ineguaglianze nelle nazioni, incluso l’accesso all’educazione e alla salute”.

Quindi, la Santa Sede afferma che le nazioni a basso sviluppo “affrontano considerevoli sfide se imbrigliati nel pieno potenziale del commercio internazionale e traendo beneficio dalle opportunità offerte dalle catene di valore globale e dagli investimenti”. Per questo, la comunità internazionale deve fare “passi concreti, basandosi sugli impegni esistenti, per accrescere la partecipazione delle nazioni meno sviluppate nel commercio globale, diversificando le loro esportazioni e costruendo le loro capacità produttive”.

Infine, la Santa Sede nota che il percorso per lo sviluppo è “inestricabilmente connesso all’avanzamento dello sviluppo digitale”, ma “l’obiettivo di una connettività universale e significativa a prezzo accessibile resta elusiva a causa del peso dei costi e la mancanza di abilità e infrastrutture dei Paesi meno sviluppati”, mentre ci si trova anche a dover far fronte a una possibile “distruzione del mercato del lavoro” in quei Paesi con l’adozione di una agenda digitale che potrebbe “esacerbare le già esistenti ineguaglianze tra le nazioni”, se questa agenda non sarà “inclusiva, sostenibile e responsabile”.

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