Roma, 25 October, 2024 / 6:00 PM
Il grande difensore della Legge Divina, che diventerà nei secoli il cavaliere a cui chiedere aiuto nella lotta contro il demonio e i suoi attacchi agli uomini, domina la piramide di corpi contorti e aggrovigliati, mentre osserva l’orrida trasformazione di esseri perfetti in creature deformate dall’odio, dalla ribellione: angeli che diventano diavoli. E tra loro il più bello e il più feroce di tutti:
Lucifero, che diventerà satana. La bellezza dle marmo, lucido, levigato e risplendente, esalta la perfezione delle forme, il miracolo di un’opera che aveva meravigliato e colpito viaggiatori, collezionisti, visitatori di ogni genere fin dal suo primo apparire.
“La caduta degli angeli ribelli” di Francesco Bertos uno degli scultori più singolari e celebrati della Serenissima del primo Settecento, diventa subito una delle meraviglie del secolo e un esempio del virtuosismo artistico.
Ma possiede anche un profondo senso religioso: il dramma della ribellione del peccato che deturpa, la vertigine che oscura la consapevolezza dell’essere creature e di avere un Creatore, sostituendola con l’ebrezza di sentirsi padroni del destino e di non dover rendere conto a nessuno delle proprie azioni. Una tentazione più che mai viva nel nostro tempo di violenta hybris
individuale e collettiva.
Un’occasione per meditare su questo dramma eterno, e per gioire per la bellezza allo stato puro è visitare, alle Gallerie d'Italia di Vicenza, fino al 9 febbraio, la prima mostra dedicata a Francesco Bertos, uno degli scultori più singolari e celebrati della Serenissima nel primo Settecento. L'esposizione ruota attorno al capolavoro assoluto dell'artista: la stupefacente Caduta
degli angeli ribelli, conservata nel museo.
Bertos si è distinto fin dagli esordi della sua carriera artistica per i suoi originali gruppi in marmo e bronzo, caratterizzati da composizioni complesse, ricche di figure e di dettagli, dai soggetti mitologici o allegorici tanto bizzarri quanto affascinanti. Le sue opere ornarono le dimore di alcuni dei più illustri collezionisti del suo tempo, come lo zar Pietro il Grande e il re Carlo Emanuele III di Savoia.
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L'incredibile abilità tecnica di Bertos lasciava senza parole i suoi contemporanei. Le sue creazioni sembravano infatti sfidare i limiti dei materiali stessi, con figure che si muovevano libere come quelle dipinte sui soffitti delle sale dei palazzi aristocratici dai maggiori pittori contemporanei.
Questa maestria, ritenuta quasi sovrumana, attirò persino l'attenzione dell'Inquisizione, per via delle voci che lo accusavano di aver stretto un patto col diavolo.
Ma oltre al virtuosismo tecnico, le sculture di Bertos nascondono una dimensione colta, intellettuale e spirituale, attraverso lostudio attento e la conoscenza dei maestri dell’antichità, i capolavori della scultura rinascimentale veneziana e le audaci composizioni manieriste di Giambologna.
La mostra , curata da Fernando Mazzocca e Monica De Vincenti presenta dunque alcune grandi creazioni di Francesco Bertos messe a confronto con altri grandi artisti del suo tempo come il veneziano Giovanni Bonazza e il fiorentino Giovanni Battista Foggini. Accanto alle sculture i dipinti di Giovanni Antonio Fumiani, Antonio Bellucci, Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Pittoni e Giambattista Tiepolo rievocano l’universo figurativo in cui Bertos operò e da cui fu influenzato.
Torniamo agli angeli, anche perché ottobre è il mese dedicato a queste presenze che ci custodiscono e ci aiutano nei momenti più difficili, ma che oggi per lo più vengono ignorate o trasformate in una fenomenologia pop o da new age. Cerchiamo di conoscerli meglio, ricominciamo a pregarli e torniamo a pregare san Michele, il cui nome in ebraico significa "Chi come Dio?". Sin dai primi secoli del cristianesimo il suo culto ebbe vastissima diffusione in Europa
e in Oriente, attraverso una moltitudine di santuari e cappelle, per lo più situati in luoghi elevati, legati a grotte e all'acqua. Una sorprendente particolarità di questa diffusione è costituita da una misteriosa linea retta che attraversa il continente europeo da nord-ovest a sud-est partendo dall'Irlanda e giungendo sino all'Asia Minore, ed è perfettamente allineata con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d'estate. Lungo questa linea si trovano sette santuari dedicati a Michele, tre dei quali hanno assunto nei secoli una particolare importanza: Mont Saint-Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in val di Susa e il Santuario di San Michele sul Monte Gargano, in Puglia.
Tre luoghi elevati straordinari, equidistanti fra loro, meta da sempre di pellegrinaggi ininterrotti. Un'altra caratteristica è data dal legame che san Michele ha con il popolo dei Longobardi, che fra il II e il VI secolo attraversarono nelle loro migrazioni l'Europa, fino a giungere e stabilirsi in Italia. Ciò è bastato a fare di Michele il primo santo realmente.
Novena a San Michele Arcangelo, edizioni Shalom, pp.32, euro 1,50
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