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Nicola Rotundo: necessaria visione antropocentrica dell’Intelligenza Artificiale secondo Tommaso d’Aquino

La copertina del libro di Don Rotundo su IA

“Risulta essere sempre più impattante l’Intelligenza Artificiale sulla quotidianità di ciascuno; che lo faccia in maniera diretta o trasversalmente, sta cambiando inevitabilmente il mondo e le relazioni rispetto a come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. Ciò accade soprattutto a seguito dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale Generativa, con la capacità, oltre che di auto-apprendere, di produrre contenuti complessi che imitano sempre più la creatività umana”.

 

Partiamo da queste brevi parole di don Nicola Rotundo, membro del consiglio direttivo del Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica (CIRB), condirettore delle collane ‘Tra storia e religioni’ e ‘Harmonic Innovation’ ed autore di ‘Intelligenza Artificiale: un punto di vista etico-sociale’, per cercare di comprendere il motivo per cui c’è tanta attenzione intorno all’Intelligenza Artificiale, che sta tracciando il futuro tecnologico della società: “Il tema dell’Intelligenza Artificiale sta riscontrando grande interesse a tutti i livelli per via delle infinite applicazioni. Basti pensare a quelle in campo medico, dove l’Intelligenza Artificiale è divenuta fondamentale per la progettazione di nuovi farmaci o per lo sviluppo di nuove terapie. Sorprendente è l’ideazione di un particolare stetoscopio dotato di IA capace di identificare tempestivamente i segni di scompenso cardiaco, migliorando notevolmente la prevenzione del rischio cardiovascolare”.

 

Cosa è l’Intelligenza Artificiale generativa?

“Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale si sta orientando sempre più verso quella che viene definita IA generativa, avente capacità di creare nuovi contenuti o idee come immagini, video, musica e non solo, tentando di imitare sempre più l’intelligenza umana, dove con un vero e proprio addestramento, le “macchine auto-apprendenti”, sono capaci di elaborare velocemente una gran mole di dati e informazioni simulando sempre meglio il comportamento umano. Tale simulazione manca però di quella scintilla che è propria degli esseri umani: l’anima”.

 

In quale modo è possibile difendersi dalle fake news costruite dall’Intelligenza Artificiale?

“L’Intelligenza Artificiale, se non è condotta in ultima istanza dall’uomo, rischia di elaborare dati senza distinguere le notizie vere dalle fake news, come ad esempio è accaduto quando il noto social X ha dato risalto ad alcune breaking news generate dal chatbox Grok di X sulla base di post che diffondevano disinformazione. Questo caso assieme ad altri, mostra come l’automazione spinta e la rimozione delle verifiche umane possano trasformare e distorcere la realtà. Urge pertanto una revisione di questo approccio, bilanciando l’efficienza dell’IA con la supervisione umana, come anche sostenuto dal papa nel messaggio per la 58° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore”.

 

C’è possibilità che l’Intelligenza Artificiale possa superare l’intelligenza umana?

“Partiamo dal sottolineare che l’intelligenza umana è dono di Dio (Siracide 17, 1-12). Attraverso di essa, afferma Tommaso d’Aquino, l’uomo è capace di cogliere l’essenza delle realtà materiali (Summa Theologiae. I, q. 85, a. 8, respondeo), per conoscere la verità che Dio ha impresso in ogni cosa da lui creata e per potersene servire secondo la volontà del suo Autore, rispettando sempre il fine per il quale, Egli, ha fatto ciascuna cosa. L’uomo, però, non può affidarsi alla sola intelligenza umana per raggiungere il fine per il quale è stato creato da Dio, perché essa è fallibile. Deve lasciarsi illuminare dalla Rivelazione (che è certa) e dall’intelligenza teologica che su di essa si fonda (Summa Theologiae, I, q. 1, a. 1, respondeo). Questa intelligenza di cui stiamo parlando è, però, nell’uomo opera dello Spirito Santo, che con i suoi santi sette doni, compreso quello, proprio dell’intelletto, conduce l’uomo ad una conoscenza che altrimenti gli sarebbe preclusa (Summa Theologiae, II-II, q. 8, a. 1, respondeo). Da queste sintetiche considerazioni si evince chiaramente che l’Intelligenza Artificiale mai potrà superare l’intelligenza umana e, ancor meno, quella che si lascia illuminare dallo Spirito Santo”.

 

E’ possibile immettere competenze umanistiche nell’Intelligenza Artificiale?

“Non è solo possibile ma soprattutto doveroso. Affermo questo perché sviluppando l’Intelligenza Artificiale non ci si può solo fermare all’aspetto tecnico; è necessaria l’adozione di quei saperi metempirici capaci di dare un indirizzo alla ricerca scientifica e quella tecnologica di frontiera, dando giusto valore e rispetto alla dimensione etica. A tal proposito ecco cosa scrive il papa per la 19^ Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato: Oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa a servizio della pace e dello sviluppo integrale”.

 

Allora in queste ‘situazioni’ quali capacità possono offrire le facoltà teologiche? 

“Alcune Facoltà di Teologia si stanno premurando di mettere in dialogo la Filosofia e la Teologia Morale con l’Intelligenza Artificiale attraverso corsi rivolti agli sviluppatori ma anche ai fruitori dell’Intelligenza Artificiale. Sono percorsi che oserei dire necessari per i presbiteri e per i laici, poiché è fondamentale essere al passo coi tempi per gestire questa realtà ormai parte integrante del nostro quotidiano. Il mio personale auspicio è quello che in ogni Facoltà di Teologia possa essere istituito un corso curriculare atto a fornire gli elementi etici basilari che riguardano il rapporto con l’Intelligenza Artificiale, affinché i futuri presbiteri possano avere gli strumenti idonei per gestire una realtà così impattante sulla quotidianità”.

 

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