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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco: "Dobbiamo respingere ogni logica di esclusione e violenza"

“Se penso allo sport, e alla mia patria, l’Argentina, prima ancora che pensare ai grandi impianti calcistici, come la Bombonera, penso a quando da bambini si giocava a calcio con una palla fatta di stracci. Tanti campioni hanno iniziato così, giocando con gli amici in modo spensierato in campi improvvisati tra le case, anche in contesti molto poveri. Quanto è bello sperimentare il senso della fraternità: si gioca, e si gioca insieme, e si sa che si è avversari soltanto sul campo, mai nemici. Si impara la gioia per la vittoria e si conosce il sudore e l’impegno che sono costati, si impara anche dalla sconfitta, cercando di rialzarsi e di far tesoro degli errori commessi per provare a superarli la prossima volta, o semplicemente ad accettare la propria diversità e il proprio limite: siamo tutti preziosi ed unici, ma non siamo perfetti”. Lo scrive il Papa nel messaggio inviato al quotidiano Corriere dello Sport-Stadio in occasione del centenario dalla fondazione.

“Qualcuno dice – scherza Francesco  che io sia tifoso del San Lorenzo, una squadra argentina: rimane un segreto, però una cosa mi pare bella nella storia di quella squadra. Quando i ragazzi che giocavano in strada all’inizio del novecento erano in cerca di uno spazio sicuro dove poter giocare a calcio, un sacerdote discendente di italiani, un salesiano, don Lorenzo Massa, aprì le porte dell’oratorio, e lì inizio una bella avventura. Abbiamo bisogno anche oggi di spazi per poter fare sport, soprattutto nei contesti più poveri ed isolati, ma soprattutto abbiamo bisogno di adulti che accolgano in modo autentico i bambini e i ragazzi, sappiano ascoltare i loro sogni, desiderino insieme a loro un futuro migliore”.

Il Papa pensa al lavoro di parrocchie ed oratori italiani. “Lo sport è uno dei fattori che ci fa sentire un popolo solo. Quanto è importante camminare uniti, sentirsi parte di una unica famiglia, e di una famiglia di nazioni durante le olimpiadi o i campionati mondiali o continentali: in questi anni troppo spesso abbiamo visto ancora popoli vicini, o gruppi all’interno di medesimi paesi, alzarsi gli uni contro gli altri armati. La competizione dello sport è sana, perché chiede pazienza, ascolto dell’allenatore, rispetto per gli avversari, per le regole e per gli arbitri, coordinamento con i compagni: nel mondo invece spesso si mira alla distruzione dell’avversario, al farsi le regole da soli, a rifiutare chi vuole moderare il confronto tra le parti secondo il diritto internazionale. Diffondere una sana cultura dello sport in questo senso significa far crescere l’umanità nei suoi valori più belli e autentici”.

Francesco infine, dopo aver condannato gli episodi di intolleranza visti anche in competizioni sportive, ha concluso di essere certo che “siano molti di più gli esempi in cui nello sport si è stati capaci di fare squadra, senza che la razza, il ceto, o la confessione religiosa siano ostacoli o barriere: vi incoraggio a favorire questo clima di umanità autentica ed accogliente. Dobbiamo respingere ogni logica di esclusione e violenza, e per questo sappiamo bene che la parola ha il suo valore, per educare al bene e al bello, piuttosto che distruggere. Un articolo di giornale, anche sportivo, può fare molto bene, ma può anche danneggiare o fomentare un clima di sfiducia”.

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