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Un servizio di EWTN News

Letture, la storia di padre Jerzy Popiełuszko, il "martire del comunismo" in Polonia

Un uomo comune, un sacerdote comune, buono, certo, capace di ascoltare la gente comune, come lui, che non si nota più di tanto. Proviene da una famiglia umile, povera, non ha propensioni particolari, ha una salute cagionevole. Che cosa posso avere di tanto speciale, forse si chiede mentre cammina per strada, in quel pomeriggio del 1984, il 19 ottobre.

Poi sale in macchina, accompagnato di un autista, chiacchiera ma la sua mente è piena di pensieri. Che ne sarà della sua povera Polonia schiacciata sotto il tallone di ferro della dittatura comunista, la sempre più esibita ostilità dello Stato verso la Chiesa, accentuata dopo l’elezione al soglio pontificio di un
papa polacco, il grande Karol Wojtyla che fa tremare tutta la cortina di ferro, fino a Mosca…Lo preoccupano le agitazioni degli operai, mentre Solidarnosc tenta di creare una nuova mentalità nel Paese, e lui lo sa bene lui, padre Jerzy Popieluszko è diventato il cappellano del movimento, e lui segue le sorti degli scioperanti, giorno e notte.

Lo preoccupano le pressanti raccomandazioni dell’arcivescovo Glemp: attenzione, non esagerare, potresti rischiare la vita. Del resto, lui lo
sa di essere nel mirino del regime, sa che lo controllano,  lo seguono,  lo
minacciano.  Perché lui, in ogni suo discorso, nelle sue stesse occupazioni quotidiane, nelle sue omelie alle messe, che già hanno definito “omelie per la patria”, non risparmia critiche, non di stampo politico ma che si riferiscono alla realtà,  a quel che vede accadere tutt’intorno. 

Chiede libertà autentica, padre Jerzy,  chiede di guardare all’uomo nella sua
totalità,  perché l’uomo non è solo lavoro, non è solo socialità,  non è solo bisogni quotidiani. E certo non è potere, non è repressione,  non è violenza. Lui recita sempre le preghiere imparate da bambino, in campagna, le lunghe ore nella chiesa di casa sua, le parole e la vita di papa Giovanni Paolo II.

La strada si snoda tranquilla nella campagna , nel gelo e tra la pioggia, quando un’altra auto si affianca, qualcuno apre lo sportello in fretta,  scende, intima l’alt, si fa scendere, a strattoni, il sacerdote. Si parla di controlli, di un interrogatorio, la macchina sgomma, scompare. Che cosa pensa in quel momento, il sacerdote? Probabilmente capisce che non si tratta del solito “incidente”, delle solite minacce. Nell’orizzonte gonfio di pioggia e di
fango padre Jerzy scompare.

Lo ritroveranno, cadavere, il 30 ottobre, nelle acque della Vistola: il  corpo martoriato dalle percosse, e si scoprirà che i funzionari del ministero dell’Interno che lo hanno rapito e massacrato di botte, lo hanno poi rinchiuso nel bagagliaio dell’auto e gettato ancora vivo nelle acque gelide del fiume.

La notizia della morte atroce di padre Popiełuszko scuote la Polonia e l’intera Europa. Si organizzano manifestazioni, proteste,  scoppiano disordini.  Il Pontefice ne parla in pubblico visibilmente provato. SI chiede a gran voce che si faccia luce sulla verità,  mentre migliaia e migliaia di persone vanno a rendere omaggio e a pregare sulla tomba di don Jerzy. Che nel 2010 verrà beatificato.

Una storia che non si è chiusa, che continua, perché don Jerzy è vivo nella fede e come testimonianza, per i frutti che germinano dal suo martirio, in questi quarant’anni passati dalla sua morte. Ora esce per le edizioni Ares Jerzy Popiełuszko, una biografia costruita attraverso le parole di chi lo ha conosciuto, dei familiari, di uomini e donne di Chiesa, insieme all’analisi accurata del
periodo storico in cui è vissuto il sacerdote, e un ricco apparato fotografico.
Nella Polonia degli anni Ottanta, con l’ombra lunga dell’Urss ancora sovietica, furono compiuti almeno un centinaio di omicidi politici compiuti quasi sempre da “autori sconosciuti”. Tra le vittime anche i sacerdoti e tra loro don Jerzy (Giorgio) Popiełuszko, rapito e selvaggiamente assassinato il 19 ottobre 1984. Aveva solo 37 anni.

La Chiesa ha riconosciuto il suo martirio e l’ha beatificato il 6 giugno 2010. Scrive il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi nella Prefazione: «Accrescere la conoscenza di questo sacerdote, beato e martire sarà davvero un bene per tutti, perché attraverso il sacrificio dei martiri Dio cambia i cuori degli uomini».

Il volume, tradotto dal polacco, presenta dunque le interviste di Włodzimierz Rędzioch con i familiari e amici di don Jerzy, ma anche con i cardinali Angelo Amato, prefetto emerito del Dicastero per le Cause dei santi, e Stanisław Jan Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario particolare del santo papa polacco Giovanni Paolo II; i testi di Grzegorz Górny che raccontano lo scenario storico della vita del beato martire e il servizio fotografico con il materiale d’archivio e gli scatti di Janusz Rosikoń.

Alcuni brani tratti dagli scritti di padre Jerzy mostrano la forza della sua fede e come identificasse la figura di Cristo negli umili, nei perseguitati, nei calpestati dalla vita e dalla Storia. Ecco una preghiera rivolta a Maria: “Madre degli ingannati, prega per noi. Madre dei traditi, prega per noi. Madre degli arrestati nella notte, prega per noi. Madre di chi è tenuto al freddo, prega per noi.
Madre degli atterriti, prega per noi. Madre dei minatori fucilati, prega per noi. Madre dei lavoratori dei cantieri navali, prega per noi. Madre degli interrogati, prega per noi. Madre dei condannati ingiustamente, prega per noi”.

E pregava intensamente, rivolgendosi al Padre, “affinché le coscienze dei nostri connazionali non siano schiavizzate”. Uno sguardo rivolto al futuro, profetico, preconizza che “Satana rafforzerà il suo regno sulla nostra terra e nella nostra patria, regno di ipocrisia, di odio e di intimidazione, se noi tutti non diventeremo più forti con Dio e la sua grazia. Se noi non ci chineremo con cura, cuore e amore sui nostri fratelli e sorelle che soffrono innocentemente dentro le carceri e sulle loro famiglie angustiate”.

Profezia, amore, fede, speranza: con queste “armi” padre Jerzy, padre
Giorgio, ha sconfitto il drago del Male, che si presenta ogni volta sotto spoglie diverse – il nazifascismo, la dittatura comunista, le guerre, le dittature ideologiche, le violenze – ma ha sempre lo stesso antichissimo volto e la stessa voglia di distruggere. Che però non prevalgono mai.

Włodzimierz Rędzioch , Jerzy Popiełuszko, Edizioni Ares, pp. 272, euro 16,80

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