Bruxelles , 01 October, 2024 / 2:00 PM
Raccontano che il miracolo più grande di Re Baldovino sia quello di aver trovato una moglie che ne condividesse la fede cattolica come Fabiola. E, in effetti, il re del Belgio aveva chiesto alla Madonna di Lourdes di “risolvere la questione del suo matrimonio”, quando, già trentenne e con quindici anni di regno alle spalle, non si era ancora sposato. Pochi anni fa, fu rivelato che il re andò con la moglie Fabiola a Loreto proprio mentre si discuteva la legge di depenalizzazione dell’aborto che non voleva firmare, e che si rivolse alla “Madonna nera” della Santa Casa per trovare una soluzione. C’è, insomma un filo rosso legato a Maria nella vita del re che per coraggio fece il gran rifiuto, e trovò un escamotage costituzionale per rimanere sospeso dalle sue prerogative di re nel giorno in cui veniva definitivamente approvata la legge sull’aborto. Una legge che lui non avrebbe mai e poi mai voluto promulgare.
Papa Francesco è rimasto affascinato dalla sua figura, ha pregato sulla sua tomba a Laeken e subito lo ha posto come esempio per i belgi ricordando la sua posizione sull’aborto. Poi, ha ribadito la sua posizione prima della preghiera finale della sua ultima giornata in Belgio, annunciando che avrebbe aperto il processo di beatificazione, e lo ha posto come esempio di coraggio anche di fronte ai giornalisti del volo papale, in una conferenza stampa in cui ha denunciato, ancora una volta, il dramma dell’aborto. Papa Francesco stesso ha detto che ci sono le prove della sua vita santa.
E prove ce ne sono, così tante che anche per Baldovino risuonò il grido di “Santo Subito” alla morte, avvenuta a soli 63 annia Montril, in Spagna. E la fama di santità era fortissima, tanto che Giovanni Paolo II ne volle visitare la tomba durante il viaggio in Benelux del 1995 e lo ricordò durante una udienza generale come “difensore dei diritti umani”. In quel tempo, si parlava di una investigazione previa, dell’inizio di una causa di beatificazione, ma non c’era in realtà niente del genere. Papa Francesco la rilancia, e forse potrebbe anche decidere per una beatificazione equipollente, per saltare i passaggi e dare un segnale preciso.
Ma perché Baldovino è santo? Perché le testimonianze, che abbondano, concordano tutte che Baldovino fosse un uomo fuori dal comune, con uno sguardo attento all’altro e con una profonda fede in Dio, tanto che non si può conoscere Baldovino senza interessarci del suo rapporto con Dio.
Un rapporto che matura presto, quando sua madre Astrid muore in un incidente stradale in cui è coinvolto anche suo padre, Re Leopoldo III, e Baldovino cominciò subito a interrogarsi sull’aldilà.
Non era scontata, la sua fede. Il primo re recente del Belgio non era cattolico, era protestante, e non è che a Palazzo Reale si parlasse così tanto di fede.
Baldovino, dunque, è un cattolico che studia, che approfondisce, e che, soprattutto, vuole partecipare ogni giorno alla Santa Eucarestia.
Si trova ad essere re a 21 anni, dopo l’abdicazione del padre che non vuole essere di intralcio mentre i belgi chiedono quasi tutti il ritorno della monarchia, ed è proprio la fede a sostenerlo, mentre governa un Paese che conosce poco.
Esce spesso da solo, in modo di discreto, e va visitare i moribondi in ospedale, senza alcuna pubblicità.
La fonte della straordinaria umanità di Baldovino risiedeva nella sua devota fede cattolica. Di conseguenza, alcuni lo criticarono per aver confuso trono con altare, anche se doveva essere il sovrano di tutti i belgi. Tuttavia, lo stesso Baldovino desiderava distinguere il dominio privato dai suoi obblighi pubblici. Resta il fatto che la sua fede era conosciuta, traspariva e ispirava tutta la sua azione. Potrebbe essere altrimenti?
Il "segreto" di Re Baldovino, ovvero la sua fede - come lo chiamarono i cardinali Suenens e Danneels dopo la sua morte- lo portò ad un problema di coscienza che segnò il suo regno: l'impossibilità morale, per lui, di firmare la legge che depenalizza parzialmente l'aborto, nel 1990. Questo gesto profondamente ha segnato i belgi e ha suscitato rispetto anche fuori dai nostri confini. Baldovino però distingueva chiaramente le cose: se la sua coscienza gli vietava assolutamente di firmare la legge, fino a considerare l'abdicazione, non voleva in alcun modo ostacolare il processo democratico in atto.
Il Cardinale Godfried Danneels, nella omelia della Messa funebre del 7 agosto 1993, sottolineò: “Ci sono Re che sono più che Re: sono i pastori del loro popolo (...). Questo l'uomo portava dentro di sé un calore, una capacità di ascolto e di empatia difficilmente immaginabili (...) Sì, sull'esempio di Davide, il grande Re della Bibbia, Re Baldovino era il pastore del suo popolo. Prediligeva i piccoli quelli, i poveri, gli abbandonati "(...) Come un buon pastore, non solo ha ascoltato e simpatizzato, ha dato. la sua vita per la propria ."
Ma – sottolinea lo storico di UC Louvain Vincent Dujardin – “quelli che chiudono re Baldovino in una cappella lo conoscono poco. Ha potuto ammirare il cardinale Suenens tanto quanto Papa Giovanni Paolo II. Ha beneficiato dell'appoggio di diversi sacerdoti. È stato vicino all'abbazia di Rochefort, ancor più al Movimento Carismatico, alle monache della Famiglia monastica di Betlemme o della Legione di Maria. Lesse Tommaso Moro, Santa Teresa del Bambino Gesù, Luigi Maria Grignon de Montfort… Senza dimenticare il suo profondo rispetto per le altre religioni, tipico dello spirito del Vaticano II.
Da più di dieci anni, un gruppo su Facebook, “Beatificazione di Re Baldovino”, con 1.400 membri, si batte affinché un giorno l’ex re venga “benedetto”. La missione di questo gruppo era quella di " riunire un certo numero di persone disposte ad impegnarsi a chiedere all'arcivescovo di Malines-Bruxelles di aprire un'inchiesta in vista della beatificazione, e poi della canonizzazione, di re Baldovino ". “Saranno gradite testimonianze che attestino le grazie ottenute per sua intercessione”, precisa il gruppo.
Le prove di santità sono moltissime. A Partire dal miracolo di Fabiola, nato a Lourdes dove monsignor Suenens aveva consigliato il re di andare, mischiandosi in incognito al gruppo di pellegrini.
“Torno appunto da Lourdes: ci ho passato la notte in preghiera nei pressi della Grotta ed ho affidato a Nostra Signora di Lourdes l'incombenza di risolvere il problema del mio matrimonio”. Grazie allo stesso prelato il re entrò in breve tempo in contatto Veronica O’Brien, l’allora direttrice della Legione di Maria, a cui fece pervenire un invito protocollare per il 18 marzo 1960 .
L’udienza sarebbe durata ben cinque ore, e Veronica divenne consigliera del re. Fu lei ad andare in Spagna, trovando Fabiola, una nobile di 32 anni, che non si era ancora sposata. Lei spiegò di non essersi sposata perché “finora non mi sono innamorata. Ho messo la mia vita nelle mani di Dio, e mi abbandono a Lui, forse Egli mi prepara qualcosa”.
Di lei, Baldovino dirà: “Quel che mi piace di più in lei - dirà Baldovino - è la sua umiltà, la sua fiducia nella Santissima Vergine e la sua trasparenza. [...] So che essa sarà sempre un grande incentivo ad amare sempre più Dio”. Il matrimonio, tuttavia, non portò figli.
La preghiera occupava il primo posto nella composizione dell'orario delle giornate del re. L’appuntamento fisso era la Messa quotidiana e ovunque fosse chiedeva che ci fosse un sacerdote per celebrarla. Non che non avesse vissuto anche i momenti di aridità spirituale: ce ne è testimonianza nei suoi diari.
Dopo aver utilizzato il trucco costituzionale che lo aveva sospeso dalle sue funzioni, la salute di Baldovino deteriorò, subì due interventi chirurgici, di cui uno a cuore aperto, nel 1991 e nel 1992. Si rivolse alla nazione il 21 luglio 1993, prima di andare in Spagna per un periodo di riposo, dove morì il 31 luglio per un attacco cardiaco.
I funerali furono sobri, tra la gratitudine del popolo, che lo accompagnorono nel suo viaggio con scritte “Grazie, maestà” in francese fiammingo e tedesco”.
Al suo funerale, il Cardinale Danneels disse: “Verrà un giorno che la straordinaria dimensione di re Baldovino verrà rivelata. E allora il mondo scoprirà quanto sia stato giusto. Abbiamo perso un re, ma Dio ci ha donato un intercessore. Maestà, pregate per noi”.
Al funerale si alternarono le testimonianze dei molti beneficiati del re, che era molto attento al dramma degli immigrati, i malati di Aids, le vittime della tratta.
Il cardinale Danneels disse: “Il Re Baldovino aveva un segreto: era il suo Dio, che amava follemente e da cui era tanto amato. Sotto il fogliame delle attività pubbliche e politiche, scorreva una sorgente tranquilla e nascosta: era la sua vita in Dio [...]. Mentre il Re serviva gli uomini, non cessava di pensare a Dio. In ogni viso umano che gli si presentava, ravvisava il viso di Cristo”.
(La storia continua sotto)
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Durante la sua seconda visita in Belgio nel 1995, il papa pregò la Vergine Maria dicendo: “Ti ringraziamo anche, Madre della Grazia divina, per il Re Baldovino, per la sua fede incrollabile e per l'esempio di vita che ha lasciato ai suoi concittadini e a tutta l'Europa. Ti ringraziamo per la forza che ha dimostrato nella difesa dei diritti di Dio e dei diritti dell'uomo e in particolare del diritto alla vita del nascituro. Ho avuto la gioia di conoscere la profondità dello spirito di Re Baldovino, la sua eccezionale e ardente pietà cristocentrica e insieme mariana. Come non ringraziare lo Spirito Santo per ciò che ha compiuto nell'anima del Re defunto? Che grande esempio ci ha lasciato! Che grande esempio ha lasciato ai suoi concittadini!”
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