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La Vocazione di San Matteo del Caravaggio

La Vocazione di San Matteo del Caravaggio

Siamo a Roma, a pochi passi da piazza Navona. Qui si erge una chiesa, denominata San Luigi dei francesi, perché questo tempio sacro rappresenta per la comunità cattolica francese il fulcro della religiosità a Roma. In questa chiesa, in fondo, vicino all’altare maggiore vi è una cappella che conserva la famosa Vocazione di San Matteo (1599-1602), olio su tela, di vaste proporzioni: misura 322 x 340 centimetri. Tela che affascina, che cattura: l’emblema della chiamata dell'esattore Matteo a seguire Cristo e il suo Vangelo. Una conversione, un “cambio di rotta” della propria vita. 

 

Cerchiamo di entrare in questa tela che cattura l’attenzione di migliaia di turisti e di fedeli. Eccolo, è davanti a noi questa sublime opera: all’interno di una ampia stanza, intorno ad un piccolo tavolo quadrato vi sono cinque personaggi. A sinistra, un giovane è chinato su di un tavolo, intento a contare le monete sparse sulla tavola. Ha i capelli folti e scuri che gli coprono parte del viso. La sua attenzione è completamente assorbita dal denaro. Lo sta, avidamente, contando. Alla sua sinistra si trova un uomo più anziano, vestito con un abito pesante. Con la mano sinistra tiene sul naso un paio di occhiali con i quali osserva con attenzione l’attività del giovane. Al centro, frontalmente al piano pittorico, un altro uomo con una folta barba chiara e un copricapo a forma di basco, indica a sinistra e osserva i nuovi entrati. All’estremità opposta del tavolo, a destra, ci sono due adolescenti vestiti da militari. Quello di spalle, seduto su una panca, indossa una divisa scura con le maniche a strisce bianche. Porta un cappello piumato e al fianco sinistro una lunga spada. Il ragazzo seduto di fronte a lui è molto più giovane e indossa una divisa gialla e rossa e un cappello con piume bianche. Tutti e due si voltano incuriositi verso i due uomini entrati da destra. 

 

Ma il personaggio più importante è posto all’estremità del quadro: un raggio di luce - la Vera Luce - squarcia le tenebre in cui i personaggi descritti vivevano fin quando lui, Cristo, non entra nella stanza. Assieme al Cristo, portatore di luce, è Pietro, raffigurato di schiena, con il volto a sinistra e la mano destra indicante uno dei personaggi seduti intorno al tavolo. Cristo, invece, indica chiaramente verso il fondo del quadro, indica Matteo. 


Ancora una volta - come in tutti i quadri del Caravaggio - la narrazione pittorica è tutta incentrata sulla luce e l’ombra, sulle tenebre e la Luce, chiara, forte e prepotente di Dio che può entrare in qualsiasi momento e in qualsiasi uomo, anche il più lontano dalla fede. E’ affascinante, sempre, trovarsi di fronte a questo “trattato di teologia in immagini pittoriche”. In quei tratti, in quei colori, in quelle forme troviamo spiegata cosa vuol dire “vocazione”. E’ “il miracolo” dell’arte.

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