Roma , 30 August, 2024 / 4:00 PM
Nel silenzio assolato di un mattino estivo, che brucia l’ampia piazza senza ombre, si passa nella morbida penombra agitata da un pulviscolo dorato della cattedrale: davanti alla Madonna in trono con il suo Bambino dallo sguardo assorto il tempo e le distanze si annullano, esiste semplicemente un attimo di eternità.
Destato da questa bellezza che sgorga come fonte inesauribile, e si avverte che qui non si è compiuto solo un miracolo d’arte, ma è ed è stato un atto di fede, che il pittore ha voluto non solo rappresentare la Madre di Dio e il Figlio ma ha seguito, in qualche modo, l’atto stesso dell’Incarnazione. Questa è la cattedrale di Massa Marittima, in Toscana, più precisamente nel cuore della Maremma, e la Madonna è quella dipinta da Duccio di Boninsegna nel 1316, un vero tesoro racchiuso in questo edificio, insieme al fonte battesimale del Duecento e l’Arca di San Cerbone , datata al 1324.
Pochi metri di distanza, ed ecco un altro capolavoro attende nel museo di arte sacra, la Maestà di Ambrogio Lorenzetti, datata 1335. Una vertigine coglie il visitatore, che ha voluto intraprendere un percorso diverso, alla scoperta di meraviglie più nascoste in quella Toscana svilita e impoverita dal turismo di massa mordi e fuggi, per cui folle di persone credono di aver fatto esperienza di bellezze uniche al mondo solo per aver posato per un selfie di trenta secondi davanti al David di Michelangelo o sul Ponte Vecchio ingorgato come una strada urbana all’ora di punta.
Per vivere invece una reale e profonda esperienza di viaggio, che si rivela poi in sostanza un pellegrinaggio, ci siamo fatti ispirare da un libro davvero importante e utile nel senso profondo del termine: si tratta di “Dio abita in Toscana”, di Antonio Socci, editto da Rizzoli.
Non a caso il sottotitolo recita: Viaggio nel cuore cristiano dell’identità occidentale. Seguendo appunto il filo rosso di una realtà, ossia di quello che è successo nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento, quando il cristianesimo ha permeato totalmente la civiltà toscana, in ogni suo aspetto, dalle mense alla carità, dai grandi riti alle veglie serali intorno ai focolari domestici, dai castelli, dagli eremi, dai palazzi dei Signori alle torri cittadini, alle case degli artigiani alle edicole ai crocicchi delle strade, agli eremitaggi nascosti tra i boschi. In una stupefacente sequenza qui nascono, si formano, operano schiere di artisti di incomparabile grandezza, e insieme studiosi e intellettuali. E soprattutto santi, santi il cui solo nome fa vibrare l’animo: Caterina e Bernardino, tra i tanti.
Dunque Dio, incarnato nella storia degli uomini, si è incarnato, potremmo dire in modo particolare, nella Toscana di quell’epoca e da lì non se n’è più andato. Un’identità di fede vissuta di un popolo e della sua cultura da cui – in quello straordinario e inspiegabile moltiplicarsi di santi e sante, genialità artistiche e scientifiche – sono scaturiteopere, studi, vicende, scoperte che hanno effettivamente plasmato la civiltà occidentale. Ed è la cifra dello stupore quella che segna ogni incontro, ogni storia, ogni visione di questo viaggio.
Quello a cui invita l’autore è un viaggio attraverso diversi percorsi da Firenze e per Firenze che fa tappa in tante città toscane, segnate dall’inconfondibile matrice cristiana: Pisa, Lucca, Pistoia, Prato, Arezzo, Siena, la spada nella roccia di San Galgano ma anche lo sposalizio di Campiglia d’Orcia, la Maremma, gli Etruschi, pontefici illustri, artisti, matematici e filosofi che hanno lasciato segni indelebili nella storia universale. Luoghi abitati da mistici, poeti, pensatori, mercanti, artisti, banchieri, artigiani e contadini: una fiumana di gente, che a buon diritto si sono guadagnati nel tempo l’etichetta di «maledetti toscani», certo, ma tutti, santi e peccatori, con la stessa fede di fronte a Dio che si è fatto carne ed «è venuto ad abitare in mezzo a noi». Tra tanti giganti la figura più grande di tutti quella di Dante, naturalmente.
Al lettore appare dunque un ritratto inedito della Toscana, universalmente considerato, ormai, una sorta di luna park delle meraviglie, di cui consumare tutto, il più velocemente possibile, paesaggi, monumenti, cibi, vini, che si trasformano in un caleidoscopio turbinante in cui perdersi e rimanere storditi. Questo libro, invece, è un concreto invito a contemplare, a incontrare, a meditare, a conoscere.
Seguendo itinerari disegnati su una terra in cui tutto è espressione della fede cristiana, non solo le opere che ancora oggi catalizzano gli sguardi di milioni di persone, ma le architetture delle città e dei paesi, ma anche i paesaggi, plasmati dalla presenza umana in un connubio miracoloso con la natura, tra campi, vigneti, colline e i cipressi nella sua campagna (sì, tanto per citare, i cipressi di Bolgheri “in duplice filar” di carducciana memoria) .
A proposito di citazioni, il libro di Socci ne è intrecciato, insieme a ricostruzioni storiche, racconti, descrizioni di opere, cenni biografici. Borghi e città, grandiose e universalmente note come Firenze, Siena, Lucca, Pisa, ma anche minuscole pievi e campagne, alla ricerca del bello, del buono e del vero, dalla Maremma alle Alpi Apuane; da Certaldo, il paese di Boccaccio, a Vinci, patria natia di Leonardo, a Cortona dove il Beato Angelico ha lasciato l’Annunciazione. Nel mare di colline della Val d'Orcia “è dolce naufragar” della mente e del corpo. Isole che sembrano sorgere dall’oceano di fantasia come l’Isola di Montecristo, che generazioni di persone hanno conosciuto grazie al romanzo di Dumas, e che è stato luogo di eremiti e di santi, le cui vicende intrecciano realtà e leggenda. Foreste remote e ancestrali, silenzi che le abitano e ci avvolgono e ci parlano, ci ricordano che quei luoghi non sono semplicemente luoghi da visitare e scoprire, ma di cui avvertiamo una nostalgia senza nome, che non sappiamo spiegarci, ma che in realtà ci dicono che questa è anche casa nostra, è qui che ci sono le nostre radici più profonde e più forti.
Antonio Socci, Dio abita in Toscana, Rizzoli Editore, pp. 408, euro 19
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