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Don Tonio Dell’Olio: il "Cantico delle Creature" è uno sguardo nuovo sul creato

Don Tonino Tonino dell'Olio e Papa Francesco

“Tucte, tutte, nessuna creatura esclusa. La natura, sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate, diventa il paradigma plastico del tucte, nella sua diversità, nell'espressione delle differenze, nella declinazione delle sfumature. La natura sembra chiedere, per essere compresa, uno sguardo ampio, inclusivo capace di cogliere sfumature, differenze.

Eppure molta narrazione sembra non confermare questo sguardo: separiamo, poniamo paletti tra ciò che è naturale e ciò che è contronatura (dimenticando l'unica accettazione dotata di senso che è tutto quanto facciamo contro la natura) , tra ciò che è normale da ciò che è anormale, tra cosa (o chi) si avvicina alla media e ciò (o chi) devìa dalla media”: con questo pensiero del presidente della 'Pro Civitate Christiana' di Assisi, don Tonio Dell'Olio , domenica scorsa si è concluso l '82° corso di Studi cristiani con una riflessione incentrata sul 'Cantico delle Creature'. 

 

Per il presidente della 'Pro Civitate Christiana' il Cantico francescano ha un 'respiro' universale': “Non vi è chi non riconosca in Francesco d'Assisi un respiro universale che, pur essendo saldamente ancorato alla fede cristiana, riesce a parlare con autentica libertà ad ogni persona a qualunque fede appartenga. In questo senso il Cantico di frate Sole è l'espressione più alta della parola di lode che proviene da ogni elemento della natura e diventa gratitudine. All'umanità viene richiesto di compiere un'esperienza totalmente immersiva perché non si sente mai soggetto separato dall'insieme della natura perché è stata proprio la mancanza di questa concezione a causare i disastri che oggi ci troviamo a cercare di curare”.

 

In questo 800^ anniversario del Cantico di san Francesco abbiamo chiesto a don Tonio Dell'Olio di raccontarci il motivo della scelta di questo tema francescano, 'Cum tucte le tue creature' : “Il tema francescano, anzi la citazione testuale dal 'Cantico di frate Sole', è stata una felice coincidenza; trovandoci nel tempo dei centenari francescani, abbiamo colto intuitivamente una pregnanza nuova di significati, pur nella essenzialità dell'inciso 'cum tucte le tue creature'. La consapevolezza perfetta della fraternità universale suscita in Francesco d'Assisi l'urgenza della gratitudine e della lode. Crediamo che il tema francescano della fraternità, così come declinato nell'ispirazione di Francesco, merita un supplemento di riflessione, alla luce di quanto può suggerire la sensibilità del nostro tempo, per un contributo fondamentale di conoscenza e rivelazione”.

 

Cosa significa 'Cum tucte le tue creature'?

 “Cum tucte le tue creature significa ‘tutte’ le creature, proprio tutte, nessuna esclusa, a nostro avviso. Questo ci è sembrato lampante, nella congerie di parole, umori, contrapposizioni, distinguo: prima delle differenze, prima delle distinzioni, prima delle separazioni, non possiamo prescindere dalla consapevolezza dell’appartenenza che tutte le comprende. Ci chiediamo ‘chi siamo noi’ per mettere confini, per creare steccati, per segregare, per sopprimere l’abbondanza di forme che invece ci stupisce e ci anticipa, diremmo provvidenzialmente”.

 

In quale modo custodire la natura ‘cum tucte le sue creature’?

“Custodire la natura ‘cum tucte’ le sue creature è il principio sotteso, regolatore della natura, e quindi dell’ambiente in cui ci è dato di esistere, appunto come legge naturale, assolutamente possibile. Se solo ci rendessimo disponibili a tenerne conto, ad averne rispetto. Oggi recuperare la capacità di custodia di tutte le creature è un imperativo dell’umano, indifferibile davanti all’incombere di azioni e progetti forieri di distruzione e morte. E’ ormai un dato confermato dal rigore scientifico e sta diventando un dato di esperienza nelle vite di noi abitanti del mondo. 

 

L’eliminazione di una sola specie, vegetale o animale che sia, produce inevitabilmente uno squilibrio ad effetto domino nella dinamica della biologia e delle interazioni dell’ecosistema. “Tutte” le creature hanno un valore ed un senso in relazione al tutto della vita sul nostro pianeta. Sacrificarne in parte è sacrificare la vita stessa del nostro pianeta. Acquisire consapevolezza del dato deve significare ‘decidere’ azioni umane nuove di compatibilità e quindi anche scelte di senso opposto a quanto fatto finora”.  

 

Quale è lo sguardo che la Sacra Scrittura offre sulla natura?

“La Sacra Scrittura propone uno sguardo inequivoco sulla natura: compagna, nutrimento, sollievo, mistero e meraviglia per l’umanità. Tutta la narrazione biblica è affrescata sullo sfondo di paesaggi nitidi di descrizioni ambientali e punteggiati dalla presenza ed anche dal protagonismo di animali domestici o di fiere, di piante descritte puntualmente, nonostante la prevalenza del deserto o del mare di Galilea.   

 

Almeno 68 sono le citazioni di specie di piante e oltre 70 solo le varietà spinose nella Bibbia, e tutte significative nell’economia del racconto, mai orpello inerte o vezzo descrittivo. Le piante sono oggetto non solo di interesse materiale come cibo e bevanda, ma strumenti per esprimere pensieri, emozioni, significati allegorici per esprimere considerazioni spirituali, messaggi religiosi, ecologici, culturali. Piante come simbolo di fertilità, di immortalità, di sapienza”.  

 

Perché la Cittadella di Assisi ha scelto di essere un luogo ‘Laudato Sì’?

“La Cittadella di Assisi ha scelto di definire un luogo 'Laudato sì', con slancio e sete di liberazione, alla luce della riflessione provocata dall'enciclica di papa Francesco, che abbiamo accolto con determinazione e di cui vogliamo informare le nostre azioni, incontro al cambiamento d'epoca, di cui vogliamo essere protagonisti. In continuità con le indicazioni di rotta del Concilio Vaticano II, di cui la Cittadella è stata fedele testimone ha scelto di assumere il 'Laudato sì' anche nel nome, a caratterizzare con un segno visibile la propria identità più autentica.  

 

Essere un luogo 'Laudato sì' significa non solo (e non più) uno spazio di gratitudine e di lode al dono della Vita, uno stile di sobrietà felice e di cordiale ospitalità, di “convivialità delle differenze”, secondo la felice espressione di mons . Tonino Bello vescovo, scelta instancabile della pace sempre, impegno e pratica della nonviolenza, ma è anche sfida nel concreto impegno e partecipazione alla conversione, finalmente, del modello economico e civile, luogo che effettivamente contribuisce nella ricerca e nell'ascolto, nel confronto delle intelligenze, nell'accoglienza di tutte le fragilità, ad ospitare la Speranza di un futuro possibile, per la vita sempre nuova”.   

(La storia continua sotto)

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