venerdì, novembre 22, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

La Chiesa in Asia, la crisi dimenticata del Myanmar

La chiesa di Mandalay che è stata distrutta in Myanmar

C’è stato un periodo che Papa Francesco faceva sempre riferimento al dramma dei Rohingya, il popolo musulmano che non trovava asilo, e che veniva disperso tra Myanmar e Bangladesh. Ed era anche il periodo in cui il Myanmar sembrava essersi ristabilizzato, quando i militari avevano aperto anche al ritorno di Aun San Suu Kyi, divenuta poi primo ministro. Santa Sede e Myanmar avevano così aperto piene relazioni diplomatiche, Papa Francesco ha visitato il Paese nel 2017, ascoltando i consigli del Cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e profondo conoscitore del Paese. Ma quello è un tempo lontano.

Aun San Suu Kyi è ritornata in carcere, i militari hanno ripreso a guidare il Paese con il pugno duro, e il Cardinale Bo, insieme ai vescovi del Paese, è una voce solitaria, quasi inascoltata con i suoi appelli di pace. Qualche tempo fa, fece scalpore la foto di una suora che con coraggio si mise in ginocchio davanti ai militari in tenuta anti-sommossa. Ed è, tuttora, quella l’immagine di una Chiesa che non si arrende, ma che comunque viene messa sotto attacco.

Nel suo ultimo messaggio pasquale, il Cardinale Bo, nella sua funzione di presidente della Conferenza Episcopale del Myanmar, ha chiesto di “inginocchiarsi in segno di solidarietà, implorando l’Onnipotente di dissipare l’oscurità del conflitto e inaugurare una nuova alba di speranza e armonia”.

Il conflitto civile in Birmania è iniziato nel 2021, e il Cardinale lo ha ripercorso nel messaggio, concludendo poi: "Di fronte ai conflitti e ai problemi che vive oggi il mondo, ravviviamo la nostra speranza confidando in Cristo risorto, che ha vinto la morte e ci ha donato la vera vita. Questa speranza genera luce alla vita, supera lo scoraggiamento, genera solidarietà e contrasta tutti i semi di violenza che una cultura dell’indifferenza e del confronto semina nelle nostre società e prepara il terreno alle guerre".

In questi ultimi mesi, si è aggravata la situazione umanitaria in Myanmar: più di 2,6 milioni di persone sono fuggite dalle loro case, e 18,6 milioni di persone, quasi un terzo della popolazione – necessitano di assistenza umanitaria. L’inflazione dei beni di prima necessità non aiuta, e così un quarto della popolazione affronta fame e malattie a causa del collasso del sistema sanitario.

Poi ci sono problemi strutturali.

Nemmeno le strutture della Caritas possono fare qualcosa, considerando che l’esercito limita la fornitura di aiuti internazionali nel Paese e il “Piano di Risposta per il Myanmar” delle Nazioni Unite, redatto nel 2023, ha raggiunto solo un terzo dei finanziamenti richiesti, e mancano ancora 600 milioni di dollari perché il fondo sia completo.

E continua, anche se non se ne parla più, il dramma dei Rohingya, e circa 600 mila di loro si trovano oggi nello Stato di Rakhine, privi di diritti fondamentali come cittadinanza, libertà di movimento e accesso alle risorse e ai servizi essenziali.

In questo clima, la Chiesa è un bersaglio, e le chiese sono un obiettivo, prese spesso di mira tra i militari. Tra l’11 e il 12 maggio sono state bombardate una chiesa cattolica e una chiesa battista nel villaggio di Lungtak, nello stato occidentale del Chin, a maggioranza cristiana (lo è l’86 per cento della popolazione) e dove combattono contro la giunta militare diversi gruppi armati etnici tra cui l’esercito nazionale Chin e l’esercito rivoluzionario Zomi.

L’attacco alle chiese è deliberato, e serve a infliggere traumi psicologici, dato che la popolazione spesso trova rifugio proprio in chiesa.

Nel novembre 2023 è stato bombardato il complesso della cattedrale del Cristo Re di Loikaw, nello Satto di Kayah. I militari hanno installato la loro base nella cattedrale, e così il vescovo Celso Ba Shwe, e 82 persone tra sacerdoti, religiosi e personale sono stati costretti a lasciare la struttura.

Il 15 gennaio, poi, è stata messa letteralmente a fuoco la storica chiesa cattolica del villaggio di Chan Thar, nel distretto di Shwe Bo (regione di Sagaing).

La chiesa, situata nella diocesi di Mandalay, era un segno di tolleranza religiosa. I missionari cattolici sono arrivati a Mandalay 500 anni fa, il villaggio di Chan Thar è compsto da discendenti cattolici portoghese, e non è un caso che sia stato già incendiato quattro volte.

In particolare, la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione è stata costruita nel 1894 e ha 129 anni,

Il 31 dicembre scorso, il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, aveva dedicato il suo messaggio di fine anno per lanciare un appello di pace al Paese. Rivolgendosi a tutti gli attori in campo, all'esercito, alla Sac (la giunta militare attualmente al governo), al Governo di unità Nazionale (Nug) e alle Forze di Difesa popolare (Pdf). In particolare, il Cardinale aveva chiesto di dichiarare di "comune accordo" "il mese di gennaio come il mese del cessate il fuoco".

 

(4-continua)

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