Roma, 12 July, 2024 / 4:04 PM
Bambini che pascolano le pecore in terre desolate e capita loro di incontrare una Bella Signora; soldati di ventura e cavalieri vaganti da una guerra all'altra che abbandonano vanghe e fucili, per mettersi a curare feriti e moribondi. Ragazze malate, eremite, missionarie, un seminarista che piuttosto che togliersi la vita preferisce affrontare la morte, una bambina ridotta in schiavitù che riceve la libertà dopo anni di sofferenze e di soprusi, per decidere poi di farsi suora…. Sono alcuni dei protagonisti di vite diventate straordinarie, segno concreto della presenza di Dio all’interno della storia e di cui leggiamo in “60 colori della Grazia”, edito da Ares, un libro che propone un viaggio tra le biografie (note e meno note) di donne e uomini che hanno seguito Dio, senza condizioni, con la loro umanità spesso ferita, ma capaci di offrirsi senza limiti. Sessanta medaglioni scritti da Antonio Tarallo per L'Osservatore Romano, e ora raccolti nel volume di cui parliamo, nei quali viene evidenziata proprio l'umanità dei santi: persone dotate di “sfumature”, peculiarità, nel vivere e comunicare il Vangelo; persone assolutamente normale, proprio come noi. Non si tratta di un sequel di “santini”, ma di brevi e intensi ritratti di persone che parlano a noi, attraverso i secoli, e ci appaiono più vicini di quanto si potrebbe pensare. Storie eccezionali ma vissute nel quotidiano, perché la santità non è una cosa eccezionale, ma davvero tutti siamo invitati ad essere santi. Inoltre, e in questo il disegno provvidenziale mostra tutta la sua grandezza e la sua “modalità” di proporre e mostrare strade ben diverse dalle nostre, alla santità sono chiamati uomini e donne che a prima vista sembrano tutti fuorché modelli di perfezione umana e, appunto , di santità. Davvero Dio scrive diritto sulle sue righe, come diceva un'altra, grandissima donna, Madre Teresa di Calcutta.
Nella prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi, biblista, teologo, ebraista, presidente emerito del Pontificio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, si legge che “la vera santità non è isolazionismo ma esempio e presenza. Non è la celebrazione dell'eroismo impossibile, ma lo stimolo a raggiungere la vetta aperta a tutti. Anche quando è racchiuso in un monastero posto in cima a un monte o è isolato nel deserto egiziano, il santo vuole diramare la sua luce, vuole fecondare l'aridità del mondo, vuole testimoniare e condividere la sua gioia e il suo amore”.
L'autore, dunque, presenta una “galleria” di ritratti, anzi, possiamo raccontare con più precisione, di storie che sono appassionanti perché, appunto, rispondono al desiderio, insopprimibile, di ascoltare la narrazione di vicende coinvolgenti, che trasformano la quotidianità in chiamata e dopo nulla sarà più lo stesso. La grandezza di questi santi risiede, soprattutto, nel fatto che non hanno opposto resistenza, a questa chiamata, hanno detto “eccomi”, non sempre con il cuore leggero, non sempre riuscendo a capire quello che stava succedendo, e qual era la volontà del Signore, ma rispondendo appunto un sì di abbandono, di fiducia.
Un giornalista e radioamatore, come padre Massimiliano Kolbe, rispondendo a questa chiamata, riesce a trovare la forza, il coraggio grandioso di offrire la sua vita al posto di quella di un padre di famiglia ad Auschwitz, di offrire la sua vita a testimonianza dell'amore di Dio là dove invece l'inferno si è reso voragine spalancata, concreta nella storia. E quando vengono raccontate al lettore le imprese dei santi sociali dell'Ottocento, a Torino, come San Leonardo Murialdo o san Giovanni Bosco, non si riesce a non essere stupiti dinanzi al fatto che dal nulla hanno creato grandi realtà comunitarie, di accoglienza, di carità, di educazione, che hanno messo radici e fruttificato in tutto il mondo. I santi, poi, da sempre hanno ispirato artisti di tutti i tempi. Tanto è vero che spesso la santità diviene poesia, come scrive nella sua presentazione del volume, Andrea Monda, direttore dell'Osservatore. Per questo nella sua carrellata Tarallo, che d'altra parte possiede una profonda conoscenza della letteratura e una sensibilità creativa espressa in tanti testi e interventi, cita spesso poeti e scrittori, come Giovanni Pascoli, Pier Paolo Pasolini, Nazim Hikmet, ispirati, appunto, dalle esistenze toccate dalla santità in ogni tempo.
Antonio Tarallo, 60 colori della Grazia, Edizioni Ares, pp.188, 15 euro
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