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Papa Francesco, “Le Chiese orientali oggi sono Chiese martiriali”

Papa Francesco incontra i membri della ROACO, Palazzo Apostolico Vaticano, 27 giugno 2024

Si parlava già nella Ecclesia In Medio Oriente di un esodo nascosto dei cristiani del Medio Oriente. Era il periodo pre-Isis. Ma oggi le crisi si sono moltiplicate: non solo il Medio Oriente, ma anche la martoriata ucraina e persino la situazione dei rifugiati in Nagorno Karabakh dopo la pace dolorosa che ha fatto perdere il controllo di alcuni territori con monasteri storici all’etnia armena. Di tutto questo si è parlato durante l’incontro della ROACO, la Riunione Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, e Papa Francesco, nell’incontrare i partecipanti, non manca di menzionare alcuna delle sfide, notando che i cristiani di Oriente sono in fuga “oggi come mai prima”. E le Chiese orientali sono oggi diventate “Chiese Martiriali”.

La R.O.A.C.O. (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali) è un Comitato che riunisce tutte insieme le Agenzie-Opere di vari Paesi del mondo, che s'impegnano al sostegno finanziario in vari settori, dall'edilizia per i luoghi di culto, alle borse di studio, dalle istituzioni educative e scolastiche a quelle dedite  all'assistenza socio-sanitaria. È presieduta dal Prefetto della Congregazione, ed ha come Vice-Presidente il Segretario del Dicastero. Oltre alla C.N.E.W.A. (Catholic Near East Welfare Association) (Stati Uniti d’America), approvata da papa Pio XI nel 1928, e alla Pontificia Missione per la Palestina (Stati Uniti d’America), creata nel 1949, ne fanno parte Agenzie che raccolgono aiuti in Germania, Francia, Svizzera, Paesi Bassi e Austria.

Nel suo incontro, Papa Francesco fa un riferimento preciso alle Chiese orientali che sono “in piena comunione con il successore dell’Apostolo Pietro”, le quali “arricchiscono la comunione cattolica con la grandezza della loro storia”, ma che hanno una “bellezza ferita”, al punto da essere diventate “Chiese martiriali”.

E il Papa le elenca, queste Chiese martiriali: quelle di Terrasanta, di Ucraina, Libano e Medio Oriente in Generale, Caucaso e Tigray.

Papa Francesco chiede “con il cuore in mano” ai membri della ROACO di “di continuare a sostenere le Chiese orientali cattoliche, aiutandole, in questi tempi drammatici, ad essere fortemente radicate nel Vangelo”, ringrazia per il lavoro delle Opere che sono “evangelizzatori, partecipi della missione della Chiesa, portatori dell’amore di Gesù”, con un lavoro spesso invisibile, che però “è gradito agli occhi di Dio”, perché i semi che piantano “nei terreni inquinati dall’odio e dalla guerra germoglieranno, ne sono sicuro”, e “saranno profezia di un mondo diverso, che non crede alla legge del più forte, ma alla forza di una pace non armata”.

Papa Francesco, quindi, entra nei temi della riunione. Prima di tutto, la Terrasanta, lì dove tutto è iniziato, e dove oggi “i fedeli di tutto il mondo sono chiamati a far sentire la loro vicinanza; e a incoraggiare i cristiani, lì e nell’intero Medio Oriente, ad essere più forti della tentazione di abbandonare le loro terre, dilaniate dai conflitti”.

Il Papa pensa al fatto che la Terrasanta “si sta spopolando di cristiani”, e lancia un appello: “A chi alimenta la spirale dei conflitti e ne trae ricavi e vantaggi, ripeto: fermatevi! Fermatevi, perché la violenza non porterà mai la pace. È urgente cessare il fuoco, incontrarsi e dialogare per consentire la convivenza di popoli diversi, unica via possibile per un futuro stabile”.

Papa Francesco ribadisce che con la guerra, “avventura insensata e inconcludente”, nessuno sarà vincitore, ma “tutti saranno sconfitti”, e chiede di ascoltare quanti soffrono le conseguenze della guerra, ma anche il grido “dei giovani, della gente comune e dei popoli, che sono stanchi delle retoriche belliciste, degli sterili ritornelli che incolpano sempre gli altri dividendo il mondo in buoni e cattivi, di leader che fanno fatica a mettersi attorno a un tavolo per trovare mediazioni e favorire soluzioni”.

Il Papa poi guarda alla situazione della “martoriata Ucraina” e auspica che “si aprano spiragli di pace per quella cara popolazione, vengano liberati i prigionieri di guerra e rimpatriati i bambini”.

Infine, la situazione umanitaria degli sfollati nella regione del Karabakh.  Papa Francesco ringrazia per tutto quello che si è fatto “per accogliere chi soffre”.

Papa Francesco denuncia poi: “Oggi tanti cristiani d’Oriente, forse come mai prima, sono in fuga da conflitti o migrano in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliori: moltissimi, perciò, vivono in diaspora”.

Il Papa poi apprezza le sessioni di lavoro sulla cura pastorale degli orientali che risiedono fuori dal loro territorio, tema “importante” proprio perché “alcune Chiese, a causa delle massicce migrazioni degli ultimi decenni, annoverano la maggior parte dei fedeli fuori dal loro territorio tradizionale, dove la cura pastorale è spesso scarsa per la mancanza di sacerdoti, di strutture e di conoscenze adeguate”.

Succede così che “chi ha già dovuto lasciare la propria terra rischia di trovarsi depauperato anche dell’identità religiosa; e con il passare delle generazioni si smarrisce il patrimonio spirituale orientale, ricchezza imperdibile per la Chiesa cattolica”.

Il Papa si dice dunque grato “alle diocesi latine che accolgono fedeli orientali e rispettano le loro tradizioni” e invita “a prendersi cura di loro, perché questi fratelli e sorelle possano mantenere vivi e saldi i loro riti”.

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