Roma, 21 June, 2024 / 2:00 PM
Nella Basilica di San Giovanni in Laterano si è svolta oggi la sessione di chiusura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù, la fama di santità e dei segni della Serva di Dio Chiara Corbella, laica e madre di famiglia.
La cerimonia è stata presieduta dal vescovo Baldassare Reina, vicegerente della Diocesi di Roma, alla presenza dei familiari di Chiara Corbella.
La causa era stata avviata il 21 settembre 2018 dal Cardinale Angelo De Donatis, allora Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma.
Chiara era una giovane ragazza romana che, per proteggere il figlio che portava in grembo, ha rimandato le terapie per curare un cancro. Una scelta - abbracciata senza avere dubbi - che ha salvato il piccolo, ma che è costata la vita alla giovane mamma, morta a Roma il 13 giugno 2012.
“E’ un giorno di gioia per tutta la Chiesa e per la Chiesa di Roma in particolare. Ringraziamo il Signore - ha detto aprendo la celebrazione il Vescovo Baldassare Reina - sia per il dono della vita di Chiara, sia per il dono della santità. Questo momento può sembrare formale ma è un momento di Chiesa. Siamo qui per contemplare un germoglio, un seme di santità che il buon Dio ha deposto nel cuore di Chiara e noi oggi appunto lo contempliamo. Ringraziamo il Signore per questa nostra sorella, e affidiamo al Dicastero delle Cause dei Santi il lavoro fatto al livello diocesano. Ci impegniamo a imitare Chiara, perché tutti siamo chiamati alla santità: nella vita di tutti i giorni, nelle difficoltà, nei problemi, nelle malattie. Chiara ci insegna, insieme ad una schiera infinita di uomini e donne, che la santità è una via possibile, ed è l’unica via che rende felici, e allora gustiamo questo momento”.
“La storia della Chiesa – ha aggiunto Monsignor Reina - è costellata di figure che hanno lasciato una scia luminosa dietro di loro, tra essi spicca Chiara Corbella Petrillo. La causa diocesana è durata circa 6 anni. Possiamo valutarlo come un tempo non troppo lungo e non troppo breve, soprattutto considerato che ci si è confrontati anche con la pandemia, ma sicuramente un tempo adeguato per permettere al nostro tribunale diocesano di raccogliere nella maniera più completa le prove relative alla Serva di Dio, di cui la Chiesa ha bisogno per esprimere un giudizio circa l’esercizio delle sue virtù cristiane, e soprattutto la sua fama di santità. Durante il lavoro del tribunale c’è stato un continuo diffondersi della fama di santità di Chiara. I fedeli avvertono che Chiara è l’amica di Dio, testimone eloquente della fede, compagna di viaggio nell’itinerario della vita, una sorella che intercede presso Dio per tante necessità. Questo sensus fidei non è altro che una manifestazione dello Spirito Santo che agisce nel cuore di ogni battezzato”.
“Se leggiamo la vita di Chiara con una logica umana – ha concluso il Vicegerente di Roma - sarebbe assimilabile ad una tragedia, sostenuta dalla fede e dall’amore sponsale l’esperienza della sofferenza si muta in Chiara in esperienza di vita eterna, dai toni decisamente pasquali. Riconosciamo nel suo modo di rispondere agli eventi dei chiari segni di risurrezione e perciò segni di piena appartenenza a Cristo. Chiara sceglie di custodire la vita del figlio, Francesco, non rifiuta le cure per sé ma le rimanda a quando non potranno più danneggiare il frutto del suo grembo e porta a termine la gravidanza. Chiara porta a termine la scalata per elevarsi dal dolore alla celebrazione pasquale, non serena ma felice. La sua malattia accettata in obbedienza alla volontà di Dio diventa condizione possibile per andare in Paradiso. E’ la vittoria definitiva che smaschera l’inganno della morte”.
“Chiara ci ha rivelato che Dio è un Dio felice, quando ho visto morire Chiara l’ho vista morire felice. E credo che anche Gesù sulla croce sia morto felice come Chiara. Attraverso Chiara possiamo vedere la dolcezza di Dio. Quando chiesi a Chiara se la croce fosse davvero dolce, lei mi rispose di sì”, le parole di Enrico – marito di Chiara – al termine della celebrazione in Laterano.
Tutti i documenti riguardanti l’inchiesta diocesana saranno ora trasferiti al Dicastero delle Cause dei Santi.
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