Carpi, 19 May, 2024 / 10:00 AM
La Pentecoste celebra la terza Persona della Santissima Trinità, lo Spirito Santo. Gesù, prima di lasciare questo mondo, cioè prima della sua morte, annuncia, con parole singolari, la venuta dello Spirito Santo: “E’ meglio per voi che io me ne vada” (Gv. 16.7). I discepoli nella dichiarazione del Maestro colgono solo l’aspetto della separazione, che suscita in loro un sentimento di tristezza. Possiamo ben immaginare le obiezioni degli apostoli: “Ma come! Tu sei venuto per salvarci, per essere la nostra guida; tu che ti sei dichiarato nostro amico ora vuoi andartene?”.
Gesù, per tranquillizzare i suoi, spiega il motivo per il quale deve “andarsene”: “Se non me ne vado non verrà a voi il Consolatore, ma se me ne vado, ve lo invierò”. Con queste parole, Egli afferma che la sua partenza sarà un vantaggio per i suoi amici perché renderà possibile l’invio del Paraclito, cioè del Consolatore (sono nomi diversi dello Spirito Santo), il quale ha la missione di rendere presente Cristo. Gesù, infatti, fa una promessa: Non vi lascerò orfani; io torno a voi (14.18); Vado, ma torno a voi (14.28).
Lo Spirito Santo, dunque, è Qualcuno del tutto simile a Cristo il quale prenderà il suo posto, ma non si sostituirà a Lui in quanto ha il compito di rendere contemporaneo Cristo ad ogni generazione che si succederà sulla terra. Una contemporaneità non più secondo la carne, ma secondo lo Spirito, come “dolce ospite dell’anima”. Lo Spirito appare tutto in funzione di Gesù. Non ha un vangelo suo da annunciare. Non è un “concorrente” di Cristo.
Lo Spirito Santo, oltre a rendere presente Cristo, ha anche la missione di portare a compimento l’opera da Lui iniziata, in quanto ha il compito di guidare i discepoli alla conoscenza di “tutta la verità”. Grazie allo Spirito Santo il discepolo ha la possibilità di comprendere, approfondire, assimilare e vivere le parole di Gesù. Lo Spirito ci dice che tutto quello che Gesù ha insegnato, quando era in mezzo agli uomini, non è arida dottrina, ma legge di vita. Ci insegna che il Vangelo non è un testo di studio, ma è codice esistenziale, segnaletica per una vita nuova, via per l’eternità. Solo accogliendo la parola di Cristo si vive nella verità perché essa si identifica con “conoscere” la verità è sapere Gesù Cristo. Dire vero e dire falso significa, in ultima analisi, dire come Gesù o difforme da Gesù.
Ma la missione dello Spirito Santo non si ferma qui. Egli è inviato dal Padre e da Cristo ai discepoli perché essi siano in grado di affrontare l’ostilità e la persecuzione da parte del mondo. Quando queste situazioni si manifesteranno i discepoli subiranno lo scandalo, saranno portati a rinnegare la loro fede, conosceranno il dubbio, lo scoraggiamento, lo smarrimento interiore. La Spirito Santo avrà il compito, non solo di infondere coraggio e fortezza, ma di mostrare che l’ostilità del mondo nei confronti di Cristo, nonostante possa essere diffusa, in realtà è inconsistente. Infatti, il Signore risorgendo dai morti ha sottomesso a sé tutte le cose. Pertanto, lo Spirito fa comprendere ai cristiani la grazia e la bellezza di essere discepoli, fa conoscere l’autenticità e la verità del messaggio di Cristo ed il valore della salvezza da Lui portata.
Da ultimo, lo Spirito Santo ha la missione di difendere Cristo dalle nostre deformazioni, dalle nostre contraffazioni, dalla tendenza, sempre ricorrente, di inventare un Cristo conforme alla nostra sapienza, di ridurlo a nostra misura, dimenticando che siamo noi a dover essere misurati su di Lui perché Lui è l’uomo vero, il modello sul quale siamo stati creati. Il dono dello Spirito Santo, in definitiva, ridona dignità all’uomo perché svela all’uomo la sua appartenenza a Cristo, ed in Lui la sua elevazione a figlio di Dio. Preghiamo, dunque: “Vieni Santo Spirito e riempi i nostri cuori della tua visita”.
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