Hanoi, 17 April, 2024 / 2:00 PM
Tre celebrazioni, ad Ho Chi Minh, a Phu Cam e ad Hanoi, sono state il culmine del viaggio che l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, ha compiuto in Vietnam. Era la prima volta che un officiale vaticano di rango così elevato si recava in Vietnam, ed è il segno che ormai si sta andando spediti verso le piene relazioni diplomatiche, anche se i problemi restano vivi.
Quello delle relazioni diplomatiche è un passo importante e necessario. Perlomeno, necessario se si vuole che il Papa possa allungare il viaggio in Asia di un paio di giorni per diventare il primo pontefice a visitare il Vietnam. Si potrebbe, è vero, gestire il tutto anche senza le piene relazioni diplomatiche, e con il solo rappresentante della Santa Sede residente. Questo, però, creerebbe un precedente difficile da gestire, specialmente in considerazione degli inviti cinesi che accetterebbero di buon grado una visita del Papa, ma che ancora sembrano riluttanti all’idea di avviare i procedimenti per le relazioni diplomatiche, o perlomeno di un rappresentante della Santa Sede residente a Pechino, come richiesto a più riprese dal Cardinale Pietro Parolin.
Superato comunque, almeno formalmente lo scoglio della libertà religiosa – sempre complesso nei Paesi socialisti – e andati avanti i dialoghi bilaterali, la Chiesa in Vietnam spera che il moltiplicarsi di visite vaticane posso finalmente buttare giù quel muro invisibile tra il socialismo e la fede, che era stato eretto nel 1975, anno in cui le relazioni diplomatiche furono formalmente interrotte. Non a caso, nel suo indirizzo di saluto prima della messa, l'arcivescovo Vu Van Thien si è detto convinto che questa visita avrà un impatto positivo sulla vita di fede della comunità cattolica locale e aprirà un nuovo capitolo nelle relazioni tra i due Paesi.
Quella del Vietnam è una chiesa piccola, ma significativa, con 7 milioni di fedeli molto impegnati nella vita sociale, una Caritas attivissima riaperta nel 2008 e l’esempio di santi martiri come il cardiale Van Thuan. L’arcivescovo Gallagher la ha descritta come una Chiesa di “pietre vive” nella cattedrale di San Giuseppe di Hanoi, dicendosi colpito dalla testimonianza dei fedeli.
Fedeli che erano accorsi in massa, molti laici insieme a sacerdoti, religiosi e vescovi, a partecipare alla messa presieduta dell’arcivescovo Gallagher e concelebrata dall’arcivescovo Marek Zalewski, da dicembre rappresentante residente della Santa Sede in Vietnam, insieme al cardinale Peter Nguyen Van Nhon, arcivescovo emerito di Hanoi.
Gallagher era arrivato il 9 aprile, e aveva avuto incontri con il ministro degli Esteri Bui Than Son, ma anche il primo ministro Phan Minh Chin. Quindi, ha incontrato anche la Conferenza Episcopale del Paese, per affrontare i problemi ancora vivi.
Gallagher ha affermato che grazie alla presenza di un rappresentante residente ad Hanoi, la Chiesa Cattolica potrà dare un contributo ancora più grande. Anzi, Gallagher auspica il rafforzamento del meccanismo di dialogo avuto fino ad oggi, mentre si attende di fissare la data per il prossimo incontro congiunto Vietnam – Santa Sede.
La visita di Gallagher non è stata solo diplomatica. L’arcivescovo è stato anche al National Children Hospital, il grande ospedale pediatrico di Hanoi che fin dal 2005 ha in atto un programma di collaborazione con l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, e ha fatto visita alla diocesi di Hue, dove si trova nel santuario mariano nazionale di La Vang.
L’arcivescovo è andato ad incoraggiare una popolazione che sta ora vivendo un momento positivo, ma che deve ancora risolvere diversi problemi. In generale, il Vietnam è ancora un Paese guidato da un partito comunista sul sostrato ideologico della dottrina marxista leninista. E così, i cattolici sono ancora “cittadini di seconda classe”, e a loro non è consentito di partecipare in alcuni settori particolari come la sicurezza, l’aviazione e la polizia, mentre possono arruolarsi nell’esercito, ma non possono mai raggiungere il grado di generale.
Le organizzazioni religiose e le parrocchie non sono considerate persone giuridiche, e non possono aprire conti correnti e ricevere e trasferire il denaro, cosa che rende la Chiesa cattolica ancora limitata nella pratica delle opere caritative e sociali, comprese l’istruzione e l’assistenza sanitaria.
In effetti, l'articolo 55 della Legge sulle fedi e le religioni prevede solo in una frase che le organizzazioni religiose possao partecipare ad attività di istruzione, formazione, assistenza sanitaria, protezione sociale, beneficenza e umanitarie “secondo le disposizioni di legge”, ma non ci sono istruzioni al riguardo.
Il Decreto 162/2017/ND-CP è lungo e presenta molte disposizioni, in particolare le procedure per la "gestione delle violazioni" e lo "scioglimento" delle organizzazioni religiose, ma non esiste alcuna disposizione che guidi le organizzazioni religiose all'attuazione dell'articolo 55.
Dopo un periodo di attuazione pieno di problemi, il Governo ha emanato il decreto 95/2017/ND-CP che è appena entrato in vigore il 31 marzo 2024 per sostituire il decreto 162/2017/ND-CP. In quel decreto, tuttavia, non sono menzionati gli enti di beneficenza, beneficenza, attività educative e mediche desiderate dalle religioni.
Attualmente, esiste un solo "Hoa Binh Vocational College nella diocesi di Xuan Loc" che è una struttura educativa cattolica e si ferma solo al livello di formazione professionale in collaborazione con partner giapponesi. Le restanti organizzazioni religiose possono tenere solo lezioni d'amore per i bambini di strada e vengono sempre notate e monitorate.
Sono tutte questioni da affrontare in un eventuale allacciamento delle relazioni diplomatiche, che prevederebbero anche un accordo per definire la persona giuridica della Chiesa nel Paese.
Per quello, sembra che un viaggio di Papa Francesco possa essere ancora lontano, in queste condizioni. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è invece pronto ad andare, tornando in un Paese in cui è stato già da sottosegretario per i rapporti con gli Stati.
Riguardo una visita del Papa, Gallagher ha detto ad una tv locale che il problema “non è se il Papa verrà, ma quando verrà”. Forse, dunque, non subito.
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