Città del Vaticano , 10 April, 2024 / 9:15 AM
In Piazza San Pietro il Papa, continuando il ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù”, incentra la sua riflessione sul tema "La fortezza", la terza delle virtù cardinali. "Ecco, dunque, la più combattiva delle virtù", dice Francesco.
Per gli antichi è “appetito irascibile”. "Il pensiero antico non ha immaginato un uomo senza passioni: sarebbe un sasso - spiega il Papa -un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile. Gesù non è un Dio diafano e asettico, che non conosce le emozioni umane. Al contrario. Davanti alla morte dell’amico Lazzaro scoppia in pianto".
Gli antichi riconoscevano nella virtù della fortezza un duplice andamento, uno passivo, l’altro attivo. "Il primo è rivolto dentro noi stessi. Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere, che vanno sotto il nome di ansia, di angoscia, di paura, di colpa: tutte forze che si agitano nel nostro intimo e che in qualche situazione ci paralizzano. Quanti lottatori soccombono prima ancora di iniziare la sfida! La fortezza è una vittoria anzitutto contro noi stessi", dice Papa Francesco.
"E poi c’è il secondo movimento della virtù della fortezza, questa volta di natura più attiva. Oltre alle prove interne, ci sono nemici esterni, che sono le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà che non ci aspettavamo e che ci sorprendono. Infatti, noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La fortezza allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano", aggiunge il Pontefice nella catechesi.
"La fortezza è una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo", continua il Papa.
"La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un “no” secco a tutto questo. Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. No al male e no all'indifferenza, si al cammino che ci fa progredire nella vita", questa la conclusione di Papa Francesco.
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