Città del Vaticano , 11 April, 2015 / 1:00 AM
“Non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione”. Tuttavia c’è un’“indubbia diminuzione quantitativa” dei religiosi che rende “più urgente il compito della formazione, una formazione che plasmi davvero nel cuore dei giovani il cuore di Gesù, finché abbiano i suoi stessi sentimenti”. Sono le parole di Papa Francesco a conclusione del convegno dei formatori degli ordini religiosi, tenuto in questi giorni a Roma nell’ambito delle attività dell’Anno per la vita Consacrata.
Il Papa Gesuita ribadisce che “è bella la vita consacrata, è uno dei tesori più preziosi della Chiesa” ed “è bello esserne formatori, perché è un privilegio” e in questo “ministero”, nella “vostra missione” c’è il compito urgente di far passare questa bellezza. “Non siete soltanto “maestri” – spiega il Papa -; siete soprattutto testimoni della sequela di Cristo nel vostro proprio carisma. E questo si può fare se ogni giorno si riscopre con gioia di essere discepoli di Gesù. Da qui deriva anche l’esigenza di curare sempre la vostra stessa formazione personale, a partire dall’amicizia forte con l’unico Maestro”.
C’è qualche nota di autobiografico nel discorso del Papa, lui stesso professore ai tempi di Buenos Aires: “A volte si può sentire questo servizio come un peso, come se ci sottraesse a qualcosa di più importante. Ma questo è un inganno, è una tentazione”.
Per i religiosi infatti, certamente “è importante la missione, ma è altrettanto importante formare alla missione, alla passione dell’annuncio, dell’andare ovunque, in ogni periferia, per dire a tutti l’amore di Gesù Cristo, specialmente ai lontani, raccontarlo ai piccoli e ai poveri, e lasciarsi anche evangelizzare da loro. Tutto questo richiede basi solide, una struttura cristiana della personalità che oggi le stesse famiglie raramente sanno dare. E questo aumenta la vostra responsabilità”.
Sono necessari “tempo ed energie”, “servizio umile e discreto”, ma anche un “cuore grande per i giovani, per formare in essi cuori grandi, capaci di accogliere tutti, cuori ricchi di misericordia, pieni di tenerezza” per far sperimentare la bellezza di “una vita obbediente, grande fecondità in un cuore vergine, grande ricchezza nel non possedere nulla”; inoltre, ha continuato il Papa, bisogna “essere amorosamente attenti al cammino di ognuno ed evangelicamente esigenti in ogni fase del cammino formativo, a cominciare dal discernimento vocazionale, perché l’eventuale crisi di quantità non determini una ben più grave crisi di qualità”.
Papa Francesco ha esortato a fare memoria del primo incontro con il Signore, “quell’incontro che non si dimentica”, ma che tante volte finisce coperto “dal lavoro, da inquietudini e anche da peccati e mondanità”. “Per dare testimonianza è necessario” tornare “a quel primo stupore” e “da lì ripartire. Ma se non si segue questa strada ‘memoriosa’ c’è il pericolo di restare lì dove sono adesso e, anche, c’è il pericolo di non sapere perché io sono lì”.
“Desideravo avere questo incontro con voi – ha detto Francesco -, per quello che voi siete e rappresentate in quanto educatori e formatori, e perché dietro ciascuno di voi intravedo i vostri e nostri giovani, protagonisti di un presente vissuto con passione, e promotori di un futuro animato dalla speranza; giovani che, spinti dall’amore di Dio, cercano nella Chiesa le strade per assumerlo nella propria vita. Li sento qui presenti e rivolgo loro un pensiero affettuoso”.
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