Città del Vaticano , 15 March, 2024 / 2:00 PM
“La resurrezione di Lazzaro provoca la morte di Gesù, la morte di Gesù provoca la resurrezione di chiunque crede in Lui”. Lo ha detto stamane il Cardinale Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa Pontificia, nella predica di Quaresima offerta al Papa e alla Curia Romana nell’Aula Paolo VI.
“Gesù – afferma il porporato - può dire io sono la resurrezione perché Lui è risorto. E’ stato l'apostolo Paolo ad affermare l'inscindibile legame tra la fede cristiana e la resurrezione di Cristo”.
“Ho parlato in un'altra meditazione – ha ribadito il Cardinale Cantalamessa - del pregiudizio presente nei non credenti nei confronti della fede. Essi rimproverano ai credenti, a noi, di non poter essere obiettivi dal momento che la fede impone in partenza la conclusione a cui devono giungere, senza accorgersi che altrettanto avviene tra di essi se si parte dal presupposto che Dio non esiste. il soprannaturale non esiste, i miracoli non sono possibili. La conclusione a cui si giungerà è anch'essa data in partenza e perciò è alla lettera un pregiudizio e la resurrezione di Cristo costituisce il caso più esemplare di ciò”.
Il Cardinale Cantalamessa osserva che vi sono “due resurrezioni, due tipi di resurrezione: c'è una resurrezione del corpo che avverrà nell'ultimo giorno e una del cuore che deve avvenire ogni giorno”.
Gesù parla spesso di fede e carità, ma non di speranza. “Stranamente la parola speranza è assente nella predicazione di Gesù. I Vangeli riportano molti detti di Gesù sulla fede, sulla carità nessuno sulla speranza, anche se tutta il suo messaggio, il suo Vangelo parla di una vita che non muore. Al contrario dopo la Pasqua vediamo esplodere letteralmente l'idea del sentimento della speranza nella predicazione degli apostoli . L'assenza di detti di Gesù sulla speranza è semplice: doveva prima morire e risorgere, aprendo la fonte della speranza”.
Ricordando l’episodio della guarigione dello storpio il porporato francescano spiega che quanto accaduto ”potrebbe accadere anche a noi grazie alla speranza: spesso ci troviamo anche noi spiritualmente nella posizione dello storpio sulla soglia del tempio. La speranza dice anche a noi alzati e cammina e noi ci alziamo e entriamo finalmente nel cuore nel tempio, cioè della Chiesa, pronti ad assumere di nuovo e con gioia i compiti e le responsabilità che la provvidenza o l'obbedienza ci assegnano. Questi sono i miracoli quotidiani della speranza, che è davvero una grande taumaturga operatrice di miracoli. Rimette in piedi migliaia di storpi e paralitici spirituali migliaia di volte. Ciò che è straordinario rispetto alla speranza è che la sua presenza cambia tutto anche quando esteriormente non cambia nulla”.
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