Roma, 05 March, 2024 / 6:00 PM
Nel comunicato finale del Sinodo della Chiesa Cattolica Armena, si parla anche di una “profonda preoccupazione per l’attuale situazione politica, bellica, economica e fatale in Medio Oriente, Terrasanta, Armenia e Artsakh”. E non poteva essere altrimenti, per i responsabili di una Chiesa sui iuris con sede in Libano, e che dunque vive sulla sua pelle non solo le preoccupazioni della regione, ma anche il peso di un popolo in diaspora, quello armeno.
Il Sinodo della Chiesa Cattolica Armena si è riunito a Roma dal 26 al 29 febbraio, e ha incontrato Papa Francesco il 28 febbraio. Tra gli appuntamenti, anche la ricognizione della salma del Cardinale Pietro Agagianian, di cui si è aperta la fase diocesana della causa di beatificazione nel 2022.
Quali le conclusioni del Sinodo? Prima di tutto, di dare nuovo slancio e nuovo orizzonte alla formazione, coinvolgendo in particolare i laici, e rilanciare congiuntamente la Chiesa Cattolica Armena e le sue opere. Quindi, di coordinarsi maggiormente.
Importante la decisione di creare strutture ecclesiastiche e giuridiche adeguate per affrontare la questione, e per questo sono stati eletti leader e responsabili, alcuni già approvati dalla Santa Sede.
Il 27 febbraio, si è ricordato san Gregorio di Narek, con una liturgia presieduta dal Patriarca Minassian, mentre l’omelia è stata affidata al Cardinale Claudio Gugerotti, che ha parlato della ricchezza di San Gregorio di Narek.
Il 23 febbraio è invece terminata l’indagine regolare sul Cardinale Pietro Agagianian, sono stati rimossi i sigilli dalla bara con le reliquie, e sono state collocate le reliquie nella cappella di San Gregorio Illuminatore nella chiesa di san Nicola di Tolentino.
Durante la celebrazioni sono stati firmati i documenti che concludono la ricognizione del corpo.
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