Roma, 21 February, 2024 / 2:00 PM
C'è un legame speciale tra i monaci e il mondo delle piante. Lo dice Anna Maria Foli, autrice del libro "Erbario monastico. Dall’antica sapienza di monasteri e conventi le erbe, i fiori e le piante che curano e nutrono per ritrovare energia fisica, mentale e spirituale" di Terra Santa Edizioni. Il volume è un vero "viaggio tra abati e madri badesse, priori e superiori di conventi, per carpire i segreti degli antichi erbari monastici e riproporli oggi". Il libro non non ha fini terapeutici e diagnostici, ma vuole essere una scoperta o riscoperta della secolare tradizione monastica degli erbari. ACI Stampa ne ha parlato direttamente con l'autrice.
Come è nata l’idea di scrivere un libro con questo tema?
Amo la natura in generale e ritengo che il contatto con il mondo naturale sia benefico non solo per il corpo, ma anche e soprattutto per lo spirito. Nel 2020 ho scritto un libro, La farmacia di Dio (sempre per TS edizioni), in cui racconto gli antichi rimedi naturali realizzati in monasteri e conventi, sia nel passato che nel presente. In quell’occasione sono entrata in contatto con abati e madri badesse che mi hanno fatto conoscere una realtà che avevo intuito, ma mai approfondito: il profondo legame che unisce da sempre i monaci e il mondo delle piante. Con questo libro ho voluto approfondire ancora di più questo aspetto, mettendo in risalto come molti aspetti tipici del mondo monastico antico continuino a essere attuali ancora oggi. Scoprendo poi che molti degli erbari più belli e completi sono opera di monaci, ho pensato di fornire alcuni consigli per realizzare un erbario oggi: un modo per conoscere la natura, passeggiare all’aria aperta e riscoprire la ricchezza e la varietà del regno vegetale. Completa il libro una serie di ricette di rimedi naturali e ricette di cucina da preparare con alberi e fiori.
L’erbario monastico... a quali fonti si è ispirata per scrivere questo capitolo? Cosa l’ha colpita di più?
La nascita degli erbari risale addirittura al 2000 a.c., con gli assiri, i babilonesi e gli egiziani. Le piante hanno interessato da sempre gli uomini, sia per il valore nutritivo che per le proprietà curative. La storia degli erbari, inoltre, è strettamente connessa a quella della botanica, e quindi ho cercato testi che raccontassero come questa si fosse sviluppata nel corso dei secoli fino a diventare una scienza a se stante, ben distinta dalla medicina e dalle altre discipline. Poi, andando a cercare le antiche ricette di monasteri e conventi, ho scoperto che molto spesso, accanto ai laboratori in cui venivano realizzati i rimedi naturali, erano presenti biblioteche che contenevano erbari tramandati da monaco a monaco, e arricchiti di anno in anno con l’aggiunta di nuove piante. Gli erbari, insieme ai testi di botanica, erano studiati dai monaci addetti alla spezieria, che possedevano conoscenze davvero molto approfondite del mondo vegetale. Sono rimasta colpita dalla grande attività svolta nei monasteri, solitamente ritenuti esclusivamente luoghi di preghiera e meditazione: il monaco addetto all’infermeria, che curava i malati e realizzava i rimedi, spesso si occupava personalmente anche della coltivazione della piante, della loro raccolta e dell’essiccazione. Un sapere immenso che fortunatamente è arrivato fino a noi.
Come possono le piante, i fiori, le erbe trasmettere un valore aggiunto alla nostra fede? In che modo contribuiscono al nostro benessere spirituale?
Immergendosi nella natura e osservando piante, erbe e fiori non si può che restare stupiti e ammirati di fronte alla Creazione. Un Dio che ha creato la natura è sicuramente un Dio buono, che ci vuole bene. Secondo me è qualcosa di intuitivo, che tutti possono percepire, se si mettono all’ascolto del mondo vegetale. E tutta questa bellezza invita al rispetto, fa nascere la consapevolezza della necessità della salvaguardia della natura. Questa infatti è armonia, equilibrio, saggezza e purezza, a differenza dell’essere umano, che troppo spesso se ne allontana creando disordine, confusione, distruzione. Ecco, riavvicinarsi alla natura vuole anche dire recuperare quell’armonia e quella serenità originaria che Dio ha sempre voluto per l’uomo, fin dall’inizio, e quindi riscoprire e approfondire la nostra fede. Come diceva santa Ildegarda, quando nel corpo insorge la malattia, che sia fisica o spirituale, le piante possono aiutarci a guarire, a ritrovare l’equilibrio perduto.
I monasteri e l’ambiente... come convivono ancora oggi? E’ cambiato molto rispetto ai padri del deserto?
Da sempre i monasteri hanno stabilito con l’ambiente circostante un rapporto molto stretto, all’insegna del rispetto e della salvaguardia. Il concetto alla base di questo legame era la consapevolezza che la natura, dono di Dio, rende possibile la vita e produce nutrimento, fornendo il cibo necessario agli esseri umani. Ancora oggi, molto spesso, i monaci provvedono direttamente al loro sostentamento coltivando piante e allevando animali, proprio come avveniva all’epoca di san Benedetto, che raccomandava la regola dell’Ora et labora come base di una vita spiritualmente intensa e fisicamente attiva. In questo senso non è cambiato molto rispetto ai padri del deserto: ancora oggi nei monasteri vengono rispettati valori come la sobrietà, l’umiltà, la moderazione e, naturalmente, la cura e l’amore per la natura e per il prossimo.
Cosa si augura dopo aver scritto questo libro?
Nel mio piccolo, vorrei si diffondesse sempre di più un ideale di vita sostenibile, all’insegna della semplicità, dell’equilibrio e del rispetto per tutti gli esseri viventi, animali e vegetali. L’idea di realizzare personalmente un erbario, poi, mi sembra un ottimo metodo per insegnare ai più piccoli ad amare la natura e riconoscere le varie piante. Quando i mie figli erano bambini abbiamo realizzato insieme un piccolo erbario con le foglie degli alberi che incontravamo durante le passeggiate in montagna. Ripenso con affetto quei momenti, e sono convinta che abbiano lasciato anche in loro dei bei ricordi.
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