Roma, 19 January, 2016 / 5:00 PM
Più 2,6 punti di tasso di persecuzione anticristiana. Raddoppiato il numero delle chiese attaccate nel corso dell’anno. I cristiani uccisi per cause di fede sono aumentati del 63 per cento. Sono alcuni degli allarmanti dati dalla World Watch List di “Open Doors”, la rete mondiale di sostegno ai cristiani perseguitati nel mondo.
La World Watch List è la lista dei 50 Paesi dove i cristiani sono maggiormente oggetto di persecuzione. L’edizione di quest’anno copre il periodo che va dal 1 novembre 2014 al 31 ottobre 2015. L’indice si basa sul grado di libertà, valutato nelle sfere privata, famigliare, comunitaria, nella chiesa di riferimento e nella vita pubblica, nonché delle eventuali violenze subite. Prima di essere pubblicato, l’indice viene rivisto dall’Istituto Internazionale per la Libertà Religiosa.
Qualche cifra. Sono 7100 i cristiani uccisi a motivo della loro fede nel periodo di riferimento, il 63 per cento in più del precedente rapporto, che aveva contato 4344 casi. Nel 2014, erano state attaccate 1062 chiese cristiane. Nel 2015, gli attacchi alle chiese sono stati 2400.
In 35 Paesi su 50, la violenza anti-cristiana è frutto dell’estremismo islamico. Ma altre cause sono da ascrivere al nazionalismo religioso e alla psicosi dittatoriale. Questo è il caso della Corea del Nord, che è al primo posto per le persecuzioni da 14 anni.
L’Africa è molto rappresentata nella World Watch List: sono 16 le nazioni africane della lista, dalla Nigeria delle violenze di Boko Haram al Sudan e alla Somalia che vivono situazioni difficili, fino persino al Kenya, pure visitato da Papa Francesco nello scorso novembre. La sorpresa africana è il Niger, che si guadagna il 49esimo posto: è il primo anno che viene incluso nella lista.
Dopo l’Africa, le persecuzione dei cristiani sono diffusissime in Medio Oriente. I cristiani vivono da anni un esodo che prima è stato “nascosto” e ora è palese (sono 12,5 milioni i cristiani in fuga nel Medio Oriente), fomentato dalla presenza del sedicente Stato Islamico nella Regione, dal confitto in Siria e in Iraq, e da altre discriminazione di vario tipo.
Un altro dato è importante: lo Sri Lanka ha una situazione preoccupante, ma è uscito dalla lista dei primi 50 quest’anno. Gli sforzi di pace nella regione, sviluppati soprattutto dai cristiani – e la recente apertura dell’Istituto Culturale Benedetto XVI raccontano di un mondo cristiano vivo e presente nella sfera pubblica e nel creare ponti – hanno portato dunque a raggiungere un piccolo miglioramento.
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