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I libri che hanno raccontato il Natale

Il Presepe è pronto, attende solo il Bambino Gesù. L’albero di Natale, sfavillante di luci e colori, lì in un angolo di casa, è pronto ad accogliere i regali in silenzio. Tutte le case profumano di dolci e leccornie. Profumano di famiglia.

Questo è lo scenario che si presenta ogni anno in tutte le case del mondo perché - si sa bene - Natale è sempre Natale. Il quadro però ancora non è completo: manca qualcosa. Sia piccola o grande, sia essa grandissima o quasi invisibile, una libreria non può mancare nelle case: la sfilata di libri, uno dietro l’altro. E gli autori dei volumi possono essere davvero tanti, così come i soggetti letterari di quelle pagine. Ma in questi giorni di festa non si può non prediligere quegli autori che proprio al Natale hanno dedicato pagine memorabili, scene luminose, personaggi tratti dalla fantasia. Fra le righe scritte, fra le pagine “innevate” dall’estro creativo letterario, fanno capolino libri che hanno segnato l’infanzia, l’adolescenza e la maturità di ogni uomo. Molte volte le scene narrate sono diventate fotogrammi di film, altre volte hanno dato lo spunto per la coreografia di un balletto. Altre volte, invece, sono diventate opere teatrali. E la lista potrebbe proseguire ad libitum. Ma quali sono questi libri “natalizi”? Proviamo a farne una rapida, veloce, panoramica.

“La neve cadeva delicatamente per le strade, e le persone correvano a casa, con le braccia piene di scatole allegramente impacchettate con la carta dei negozi di giocattoli, negozi di caramelle, e panetterie. Perché era la vigilia di Natale, e come cadde il tramonto, i bambini di tutta la Germania si misero in silenziosa attesa della notte che stava per sopraggiungere, e con essa i doni di Gesù Bambino”: parole di Ernst T. A. Hoffmann contenute nel suo memorabile Lo Schiaccianoci e il re dei topi, un racconto pubblicato nel 1816. Successivamente entrerà a far parte della raccolta I confratelli di Serapione (quattro volumi usciti tra il 1819 e il 1821). Alexandre Dumas padre ne realizzò una sua versione: Histoire d'un casse-noisette (1845), questo il titolo che catturò la creatività del coreografo Marius Petipa che dal testo di Dumas trarrà il famoso balletto Lo schiaccianoci (1892) con musiche di Pëtr Il'ič Čajkovskij. Il racconto di Hoffmann, in una fibesca atmosfera natalizia, tra buonissimi dolciumi e il calore di un caminetto, racconta il Natale vissuto in casa Stahlbaum. Nel racconto-fiaba troviamo Fritz e Marie, i piccoli fratellini Stahlbaum, che vivranno un mondo tutto fantastico: i regali ricevuti diventano, per magia, animati. Fra questi, spicca proprio uno schiaccianoci di legno, all’apparenza un semplice oggetto, ma che darà vita alle più incredibili avventure che i due fratelli abbiano mai vissuto. Imperdibile fiaba per riflettere anche sul ruolo dell’immaginazione, sulla sua importanza per rendere viva la vita. 

Immancabile tra gli scaffali è Canto di Natale, A Christmas Carol. In Prose. Being a Ghost-Story of Christmas, questo il titolo originale della famosa novella dello scrittore inglese Charles Dickens. Pubblicato a Londra nel 1843 dalle edizioni “Champman & Hall”, con le bellissime illustrazioni del britannico John Leech. E’ la storia dell’anziano, arcigno e avaro Ebenezer Scrooge che riceve la visita di una serie di fantasmi con l’intento di convertirlo alla bontà, proprio nel periodo del Natale.  Il primo fantasma ad ammonirlo è Jacob Marley, un suo defunto amico ed ex socio in affari; seguono gli spiriti del Natale passato, di quello del presente, e di quello futuro. Dopo le loro apparizioni, Scrooge ne uscirà definitivamente cambiato, mutato in uomo più gentile e generoso. E’ possibile vivere in un mondo di gentilezza se solo si vuole: questo, il più importante messaggio della fiaba di Natale per eccellenza.

Sempre di epoca vittoriana è il testo di Washington Irving dal titolo Un buon vecchio Natale, The Old Christmas, del 1876. “È, infatti, la stagione dei sentimenti rigenerati, la stagione per accendere non semplicemente il fuoco dell'ospitalità nella sala, ma la fiamma geniale della carità nel cuore”:                  in queste poche righe è possibile trovare un’esauriente sintesi delle pagine di Irving. E’ uno spaccato accattivante del fine ottocento inglese, una riflessione sul vero senso della festività più amata dell’anno:“Non c'è niente in Inghilterra che eserciti un incantesimo più delizioso sulla mia immaginazione del persistere delle usanze festive e dei giochi rurali dei tempi passati”. Quello dell’autore britannico è un Natale tutto da vivere nei preparativi, negli addobbi, nella scelta dei regali, nelle festose canzoni dei bambini, nell’amabile compagnia della famiglia e dei vecchi amici.                     

Il volume, suddiviso in cinque capitoli (Natale, La diligenza, La vigilia di Natale, Il giorno di Natale, Il pranzo di Natale) è un’affascinante panoramica di riti e di tradizioni che ancora oggi, a distanza di due secoli dalla pubblicazione del volume, non appartengono al passato: il Natale vive ancora forte nel cuore di ognuno.

E per rimanere in terra anglosassone è impossibile non annoverare John Ronald Reuel Tolkien - lo scrittore divenuto maggiormente famoso per Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit - del quale abbiamo celebrato i cinquant’anni della morte proprio quest’anno: Le lettere di Babbo Natale (titolo originale inglese, The Father Christmas Letters o Letters from Father Christmas), volume pubblicato postumo nel settembre 1976. Si tratta di una collezione di lettere scritte e illustrate dall’autore inglese in occasione del Natale, fatte recapitare ai figli dal 1920 al 1943. Tolkien si finge, in questa occasione, Babbo Natale:  “Miei cari ragazzi, quest’anno sono terribilmente impegnato - se ci penso le mie mani tremano ancora di più - e non proprio ricco. Mi sono successe delle cose tremende, alcuni regali si sono rovinati, l’Orso del Polo Nord non mi ha aiutato e ho dovuto traslocare da casa proprio prima di Natale, così potete capire in che stato mi trovi: per questo ho un nuovo indirizzo e per questo posso scrivere solo una lettera per entrambi”. E dall’Inghilterra ci spostiamo alla grande tradizione della letteratura russa. Ne La notte prima di Natale di Nikolaj Gogol, racconto pubblicato nel 1832 nel secondo volume della raccolta Veglie alla fattoria presso Dikan'ka, è il maligno in persona che cerca di distruggere il Natale, aggirandosi  “per il mondo per riempire la mente delle brave persone con pensieri peccaminosi”.

Fra i tanti libri della letteratura mondiale spicca un testo di un autore che con il Cristianesimo non ha mai avuto certamente un buon rapporto: stiamo parlando dell’ateo Jean Paul Sartre. Eppure nel suo Bariona o il figlio del tuono. Racconto di Natale per cristiani e non credenti vi è tutta la poesia dell’attesa del Bambino Gesù. In queste pagine, di elegante scrittura, vivono la Vergine Maria, San Giuseppe e i pastori. Il piccolo racconto vede la prima pubblicazione in 500 copie fuori commercio, datata 1962: in queste pagine emerge un Sartre inedito, distante dagli esiti nichilistici de La nausea, aperto alla speranza. Un Sartre che riconosce la positività dell'Esistenza e sa descrivere, con rara delicatezza, Maria, la madre del Gesù Bambino. Il Natale, è proprio vero, può entrare nel cuore di chiunque.

 

 

 

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