Città del Vaticano , 16 December, 2023 / 4:00 PM
Il 75esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è stato spesso menzionato in vari discorsi della Santa Sede nelle organizzazioni multilaterali. L’8 dicembre, a Ginevra, la Missione della Santa Sede guidata dall’arcivescovo Balestrero ha ospitato un evento di alto livello sul tema, che ha avuto come focus l’universalità dei diritti umani ma anche la responsabilità universale alla cura.
Sempre a Ginevra, si è tenuto in questa settimana il Forum Globale dei Rifugiati. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, vi ha partecipato e ha letto un messaggio del Papa.
Mentre in Ucraina la Chiesa Greco Cattolica Ucraina e altre organizzazioni umanitarie legate alla Chiesa ricevono il divieto di svolgere la propria missione da parte delle forze di occupazioni russe, l’Unione Europea ammette l’Ucraina ai negoziati per l’ingresso nell’Unione. Tra i nuovi candidati anche la Georgia. Il ministro degli Esteri georgiano Ilia Darchiasvili era in Vaticano lo scorso 28 novembre, per l’inaugurazione di un mosaico donato da Tbilisi alla Santa Sede, e ha ricordato proprio l’avvicinamento della Georgia all’Europa. Da segnalare anche il bilaterale Italia – Santa Sede, che si è tenuto il 15 dicembre.
FOCUS MULTILATERALE
75 anni di Dichiarazione Universale di Diritti Umani
La scelta della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra di dedicare un evento all’universalità della Dichiarazione dei Diritti Umani, ma anche alla responsabilità universale alla Cura, ha una chiara portata simbolica. Da una parte, infatti, la Santa Sede non ha mancato mai di notare, in vari consessi internazionali, l’erosione del concetto di diritti umani, e in particolare della loro universalità, a favore piuttosto dei famosi diritti di terza e quarta generazione, che nemmeno hanno un consenso condiviso. Dall’altro, l’universalità della cura è un tema centrale, che trascende ogni tipo di discriminazione e che punta a mettere tutti d’accordo.
L’evento ha avuto luogo l’8 dicembre, ed è servito anche a presentare l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco Laudate Deum, dedicata alla crisi del clima, ma con in realtà un ampio spazio dedicato alla necessità di ritornare al multilateralismo.
L’evento era co-sponsorizzato della Missione Permanente dell’Ordine di Malta, dalla Fondazione Caritas in Veritate, dalla International Catholic Migration e dal Forum delle Ong di ispirazione cattolica a Ginevra. L’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede a Ginevra, ha moderato l’evento.
L’arcivescovo Balestrero ha ricordato che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è “pietra angolare della vita e del lavoro alle Nazioni Unite”, in particolare con il suo riconoscimento della “dignità inerente della persona umana” a protezione di tutti i diritti umani ce ne conseguono, e le cui radici devono essere trovate “nella dignità della persona umana creata da Dio”.
Il nunzio ha sottolineato che “senza vita, non c’è dignità, e senza dignità non ci possono essere diritti”, e per questo “il diritto alla vita deve essere difeso in ogni stadio, dal concepimento alla morte naturale, specialmente quando la vita è più vulnerabile, in malattia o infermità, in conflitto o guerra, in luoghi di lavoro e lungo le nostre strade del mondo, come persone che fuggono da conflitti, disastri, effetti del cambiamento climatico”.
Secondo l’arcivescovo Balestrero, la Laudate Deum è una chiamata chiara per rispondere “agli attacchi alla nostra casa comune che hanno conseguenze per la vita umana”.
Tatiana Valovaya, direttore generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, ha descritto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come “un testamento al nostro impegno comune”, e ha messo in luce “l’estremo bisogno di un rinnovato multilateralismo”, da intendere non meramente come un “imperativo diplomatico”, ma piuttosto come una “urgente necessità di fronte alle minacce transnazionali e alle opportunità”, e questo per contrastare la crescita della sfiducia globale, ineguaglianza, tensioni geopolitiche e crisi climatica.
Suor Alessandra Smerilli, segretaria del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale, ha messo in luce come la salvaguardia del creato e i diritti umani siano “due facce della stessa medaglia”, perché c’è un collegamento “profondo e diretto” tra la cura dei nostri fratelli e sorelle e la cura della creazione. Secondo Smerilli, “il mito della crescita illimitata”, insieme ad una “falsa logica meritocratica” hanno fornito le basi che giustifica “un pragmatismo economico senza scrupoli e lo spericolato sfruttamento delle risorse naturali.
Il segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha anche sottolineato che “la responsabilità ecologica è legata a doppio filo con la giustizia sociale, e dunque al rispetto dei diritti umani”.
Facendo sue le esortazioni di Papa Francesco, ha parlato della necessità di un “cambiamento culturale” che nasce da una “conversione personale” e che potrebbe essere alla base di “un ripensamento prudente e realistico del multilateralismo”.
Gilbert Houngbo, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha rimarcato che “la cura è lavoro e il lavoro è cura”, e che anzi quando il lavoro è concepito senza cura allora “distrugge la creazione, mette a rischio la sopravvivenza delle generazioni future, non rispetta la dignità del lavoro e dunque non può essere considerato degno”. Invece, quando il lavoro è imbevuto del concetto di cura può contribuire “alla restaurazione di una piena dignità umana” e di assicurare “un futuro sostenibile per generazioni future”.
Amy Pope, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha notato che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani “non distingue tra quelli che hanno status legale, una nazionalità particolare, viaggiano con un visto o in nave nelle mani di un trafficante”.
Pope ha sottolineato che la comunità internazionale non sta “vivendo seguendo queste aspettative, specialmente quando si tratta di migranti”, tanto che alcune politiche nazionali classificano i migranti “in qualche modo meno”, o come se non avessero “lo stesso valore di altri esseri umani”, e per questo siamo chiamati a “rafforzare il nostro impegno per i diritti dei migranti quando parliamo di diritti umani”, e di lavorare per un futuro in cui “ogni individuo, incluso il migrante, ha la sua dignità, benessere e sicurezza garantiti, senza alcuna distinzione basata su provenienza o status”.
Il filosofo Fabrice Hadjadj si è concentrato sui tre significati della cura e dei loro paradossi quando “in nome della cura per la vita umana, distruggiamo la vita umana”. Questo accade, ha spiegato, nella post-modernità, una era “segnata dalle eresie dell’amore e della compassione” che portano a descrivere l’eutanasia e l’aborto come compassione, e di considerare il fatto di non avere figli come segno di compassione per il pianeta.
Hadjadj ha anche messo in luce come l’umanità oggi desidera essere “senza cura”, vuole una vita di “comfort, successo, performance” e rifiuta “fallimento, difetti e sacrifici”, e che questo si riflette sia nel crollo dei tassi di fertilità europei sia nella crescita di suicidi tra i giovani. Alle radici di questi due fenomeni c’è il fatto – ha detto il filosofo – che “la sola cosa che proponiamo ai giovani è di proteggere le loro vite quando quello che stanno realmente cercando è qualcosa o qualcuno per cui dare la vita”.
Papa Francesco invia un Messaggio al Global Refugee Forum
Si è tenuta a Ginevra, dal 13 al 15 dicembre, la seconda edizione del Global Refugee Forum. La delegazione della Santa Sede era guidata dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che ha letto un messaggio di Papa Francesco.
Nel messaggio, il Papa segnala come la stessa riunione sia segno di un impegno a superare la difficile situazione dei cristiani, e che questo “è un segno di speranza”, insieme ai molti che si incontrano quotidianamente, a partire da nazioni e comunità che hanno “tenuto i loro confini e i loro cuori aperti all’accoglienza dei rifugiati”, ma anche le “mani tese di quanti salvano vite in mare, molti dei quali hanno solidarietà nei centri migranti”, e infine “gli occhi pieni di vita e speranza di migranti che vogliono cambiare le loro vite e contribuire alla società in cui si trasferiscono”.
Il Papa ricorda che tutti “dovrebbero avere l’opportunità di vivere una vita degna nella propria nazione”, eppure oggi ci sono 114 milioni di persone forzatamente sfollate a causa di “conflitti, violenza e persecuzione anche sulla base del credo religioso, e cambiamento climatico”.
(La storia continua sotto)
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Sono fattori che sono cresciuti in maniera sempre più complessa, eppure “le nostre risposte non sono adeguate”, e come risultato continuiamo “a piangere vite perse su terra e mare mentre cercano protezione o fuggono da un futuro senza speranza”.
Per Papa Francesco, “proteggere e salvare vite umana deve essere la nostra principale priorità”, e questo di fronte alla quantità di numeri che ci fa “spesso dimenticare che dietro questi numeri ci sono volti umani, con la loro storia e sofferenza”.
Papa Francesco chiede di mantenere il principio di “di un rimpatrio sicuro e volontario” di coloro che sono forzati a lasciare la patria, perché “nessuno dovrebbe essere rimpatriato in una nazione dove potrebbero affrontare severe violazioni di diritti umani e persino la morte”.
Si deve – dice Papa Francesco – riconoscere ai rifugiati il fatto che sono dotati della grazia di Dio, e che “ogni persona ha comunque il diritto di avere una casa”, ma anche “un posto dove sei compreso e incluso, amato e curato”.
I rifugiati, continua Papa Francesco, sono persone con “diritti e doveri”, e non dovrebbe mai essere negata loro la possibilità di ricominciare, perché “solo includendo i rifugiati come parte della soluzione, questi possono fiorire come esseri umani e piantare il loro seme nel posto in cui vivono”.
Papa Francesco, infine, spera che il Forum stabilisca un esempio del multilateralismo rilevante in questi tempi, e auspica che lavori per far rivivere lo spirito e la visione della Convenzione sui rifugiati del 1951.
La Santa Sede all’Organizzazione degli Stati Americani, in dialogo
L’8 dicembre, monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione degli Stati Americani, ha tenuto un discorso alla Sesta Sessione Straordinaria del Consiglio Permanente dedicata al Dialogo sulla Cooperazione con gli Osservatori Permanenti.
Nel suo intervento, monsignor Cruz Serrano ha sottolineato che un tema comune sono gli sforzi che affronta l’emisfero occidentale e la risposta che si dovrebbe dare a partire dalla collaborazione e l’aiuto internazionale”.
In particolare, la Santa Sede mette in luce “la profonda e marcata diseguaglianza che sperimenta la regione”, e considera “significativo il ruolo del multilateralismo per poter uscire incontro a tutte le realtà emergenti e raggiungere soluzioni efficaci e sostenibili”.
Monsignor Cruz Serrano ha ricordato che il Papa ha chiesto di ripensare il multilateralismo e ha detto che si deve riconoscere che “la debolezza nella comunità internazionale si trova nella sua mancanza di coordinamento in situazioni complessa e in assenza di attenzione ai diritti umani”.
La Santa Sede crede molto nell’Organizzazione degli Stati Americani – tanto che ha deciso di inviare un osservatore dedicato, mentre fino a pochi anni fa questo ruolo era ricoperto dall’Osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite – e vede nell’organizzazione molte possibilità, perché può dare impulso a “spazi di conversazione, arbitrato, risoluzione di conflitti e supervisione”.
Dal canto suo, la Santa Sede “da priorità alla persona umana, alla sua innata dignità e ai suoi diritti”, e “promuove la famiglia come cellula della società, laddove si fonda la convivenza, l’educazione e il rispetto per tutti quelli che la compongono”.
Non solo: la Santa Sede lavora per i diritti umani fondamentali, facilità il dialogo, appoggia le istituzioni democratiche, promuove lo sviluppo umano integrale e “collabora e anima con le politiche di migrazione “che desiderano rispondere alla crisi umanitaria presente”, e lavora anche per la difesa della casa comune.
Prima di tutto, però, la Santa Sede “difende il diritto della libertà religiosa come diritto fondamentale che salvaguarda il diritto di tutte le persone a conservare il proprio credo religioso e ad esprimerlo apertamente senza timore di essere perseguitati o che vengano negati diritti di cittadinanza”.
FOCUS EUROPA
La breve visita di Gallagher a Bruxelles
Il 28 e 29 novembre, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, è stato a Bruxelles, a visitare le istituzioni dell’Unione Europea.
Il 28 novembre, il “ministro degli Esteri vaticano ha incontrato la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e il Commissario Europeo per l’Economia Paolo Gentiloni. In serata c’è stata una cena con i rappresentanti di alcune organizzazioni europee di ispirazione cattolica basate a Bruxelles.
Il 29 novembre, l’arcivescovo Gallagher ha incontrato Franz van Daele, inviato speciale della Ue per la promozione della libertà religiosa nel mondo e Joseph Borrell, l'Alto rappresentante della Ue per gli Affari esteri.
Allargamento UE, il commento della COMECE
Il Consiglio Europeo ha ammesso il 14 dicembre Ucraina e Moldavia ai negoziati di adesione UE e la Georgia come candidato a diventare Paese membro dell’Unione Europea.
Il 15 dicembre, il vescovo Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, si è congratulato con Ucraina, Moldavia e Georgia e ha espresso la speranza che presto anche la Bosnia-Erzegovina possa iniziare i negoziati di adesione, una volta raggiunti i requisiti necessari.
Ha detto il presidente della COMECE che queste decisioni “sono un forte messaggio di speranza per i cittadini dei Paesi che aspirano a una futura adesione all’UE, che da tempo attendono questo momento con fede, sopportando difficoltà e sacrifici”. Secondo Crociata, “una riuscita integrazione nell’UE dei Balcani occidentali e dei paesi dell’Europa orientale è di importanza strategica per la stabilità, la prosperità e la pace nel continente europeo”.
Il vescovo Crociata sottolinea anche che “un processo di allargamento credibile dell’UE, tuttavia, non richiede solo che i paesi candidati continuino ad attuare le riforme necessarie, ma implica anche che l’Unione stessa debba essere pronta ad accogliere presto nuovi membri. Un’UE più grande e diversificata non solo dovrà ripensare alcune questioni politiche, amministrative e di bilancio, ma dovrà anche riscoprire la nostra base di valori comuni e i legami speciali che ci uniscono come famiglia europea”.
Bilaterale Italia – Santa Sede, ecco gli argomenti di discussione
Il 15 dicembre, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha incontrato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, nell’ambito dei periodici tavoli bilaterali Italia – Santa Sede.
In un comunicato diffuso dalla Farnesina è stato specificato che “nel corso dell’incontro è stata affrontata in particolare la situazione in Medio Oriente”, e che Tajani “ha ribadito la netta condanna dell’Italia per il brutale attacco terroristico di Hamas, che non rappresenta il popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni” e ha sottolineato “l’impegno con cui, sin dall’inizio della crisi nella Striscia di Gaza, il nostro Paese si è mobilitato per il sostegno umanitario alla popolazione civile e per ricreare un orizzonte politico per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, rilanciando la soluzione a due Stati”.
L’Italia ha anche voluto mettere nero su bianco “l’assoluta priorità” per la tutela dei civili palestinesi da parte delle Autorità israeliane nella conduzione delle operazioni militari nella Striscia. Il titolare della Farnesina ha anche confermato l’urgenza di riprendere senza incertezze un percorso politico e diplomatico di pace.
Il colloquio ha affrontato anche in conflitto in Ucraina: l’Italia ha ribadito il sostegno e Kyiv e condannato i bombardamenti russi, e ha detto che l’obiettivo “rimane quello di una pace giusta, complessiva, duratura, rispettosa della dignità e della libertà dell’Ucraina. Da parte italiana, è stato espresso grande apprezzamento per gli sforzi della Santa Sede e del Santo Padre per cercare di favorire l’avvio di negoziati tra le parti”.
Sempre secondo la Farnesina, “le consultazioni bilaterali hanno permesso inoltre di concordare una ancor più stretta collaborazione tra Italia e Santa Sede in Africa per il consolidamento di pace, stabilità e crescita nel Continente”.
Tajani e Gallagher hanno anche discusso della protezione delle minoranze religiose, e si è parlato anche della questione dell’Intelligenza Artificiale.
Capitolo Giubileo 2025: è stato ribadito che il Governo italiano fornirà alla Santa Sede tutta l’assistenza necessaria, anche per ciò che riguarda il rilascio di visti a religiosi e pellegrini.
Peña Parra interviene alla Camera
I rapporti Stato – Chiesa sono nell’ordinamento costituzionale italiano da 75 anni, e la Camera dei Deputati ha ospitato un convegno per ricordarlo, intitolato 75 anni di rapporti tra Stato e Chiesa cattolica nell’ordinamento costituzionale.
Al convegno, è intervenuto l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, il quale ha sottolineato che “la sana collaborazione tra Stato e Chiesa, principio implicito nel sistema concordatario, si è delineata quasi come un programma da seguire”, rendendo positivo il bilancio di questi anni fondati sull’”importanza del dialogo, della dovuta informazione e della valorizzazione di funzioni e strutture”.
Peña Parra ha messo in luce che dal 1948, anno di entrata in vigore della Costituzione repubblicana, che ha avuto tra i suoi padri “autentici uomini di fede” come Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti e Alcide De Gasperi”.
L’arcivescovo ha notato che “i rapporti tra Stato e Chiesa sono stati saldi e costruttivi e permangono tali poiché orientati a un’attenta garanzia della dignità di ogni persona”.
L’arcivescovo ricorda “l’accordo di Villa Madama del 1984, con cui è stato revisionato il Concordato del 1929, come pure i diversi accordi e intese che si sono succeduti su singoli punti del reciproco incedere dello Stato e della Chiesa”.
Secondo il sostituto “l’importanza e soprattutto la visione lungimirante dell’Accordo di Villa Madama non si limitarono ad adeguare il Concordato del 1929 alle trasformazioni prodotte dalla secolarizzazione presente nella società italiana, segnata da una forte diminuzione della pratica religiosa e dall’attenuarsi del riferimento a principi e contenuti della dottrina cattolica”.
Infatti, fu elaborata, una riforma di “tutta la materia degli enti e dei beni ecclesiastici” con l’introduzione di «un sistema di finanziamento della Chiesa Cattolica su base volontaria da parte dei cittadini, il cosiddetto “8 per mille”, così riconoscendo che le ragioni del credente vanno garantite e non possono mai essere separate da quelle del cittadino”.
Cosa ha fatto la chiesa in Italia? Si è posta e si pone come “privilegiato punto di riferimento per persone in difficoltà, chiamata a operare con quella necessaria sussidiarietà che della sua dottrina sociale è cardine essenziale”.
“Il nuovo sistema di sostentamento del clero, la valorizzazione della Cei e delle Regioni nel settore della tutela dei beni culturali ecclesiastici, all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche” ha dimostrato che “la costituzionalizzazione dei Patti lateranensi, non ha creato ostacoli alla libertà religiosa, all’eguaglianza senza distinzione di religione e al progressivo divenire in senso multireligioso e multiculturale della società italiana”, permettendo alla Chiesa di “svolgere liberamente la propria missione in Italia e nel mondo, offrendo anche contributi determinanti alla crescita della società italiana”.
FOCUS RUSSIA-UCRAINA
Russia, i risultati della missione del Cardinale Zuppi
L’11 dicembre, Maria Lvova-Belova ha presentato un rapporto sui risultati dei sei mesi di collaborazione con il Cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del Papa in Russia e Ucraina, per la restituzione dei bambini ucraini che si trovano attualmente in territorio russo.
Lvova-Belova ha incontrato il Cardinale Zuppi a Mosca lo scorso 29 giugno, e nell’occasione si è raggiunto un accordo sullo scambio di informazioni sui bambini con i quali i parenti desiderano ricongiungersi, e la lista di parte ucraina è stata consegnata al commissario da parte del Cardinale Zuppi.
In un comunicato del servizio stampa del difensore civico si afferma che “l’esame di ciascun caso è un algoritmo sequenziale di azioni, compresa l’interazione diretta con i parenti dei bambini, la raccolta e l’analisi delle informazioni disponibili sul caso, nonché l’invio di richieste agli organi autorizzati per ottenere informazioni sul possibile luogo di permanenza dei minori. Se necessario, vengono organizzate visite ai bambini e vengono chiarite le questioni giuridiche. Finora è stato possibile chiarire una serie di casi”.
Nell’ambito di questo scambio, sono stati identificati minori che “potrebbero aver bisogno dell’aiuto della Russia per ricongiungersi con famigliari e amici”, e in particolare si è parlato di “tre bambini arrivati con la madre in Russia nel 2022”, che sono stati “collocati in un centro sociale di riabilitazione per i minori”, i quali sono stati “rapidamente trovati” proprio grazie alle informazioni fornite dal cardinale, mentre “l’ulteriore sviluppo della situazione dipenderà dalle circostanze di vita e dalla posizione della madre dei bambini”.
Il rapporto ha fatto riferimento anche nello scambio di informazioni che hanno permesso di ricongiungere con i parenti l’adolescente Bogdan Ermokhin, trovato abbandonato a Mariupol nel 2022 e trasferito con il suo consenso alla tutela di una famiglia russa.
In otto casi, ha detto Lvova-Belova, i minori non sono in Russia, ma vivono piuttosto in ucraina.
Nello scambio di informazioni è coinvolta anche la Nunziatura Apostolica, con uno scambio che si sostanzia in un gruppo bilaterale stabilito, con il compito di coordinare le azioni e lo scambio di informazioni pertinenti.
La nunziatura fa tramite anche con la parte ucraina, dando informazione sulla permanenza di alcuni bambini in Russia, perché “non tutti i genitori con figli, così come i cittadini che sono già diventati adulti, sono pronti a fornire informazioni complete su se stessi alla parte ucraina”.
“Apprezziamo molto i risultati raggiunti nella prima fase dell’interazione e ringraziamo la Santa Sede, nonché l’inviato personale del Papa, il cardinale Matteo Zuppi, e il nunzio apostolico presso la Federazione Russa, Giovanni d’Aniello, per la loro proficua collaborazione”, ha affermato Lvova-Belova.”
Ucraina, le autorità di occupazione russe vietano il lavoro della Chiesa Greco-Cattolico Ucraina a Zaporizhzia
Nell’ormai tristemente noto territorio di Zaporizhzia, dove i combattimenti hanno avuto luogo per mesi intorno alla centrale nucleare, le autorità di occupazione russe hanno ufficialmente vietato le attività della Chiesa greco-cattolica ucraina, così come le attività dei Cavalieri di Colombo e della Caritas.
Secondo la direttiva emessa da Yehven Balytsky, capo dell’amministrazione dell’occupazione militare-civile della regione, l’attività della Chiesa Greco Cattolica Ucraina “viene svolta in violazione della legislazione della Federazione Russa sulle organizzazioni religiose e pubbliche”.
Secondo le autorità di occupazione, la Chiesa Greco Cattolica è responsabile anche della partecipazione dei suoi parrocchiani alle rivolte di massa e alle manifestazioni anti-russe del marzo – aprile 2022.
Oltre a vietare le attività della Chiesa greco-cattolica ucraina, le autorità di occupazione russe
hanno anche ordinato: di trasferire i beni mobili e immobili e i terreni della Chiesa alla gestione
dell’amministrazione d’occupazione militare-civile della regione di Zaporizhzia; di risolvere i contratti di locazione di immobili e terreni, precedentemente stipulati dalla Chiesa greco-cattolica ucraina con le autorità locali della regione di Zaporizhzia; non effettuare la registrazione della comunità religiosa della Chiesa Greco Cattolica Ucraina; vietare alle persone che ricoprivano ruoli direttivi e amministrativi nella Chiesa greco-cattolica ucraina di registrare organizzazioni pubbliche e religiose nel territorio occupato della regione di Zaporizhzia.
Oltre alle attività della Chiesa greco-cattolica ucraina, le autorità di occupazione russe hanno vietato anche l’operatività di altre organizzazioni. In particolare, hanno vietato le attività della comunità straniera dei “Cavalieri di Colombo”, che secondo le autorità di occupazione, è legata ai “servizi speciali degli Stati Uniti e del Vaticano”.
Anche varie Caritas si sono viste negate la possibilità di operare sul territorio.
Ricorda un comunicato della Chiesa Greco Cattolica Ucraina che “vale la pena sottolineare che il 16 novembre 2022, a Berdyansk, le autorità occupanti hanno arrestato due sacerdoti redentoristi, Ivan Levitskyi e Bohdan Heleta, che ancora oggi sono prigionieri in Russia”, mentre “a dicembre del 2022, le autorità hanno “deportato” da Melitopol tutti i sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina che erano rimasti a prestare servizio anche dopo l’occupazione da parte della Russia della regione di Zaporizhzia nella primavera del 2022”.
FOCUS TERRASANTA
Gaza, un incontro in Segreteria di Stato con la Lega degli Stati Arabi
Enas Sayed Mohamed Aly Mekkawy, Delegata della Lega degli Stati Arabi, è stata ricevuta il 16 dicembre dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. La delegata della Lega era accompagnata dagli ambasciatori degli Stati della Lega Araba accrediti presso la Santa Sede:
Issa Kassissieh, Ambasciatore della Palestina; Farid El Khazen, Ambasciatore del Libano; Rahman Farhan Abdullah Alaameri, Ambasciatore dell’Iraq; Mahmoud Talaat, Ambasciatore della Repubblica Araba d’Egitto.
Un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede rende noto che il Segretario di Stato vaticano ha “ha espresso la preoccupazione della Santa Sede per la situazione in Israele e in Palestina e ha ribadito: l’appello più volte espresso del Santo Padre Francesco per il cessate il fuoco; l’accesso degli aiuti umanitari a Gaza; la nota posizione circa l’urgente necessità di raggiungere la completa attuazione della soluzione dei due Stati e di uno statuto speciale, internazionalmente garantito,
per la città di Gerusalemme, per una pace duratura nella regione.
FOCUS ASIA
La Corea del Sud festeggia 60 anni di relazioni diplomatiche con la Santa Sede
Non solo una visita dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, a fine novembre. La Corea del Sud ha festeggiato i sessanta anni di relazioni diplomatiche con la Santa Sede a Roma, lo scorso 11 dicembre, con una Messa presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e con un telegramma di Papa Francesco. Papa Francesco ha anche inviato un messaggio alla Conferenza Episcopale di Corea, che ha celebrato una Messa per l’occasione nella Cattedrale di Myeongdong.
Nel messaggio, letto da monsignor Fernando Duarte Barros Reis, numero 2 della nunziatura di Seoul, Papa Francesco ha detto di aspettare la Giornata Mondiale della Gioventù del 2027, affermando di pregare che i giovani “continueranno a portare questa preziosa testimonianza a Cristo” mentre si preparano per l’evento.
Il vescovo Mathias Lee Iong-hoon, presidente della Conferenza Episcopale Coreana, ha messo in luce le relazioni di lungo corso tra Santa Sede e Corea, e ricordato il ruolo cruciale dell’arcivescovo Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, e dell’arcivescovo Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, nell’assistere la delegazione coreana all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – un supporto alla base del riconoscimento della nazione come governo indipendente e legittimo nella comunità internazionale.
Look Suk Yeol, presidente della Corea del Sud, ha inviato un messaggio, esprimendo profonda gratitudine al Vaticano e alla Chiesa Sud-Coreana per aver operato come “luce e sale”, e auspicato che “le due nazioni continuino a lavorare insieme per affrontare le questioni globali, con la fiducia e la cooperazione che si sono fermamente stabilite tra loro”.
Papa Francesco ha inviato un telegramma al Ri Iong-hoon. Il Papa, ha detto che si deve essere grati per “la diffusione del Vangelo, la crescita della Chiesa locale e il suo contributo al benessere della società coreana”.
Papa Francesco ha fatto riferimento alla sua visita del 2014, e affermato che è sua “speranza che le buone relazioni tra Repubblica di Corea e Santa Sede continuino a fiorire mentre lavoriamo insieme su temi di comune preoccupazione, specialmente la pace e la riconciliazione nella Penisola Coreana”.
FOCUS AFRICA
Cosa ha fatto il Cardinale Parolin in Senegal
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è stato in Senegal dal 7 al 10 dicembre, per una breve visita in occasione della consacrazione del santuario mariano di Popenguine nell’arcidiocesi di Dakar. La Messa ha visto la partecipazione di numerosi fedeli e persino di autorità religiose musulmane, la religione maggioritaria in Senegal (la praticano il 95 per cento delle persone).
Nell’omelia, il Cardinale ha sottolineato anche che “la Chiesa continua a compiere la sua missione con convinzione e modestia, attraverso il lavoro e l’immensa e costante dedizione di tanti agenti pastorali, sacerdoti, religiosi e laici”.
Il giorno prima della consacrazione del santuario da parte del cardinale Parolin, l'arcivescovo di Dakar Benjamin Ndiaye ha benedetto anche la grotta dedicata alla Vergine Maria, che ha una capienza da 500 posti
Il progetto di costruzione di un nuovo santuario mariano è parte del programma speciale per i luoghi religiosi del governo del Senegal. È suddiviso in quattro sezioni e si estende su una superficie di 20.800 mq per un costo complessivo che ammonta a oltre tre miliardi di franchi CFA (ovvero più di 4,5 milioni di euro). La disposizione dei locali offre una vista panoramica sull'oceano a coloro che vengono a pregare o ad assistere alle messe.
In una conferenza stampa a margine della consacrazione del santuario di Popenguine, il cardinale ha tenuto una conferenza stampa in cui ha sottolineato la gioia dell’incontro bilaterale con i membri del governo sudanese, ha trasmesso una parola di pace e fraternità alle autorità e all’intera popolazione del Paese dell’Africa Occidentale, ha lodato le “eccellenti e fruttuose relazioni diplomatiche” tra Senegal e Santa Sede.
Queste relazioni, che durano da più di sessanta anni, sono “fondate sul mutuo rispetto, la tolleranza e la fraternità, ma anche attraverso una azione comune centrata sulla dignità e il bene comune, e in particolare de più vulnerabili, con attenzione ai loro bisogni materiali e spirituali”.
Il Cardinale ha anche sottolineato che la Santa Sede vuole collaborare con lo Stato senegalese per una coesistenza sempre più pacifica e giusta, e ha rassicurato della collaborazione della Santa Sede per il bene comune e per la promozione di valori come il dialogo, l’amicizia e la cooperazione interreligiosa.
Il Segretario di Stato vaticano ha anche affrontato alcuni dei temi scottanti degli ultimi anni, dalle migrazioni al cambiamento climatico e la pace, specialmente nel territorio del Sahel.
In particolare, per quanto riguarda le questioni climatiche, Santa Sede e Senegal danno “confidenza agli sforzi dell’idro-diplomazia internazionale”, perché “solo una gestione responsabile della nostra casa comune è per tutti la garanzia di sopravvivenza e dell’avvenire dell’umanità”.
Infine, il Cardinale Parolin si è rivolto al capo di Stato senegalese, ringraziando per l’attenzioen che il governo pone sul lavoro della Chiesa cattolica nei settori dell’educazione e della sanità e in favore della sua popolazione.
FOCUS AMBASCIATORI
L’ambasciatore di Indonesia presso la Santa Sede presenta le credenziali
L’1 dicembre, Michael Trias Kuncahyono, ambasciatore di Indonesia presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali a Papa Francesco.
Nato nel 1958, con un baccellierato in relazioni internazionali, Trias Kuncahyono ha in realtà tutta una carriera sviluppatasi nel giornalismo, e in particolare nel quotidiano Kompas, dove è stato:
Capo della sezione giuridica (1994 – 1995); Capo della sezione politica e della sicurezza (1995 – 1996); Capo della sezione internazionale (1996 – 2000; Managing Editor, (2000 – 2007); Vice Capo Editore, (2007 – 2018). Dal 1999 al 2000 è stato anche Vice Capo Editore del giornale Warta Kota.
Honduras – Santa Sede, un nuovo ambasciatore
Il 15 dicembre, Reniery Augusto Jiménez Dubón, nuovo ambasciatore di Honduras presso la Santa Sede, ha presentato a Papa Francesco le lettere credenziali.
Jiménez Dubón è nato nel 1947, è sposato e ha 5 figli. Ha conseguito la laurea in Scienze e Lettere presso l’Istituto Salesiano San Miguel, a Tegucigalpa; il dottorato in Medicina e Chirurgia, e in seguito la specializzazione in Chirurgia digestiva, presso il General Hospital San Pablo, a Barcellona.
È stato viceministro della Sanità; direttore regionale della Sanità; capo dei dipartimenti di Chirurgia presso l’Ospedale Leonardo Martínez, e delle Urgenze presso l’Ospedale Mario Catarino Rivas; capo di Chirurgia presso quest’ultimo ospedale; deputato del Congresso nazionale; presidente della Commissione contro il Narcotraffico.
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