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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco, cogliere la ricchezza dei giovani con il lavoro e contro le mafie

"Pressione costante, ritmi forzati, stress che provoca ansia, spazio relazionale sempre più sacrificato in nome del profitto a tutti i costi. È il lavoro “mercificato”, che cresce nel nostro contesto, dominato da un mercato che per essere competitivo si fa sempre più accelerato e complesso. (...) un lavoro disumanizzato, dove le moderne tecnologie, come l’intelligenza artificiale e la robotica, minacciano di sostituire la presenza dell’uomo". Papa Francesco mette in guardia dalle derive del mondo del lavoro nel messaggio che il Papa rivolge ai partecipanti a "LaborDì", la giornata di formazione e informazione promossa a Roma dalle Acli. L'invito è quello ad un impegno comune per progettare il futuro al di là delle contrapposizioni: c'è bisogno di "cogliere la ricchezza dei giovani e dei loro sogni"

“LaborDì: un cantiere per generare lavoro”, è un'iniziativa promossa dalle Acli di Roma con il patrocinio della Diocesi di Roma.

La speranza però c'è sempre e dice il Papa "non è ottimismo che dipende dalle circostanze, ma fiducia che si ingenera attraverso la costruzione impegnata e partecipe del bene comune. Il lavoro, dunque, è protagonista di speranza, è la via maestra per sentirsi attivi nel bene in quanto servitori della comunità, perché occuparsi degli altri è il miglior modo per non preoccuparsi di cose inutili".

E la speranza per i giovani viene anche dalla lotta alla mafia coma ha ricordato Francesco nel messaggio rivolto ai partecipanti al convegno organizzato alla Lumsa per ricordare i trent’anni dalla morte e i dieci dalla beatificazione di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1993. La sua testimonianza, ha ricordato, “ha fruttificato e ci ha donato molte opere di bene e di pace”. 

“la Chiesa non si stancherà mai di ribadire con forza”, sottolinea Francesco ricordando l’omelia pronunciata nella spianata di Sibari del 21 giugno 2014, che “coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”.

La testimonianza, il martirio e il sangue versato da don Puglisi, conclude il Papa, “sono diventati davvero un seme che in questi trent’anni dalla sua morte ha fruttificato e ci ha donato molte opere di bene e di pace”. Quella pace, aggiunge “che manca a tanti nostri fratelli e sorelle che portiamo nel cuore, come le popolazioni dell’Ucraina, di Israele e di Palestina”, per cui il Pontefice invita a non stancarsi mai di pregare.

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