In arrivo un volume di Don Marcello Cozzi, prete e docente impegnato in prima linea contro le mafie e l’usura. Poi anche un convegno su Don Peppe Diana.
"Pressione costante, ritmi forzati, stress che provoca ansia, spazio relazionale sempre più sacrificato in nome del profitto a tutti i costi.
“Siete nate e cresciute in contesti inquinati dalla criminalità mafiosa, e avete deciso di uscirne. Benedico questa vostra scelta, e vi incoraggio ad andare avanti”. Papa Francesco è solidale durante l'udienza di questa mattina in Vaticano con un gruppo di donne guidate da Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, cartello di associazioni contro le mafie.
Con una serie di appuntamenti e celebrazioni l’Arcidiocesi di Agrigento celebra il trentesimo anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II avvenuta l’8 e 9 maggio 1993.
"Le mafie vincono quando la paura si impadronisce della vita, ragion per cui si impadroniscono della mente e del cuore, spogliando dall’interno le persone della loro dignità e della loro libertà".
Nei giorni scorsi è emersa la notizia della pianificazione di un possibile attentato a danno del Procuratore Nicola Gratteri e della sua famiglia.
Lunedi prossimo, 9 maggio 2022, alle ore 16,30, si terrà presso la tenuta di Suvignano (Monteroni d’Arbia – SI) il convegno “Nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili. Ad un anno dalla beatificazione di Rosario Livatino”.
Domenica prossima “il giovane magistrato assassinato dalla stidda agrigentina verrà proclamato beato perché ucciso in odio alla fede. Una beatificazione che avviene in una ricorrenza di grande significato: il 9 maggio del 1993 papa Giovanni Paolo II nella messa celebrata nella Valle dei Templi lanciò un durissimo monito contro la mafia colpevole di calpestare il diritto santissimo di Dio e di uccidere vite innocenti. Ancora oggi sento vibrare nel mio cuore quel grido rivolto ai mafiosi con cui concluse la sua omelia: Convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”. Così il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, intervenendo alla presentazione del docufilm sulla vita di Rosario Livatino.
Trent'anni fa cadeva ucciso per mano della mafia il magistrato Rosario Livatino.
Sabato pomeriggio Papa Francesco ha visitato la Parrocchia di San Gaetano a Brancaccio, periferia di Palermo, e la casa dove ha vissuto fino alla sua uccisione - il 15 settembre di 25 anni fa - Padre Pino Puglisi, ucciso in odio alla fede dalla mafia. Per le strade di Brancaccio tutto parla ancora di Don Pino: la sua parrocchia, il suo centro “Padre Nostro”. E di tutto questo ACI Stampa ha parlato con una giovane volontaria della Parrocchia di San Gaetano, Valentina Casella.
Il Beato Pino Puglisi è il filo conduttore della visita del Papa a Palermo. E proprio per rendere omaggio al Beato ucciso dalla mafia, Francesco visita in forma privata la parrocchia di Don Pino a Brancaccio. Il luogo dove operò tenacemente contro la mafia. Una tenacia che il 15 settembre di 25 anni fa Don Puglisi pagò con la vita. ACI Stampa ha incontrato l’attuale successore di Don Pino Puglisi alla guida della parrocchia San Gaetano a Brancaccio, Don Maurizio Francoforte.
“La parola odio va cancellata dalla vita cristiana; perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello. Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore”. E’ il vero e proprio grido antimafia che Papa Francesco ha lanciato durante l’omelia della Messa celebrata al Foro Italico di Palermo, dedicata alla memoria liturgica del Beato Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia esattamente 25 anni fa.
Il 3 ottobre 2010 tocca a Benedetto XVI visitare Palermo. E anche in Sicilia il Papa non delude le aspettative.
“La mafia è un gravissimo peccato. E tutti i mafiosi sono peccatori: quelli con la pistola e quelli che si mimetizzano fra i colletti bianchi. Peccato è anche l’omertà. Peccato ancora più grave è la mentalità mafiosa, anche quando si esprime nei gesti quotidiani di prevaricazione”. Lo scrivono i Vescovi della Sicilia in una lettera pastorale redatta in occasione del 25/mo anniversario - ieri - della visita di Giovanni Paolo II e del suo storico anatema contro la mafia.
“Sono qui per dirvi che ci siamo anche noi. La Chiesa italiana ci sta. Potrebbe sembrare banale ribadirlo, soprattutto dopo l’incontro di papa Francesco con i familiari delle vittime della mafia, il 21 Marzo 2014. Potrebbe sembrare banale farlo davanti a voi che conoscete la molteplicità di progetti che, tra l’altro, la CEI sta portando avanti con Libera . Potrebbe sembrare banale, ripeto, ma voglio ribadirlo. La Chiesa ci sta”. Lo ha detto Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, intervenuto alla IV edizione di “Contromafie”, promossa da “Libera” insieme al network di associazioni che essa rappresenta, presso il Centro Congressi Angelicum.
“Desidero rivolgere il pensiero a tutte le persone che in Italia hanno pagato con la vita la loro lotta contro le mafie. Ricordo, in particolare, tre magistrati: il servo di Dio Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi 25 anni fa insieme a quanti li scortavano”. E’ il primo pensiero che Papa Francesco rivolge ai Membri della Commissione Parlamentare Antimafia con i familiari, ricevuti oggi presso la Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
In una conferenza tenuta al Rotary club di Canicattì il 7 aprile del 1984 sul “ruolo del giudice nelle società che cambia” ebbe a dire: “L'indipendenza del giudice, infatti, non è solo nella propria coscienza, nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi, nella sua capacità di sacrificio, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della propria condotta anche fuori delle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale...”. Ciò non indica solo un pensiero coerente bensì una missione da portare a vanti con il normale svolgersi della propria quotidianità.
Procede spedita la causa di beatificazione del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel settembre 1990 all'età di 38 anni. Nei giorni scorsi infatti si è conclusa la fase diocesana del processo condotta ad Agrigento e l'incartamento è ora all'esame del Cardinale Arcivescovo Francesco Montenegro.
"Mafia, camorra e ‘ndrangheta sfruttando carenze economiche, sociali e politiche, trovano un terreno fertile per realizzare i loro deplorevoli progetti". Lo ha detto Papa Francesco ricevendo questa mattina in Vaticano la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
La droga è una piaga mondiale sostenuta dal crimine organizzato, ma non possiamo cadere nella ingiustizia di trattare coloro che sono stati resi schiavi come oggetti rotti.