Roma, 10 November, 2023 / 2:00 PM
Il Libano è ancora un Paese messaggio, perché nonostante abbia perso tutto in questi ultimi anni, compresa la credibilità politica, cristiani, musulmani ed ebrei continuano a vivere insieme, ad essere parte integrante di un tessuto sociale vivo. Raphael Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia degli Armeni e Arcieparca di Beirut, guarda al Libano con speranza, nonostante tutto.
Durante il Sinodo, i patriarchi delle Chiese orientali hanno avuto due incontri sul Libano: uno con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, e uno con Papa Francesco. In quell’occasione, racconta il Patriarca Minassian, Papa Francesco ha chiesto a lui personalmente anche della situazione in Armenia, e in particolare dei rifugiati costretti alla fuga dal Nagorno Karabakh. “Poteva non interessarsi e invece si è interessato”, dice.
Parlando con ACI Stampa, Minassian si è soffermato in particolare sulla situazione nella regione mediorientale, con il conflitto tra Israele e Hamas che arriva a toccare il Libano.
“Le guerre – dice – non sono altro che la dimostrazione della debolezza nel cuore dell’uomo, perché quando c’è un dialogo possiamo risolvere i problemi sociali, nazionali e internazionali. Il valore intellettuale dell’uomo sta proprio nel dialogo, mentre la guerra è l’opposto di quello che è o dovrebbe essere l’essere umano”.
Per il patriarca, le guerre “sono sempre parte della debolezza della persona, non sono espressione della forza, la capacità o l’intelligenza dell’uomo”.
L’incontro con l’arcivescovo Gallagher, avvenuto durante il Sinodo, è stato “prima di tutto un incontro ecclesiastico e pastorale, non un incontro politico e diplomatico” – afferma il Patriarca Minassian.
Durante l’incontro, si è parlato della problematica della regione e poi delle situazioni che vivono tutte le Chiese orientali.
Si è parlato “di una situazione particolare, e ci sono parti che devono funzionare armonicamente. La Chiesa occidentale e la Chiesa orientale devono essere equilibrate, devono avere un dialogo”.
Insomma, in Libano c’è bisogno di “fare un passo indietro per rientrare in noi stessi e per ripensare, rivalutare tutti questi principi morali e sociali per sapere dove sono, chi sono, con chi ho da vivere”.
Per quanto riguarda il Libano, il Cardinale Bechara Rai, patriarca dei Maroniti, ha più volte levato la voce per parlare della situazione in Libano, per chiedere alla classe politica un impegno reale, per chiedere che il Libano abbia una “neutralità attiva” che gli permetta di prosperare. Le sue parole – dice il Patriarca Minassian – “rappresentano tutti noi, perché è il presidente del Sinodo patriarcale della chiesa orientale”. Tuttavia, i punti di vista sono tutti diversi.
La preoccupazione più grande non riguarda solo il Libano, ma tutto il Medio Oriente. “Alla fine – sottolinea Minassian – io penso che tutti quelli che parlano di nuovo ordine mondiale e cercano di aprire nuove strade non sanno che alla fine non c’è che un solo direttore del globo terrestre: Dio. È lui il solo proprietario di questo mondo. Siamo liberi di accettarlo o di rifiutarlo, ma lui è il padrone”.
Le Chiese, aggiunge il patriarca, hanno un ruolo fondamentale. “Le forze politiche – spiega – devono imparare a rispettare il territorio, e noi ci muoviamo proprio in questo campo. I politici, invece, non hanno religione, e per questo la religione si riassume nell’interesse”.
I vescovi orientali hanno anche incontrato Papa Francesco. Da parte sua, il Papa si è anche interessato della situazione del popolo armeno, specialmente a seguito dell’esodo di armeni dal Nagorno Karabkh ormai dominati dagli azerbaijani. “Il Papa – racconta il Patriarca Minassian - si è interessato alla situazione del popolo armeno che soffre. Sono rimasto molto impressionato dalla sua vicinanza e dalla sua preoccupazione. Lui rappresenta tutta la Chiesa, tutti i riti, eppure ha lo sguardo per occuparsi di ogni popolo, di ogni preoccupazione”.
Lo scorso anno si pensava ad un viaggio di Papa Francesco in Libano. Oggi quanto è concreta la possibilità che il Papa visiti il Paese dei Cedri? Minassian spiega che “la preoccupazione del Papa riguarda piuttosto la situazione bellica in cui ci troviamo. Ci ha incoraggiato a rimanere nella nostra terra”.
Ma il Libano, nonostante tutto, resta un Paese messaggio, perché “nonostante tutto sia distrutto, le persone hanno ancora quel tessuto sociale, ancora parlano”, ed è vero “che i ricchi hanno lasciato il Paese, ma la società non è fatta solo dai ricchi, è fatta dai poveri”.
Il Patriarca si sofferma anche su una delle proposte del Sinodo, che è quella di un Consiglio dei Patriarchi delle Chiese Orientali. Minassian sottolinea che la proposta nasce anche dal fatto che il Papa è il capo della Chiesa Cattolica Romana, ma non sono tutti di rito latino, e nella Chiesa Orientale non ci sono territori, ma piuttosto “nazioni disperse nella diaspora”.
“Noi patriarchi – afferma Minassian – vogliamo radunarci con il capo della Chiesa di Roma con un Sinodo patriarcale. È già una proposta concreta, ne dobbiamo studiare la metodologia”.
Un consiglio che potrebbe aiutare il processo sinodale. Perché – dal punto di vista delle Chiese orientali – quello che si è celebrato in Vaticano “non è un sinodo, ma una assemblea sinodale, ovvero una assemblea della Chiesa universale permeata dallo spirito del Sinodo. L’assemblea sinodale è comunque un passo verso il Sinodo”.
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