Città del Vaticano , 06 November, 2023 / 12:30 AM
Di fronte ad una delegazione della Conference of European Rabbis, che riunisce circa 700 rabbini ortodossi in tutta Europa, Papa Francesco – in un discorso solo consegnato, ma non letto - ribadisce la ferma condanna dell’antisemitismo, ma soprattutto sottolinea che “in questo tempo di distruzione, noi credenti siamo chiamati, per tutti e prima di tutto, a costruire la fraternità ed aprire vie di riconciliazione”. Papa Francesco ha detto all’inizio dell’udienza di non sentirsi molto bene e di preferire di consegnare il discorso. Niente da preoccuparsi, comunque, ha detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni.
"Papa Francesco - ha spiegato Bruni - ha un po’ di raffreddore e una lunga giornata di udienze. Aveva il desiderio di salutare individualmente i rabbini europei e per questo ha consegnato il discorso. Per il resto le attività del Papa proseguono regolarmente".
Ma cosa è la Conference of European Rabbis che il Papa ha incontrato oggi? L’organizzazione rabbinica fu fondata nel 1956, ed è governata da un comitato di 35 persone. È il più grande network di rabbini europei esistenti in Europa. L’udienza cade in un momento drammatico, dopo gli attacchi di Hamas e la risposta di Israele, ma anche nel mezzo di una ondata di antisemitismo in tutta Europa.
Papa Francesco ricorda che “ancora una volta, la violenza e la guerra sono divampate in quella Terra che, benedetta dall’Altissimo, sembra continuamente avversata dalle bassezze dell’odio e dal rumore funesto delle armi”, e si dice preoccupato dal “diffondersi di manifestazioni antisemite”, che il Papa condanna fermamente”.
Il Papa, però, si appella ai religiosi, ricorda che “non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace”.
Papa Francesco, in particolare, su concentra sul dialogo, ricorda che l’essere umano “si realizza nella trama delle relazioni sociali”, ma è anche lui stesso dialogo perché “sospeso tra Cielo e terra, solo in dialogo con l’Oltre che lo trascende e con l’altro che ne accompagna i passi, può comprendersi e maturare”.
Il Papa aggiunge che dialogo significa “attraverso la parola”, e che “la Parola dell’Altissimo è la lampada che illumina i sentieri di vita” e “orienta i nostri passi proprio alla ricerca del prossimo, all’accoglienza, alla pazienza,” e non certo “al brusco impeto della vendetta e alla follia dell’odio bellico”.
È dunque “importante, per noi credenti, essere testimoni del dialogo”, e questo – argomenta il Papa – è successo nel dialogo ebraico- cristiano, con “incontro, ascolto e scambio fraterno” che hanno permesso di avvicinare gli uni e gli altri.
“Il dialogo con l’ebraismo – sottolinea Papa Francesco - è di particolare importanza per noi cristiani, perché abbiamo radici ebraiche. Gesù è nato e vissuto da ebreo; Egli stesso è il primo garante dell’eredità ebraica all’interno del cristianesimo e noi, che siamo di Cristo, abbiamo bisogno di voi, cari fratelli, abbiamo bisogno dell’ebraismo per comprendere meglio noi stessi”.
Il Papa sottolinea che è importante che il dialogo ebraico cristiano “mantenga viva la dimensione teologica, mentre continua ad affrontare questioni sociali, culturali e politiche”; considerando che le tradizioni religiose ebrea e cattolica sono strettamente connessa, e dunque “il nostro, più che un dialogo interreligioso, è un dialogo familiare”.
Conclude Papa Francesco: “Cari fratelli, siamo legati gli uni agli altri davanti all’unico Dio; insieme siamo chiamati a testimoniare con il nostro dialogo la sua parola e con la nostra condotta la sua pace. Il Signore della storia e della vita ci dia coraggio e pazienza per farlo. Shalom!”
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