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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco: “Sarò a Dubai dall’1 al 3 dicembre”

Papa Francesco e il direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci durante l'intervista andata in onda l'1 novembre 2023

Papa Francesco conferma che andrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e sarà nei giorni della COP 28, la Conferenza delle Parti organizzata dalle Nazioni Unite per combattere il cambiamento climatico, che si terrà a Dubai dal 30 al 12 dicembre. Il Papa ha così annunciato il prossimo ritorno negli Emirati Arabi Uniti, dove firmò nel 2019 la Dichiarazione per la Fraternità Umana, nel corso di una intervista di quasi una ora concessa al TG1, e andata in onda la sera dell’1 novembre.

Durante l’intervista, Papa Francesco ha toccato vari temi: ha parlato del conflitto in Terrasanta, ha chiesto pace in Ucraina dicendo comunque di comprendere le ragioni del popolo ucraino, ha affrontato il tema del celibato sacerdotale e anche ribadito il suo no al sacerdozio femminile. Si tratta del condensato del pensiero di Papa Francesco, incluse le accuse di indietrismo, che tra l’altro si trova oggi in vari discorsi e in vari libri.

La notizia è comunque quella del prossimo viaggio a Dubai. C’era un rumor, e molte fonti confermavano che la possibilità del viaggio del Papa fosse concreta, ma non c’era ancora una data. Il Papa la ha data: dall’1 al 3 dicembre, tre giorni. Nell’intervista, Papa Francesco ha raccontato di nuovo come è nata l’enciclica Laudato Si del 2015: era stato sollecitato a scrivere qualcosa prima della COP21 che si è tenuta a Parigi dal ministro dell’ambiente francese Segolene Royale. Il Papa ha notato che Laudato Si è “uscito prima di Parigi” e “l’incontro di Parigi è stato il più bello di tutti”, perché “dopo Parigi tutti sono andati indietro e ci vuole coraggio per andare avanti in questo”.

Papa Francesco – che recentemente ha pubblicato l’esortazione Laudate Deum, un aggiornamento della Laudato Si, proprio in preparazione del COP 28 – ha raccontato che un Paese, una isola nel pacifico, “sta acquistando terre in Samoa per traslocare perché in venti anni non esisteranno perché il mare cresce. Ma noi non crediamo in questo. Siamo ancora in tempo a fermarci”.

Ci sono anche alcuni temi caldi che sono stati dibattuti a margine e dentro il Sinodo. Il primo è quello dell’ordinazione delle donne. Papa Francesco ribadisce la sua linea: il problema è teologico, non amministrativo, tanto più che sempre più donne sono in posti di governo in Vaticano. Ma poi ci sono due principi: “il principio petrino che è quello della giurisdizione e quello mariano che è quello più importate, la Chiesa è sposa, non è maschio, è donna, e il potere della Chiesa donna è più forte più importante dei maschi ministri. È più importante Maria che Pietro”.

È diversa, secondo Papa Francesco, la disposizione sul celibato, anche perché i sacerdoti nelle Chiese cattoliche orientali si possano aiutare. Il Papa, però, sottolinea che cambiare le disposizioni del celibato non aiuterebbe la crisi delle vocazioni, e che uno dei problemi di questa crisi di vocazione è quella che lui chiama “spiritualità da zitelli”.

Sull’accoglienza degli omosessuali, Papa Francesco sottolinea che “la Chiesa riceve le persone, tutti, e no si domanda come sei. Un’altra cosa è quando ci sono delle organizzazioni che vogliono entrare. Il principio è questo: la Chiesa riceve tutti coloro che possono essere battezzati. Le organizzazioni non possono essere battezzate. Le persone sì”.

Papa Francesco ha anche affrontato la questione del conflitto a Gaza, ha sottolineato che “ogni guerra una sconfitta”, ha detto che in Terrasanta ci sono “due popoli che devono vivere insieme con quella soluzione saggia con due Stati ben delimitati a Gerusalemme a statuto speciale”.

Tuttavia, per Papa Francesco la maggiore responsabilità resta quella dell’industria delle armi.

Papa Francesco ha poi messo in luce che la guerra in Terrasanta ci tocca per “quello che significa”, l’Ucraina perché è vicina, ma “altre guerre non ci toccano”, e cita quelle nello Yemen e il dramma dei Rohingya in Myanmar.

Parlando del conflitto in Ucraina, Papa Francesco ha detto di pensare prima di tutto al popolo ucraino che “è un popolo martire, ha avuto persecuzioni al tempo di Stalin molto forti” (il Papa si riferisce all’Holodomor, il tentativo di genocidio del popolo ucraino attraverso la carestia procurata). Papa Francesco dice di capire gli ucraini, perché qualsiasi cosa fa loro rivivere il passato, ma “ci vuole la pace. Fermatevi! Ci vuole un accordo di pace”.

Accordo che non arriva, perché non si è mai andati oltre al dialogo per la liberazione dei prigionieri che lui stesso ha avviato in contatto con l’ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede, dice il Papa.

Papa Francesco affronta anche il tema delle migrazioni, chiede di integrare i migranti perché “altrimenti diventano un problema”, ricorda la crudeltà della tratta dei migranti, e per l’Europa arriva a parlare di una “accoglienza pan-europea”.

 Per quanto riguarda il Sinodo, Papa Francesco vede con positività l’esperienza, e ritiene che si sia “arrivati all’esercizio della sinodalità che voleva Paolo VI”. E un po’ si paragona a Paolo VI, quando – sollecitato dall’intervistatore su una sua eventuale appartenenza ideologica – Papa Francesco ha detto che anche di Paolo VI, che era un grande innovatore, era stato detto che era di sinistra, e ha lamentato che “sempre nelle istituzioni della Chiesa ci sono gli indietristi che non accettano che la Chiesa vada avanti e sia in cammino”.

La fine dell’intervista riguarda cose più personali: l’ultima volta che è andato al mare, il suo calciatore preferito tra Messi e Maradona (e il Papa scegli a sorpresa Pelé), la sua fidanzata di gioventù.

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