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Un servizio di EWTN News

Diario del Sinodo: tra gerarchia e sinodalità non c'è antitesi al centro sempre il Papa

La giornata di oggi si chiude con la preghiera per migranti e rifugiati, e con una intervento del Papa. E' il programma specifico del Sinodo che oggi ha visto ancora le "conversazioni nello Spirito" di cui si sa pochissimo. Non una riunione di vescovi comunque, dicono in molti,  ma una riunione di battezzati. La sedia la centro è sempre quella del Papa. Sempre più una assemblea ecclesiale dove però si dovrebbe parlare anche di gerarchia. Ma tra sinodalità e gerarchia non c'è  antitesi. Le strutture gerarchiche non hanno da temere da questo processo che inizia dall'ascolto, spiega un vescovo texano: noi non parliamo di sinodalità, ma viviamo la sinodalità.

E inoltre anche per il rapporto ufficio e ordine, dice il cardinale Michaël Czerny, si tratta di cose superate.

Oggi si è parlato forse anche di strutture e competenze e quindi anche di autorità. Ma come sempre su questo non trapela nulla.  A parlare fuori dalla ufficialità sono essenzialmente coloro  che cercano di alzare il livello della polemica. Molti che pure hanno opinioni critiche su alcuni temi preferiscono attendere l'appuntamento del 2024.

Ai giornalisti il cardinale Michaël Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha spiegato il senso della preghiera di questa sera, che ovviamente parte dal monumento che ad un lato di Piazza San Pietro.

L'ospite dagli Stati Uniti Daniel Ernest Flores, Vescovo di Brownsville in Texas ha raccontato la sua esperienza anche in questo caso legato al tema delle migrazioni. Nella sua diocesi il "cuore della gente è molto generoso" dice. Un impegno interreligioso spiega. Flores parla della collaborazione con i vescovi del Messico. E sul sinodo il  texano dice che serve la conversione del cuore, necessaria per rispondere alla chiamata del Vangelo. Perché siamo tutti battezzati

Il maronita Padre Khalil Alwan, segretario generale del Consiglio dei Patriarchi cattolici d'Oriente, un professore libanese. Per lui è il quarto sinodo e definisce questo in corso diverso nel metodo e partecipare è davvero una grazia. E anche lui parla dei rifugiati, dei siriani in Libano.

Dal 2011 arrivano per sfuggire alle persecuzioni, e vivono in campi in condizioni disumane. Si tratta di circa due milioni di persone. E i libanesi sono 5 milioni. Una situazione drammaticamente nota. Per motivi legati alla politica internazionale viene vietato di tornare in Siria e la generosità libanesi di fatto viene punita, dice. E i libanesi diventano sempre più poveri. E si scaglia contro l' Unione Europea che non accoglie i profughi. E' accorato l'appello per i rifugiati siriani, perché possano partire verso altri paesi o tornare a vivere dignitosamente nel loro paese.

Dal Sud Africa Anton Dabula Mpako, Arcivescovo di Pretoria, Ordinario militare di Sud Africa, dice che apprezza la "conversazione nello Spirito" come metodo. Parlando dell' Africa ricorda che il terreno è fertile per questo processo sinodale, che abbiamo creato delle piccole comunità per il discernimento.

Poi di nuovo il problema dei migranti, in Sud Africa arriva il numero maggiore di tutto il continenti. Ufficialmente quasi tre milioni, ma sono molto di più. Si tratta di migranti economici, anche se ci sono anche coloro che fuggono per la guerra. Pretoria è la città dove arrivano la maggior parte dei migranti e in diocesi c'è una struttura che se ne occupa fin dalle necessità di base, dal cibo, ai documenti alla scuola al lavoro. Alcuni son cattolici e si trovano spesso abbandonati e quindi hanno bisogno anche di una cura pastorale e cerchiamo di integrarli nelle comunità locali anche però con sacerdoti dei diversi paesi. E si accolgono tutti, dice anche se la antropologia cristiana resta sempre quella legata alla Tradizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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