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Un servizio di EWTN News

Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato: ‘Liberi di scegliere se migrare o restare’

“Con l’intenzione di contribuire a tale sforzo di lettura della realtà, ho deciso di dedicare il Messaggio per la 109^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato alla libertà che dovrebbe sempre contraddistinguere la scelta di lasciare la propria terra. ‘Liberi di partire, liberi di restare’, recitava il titolo di un’iniziativa di solidarietà promossa qualche anno fa dalla Conferenza Episcopale Italiana come risposta concreta alle sfide delle migrazioni contemporanee. E dal mio ascolto costante delle Chiese particolari ho potuto comprovare che la garanzia di tale libertà costituisce una preoccupazione pastorale diffusa e condivisa”.

Prendendo spunto dall’incipit del messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, ‘Liberi di scegliere se migrare o restare’, in programma domenica 24 settembre, a don Aldo Sciabbarrasi, direttore dell’ufficio ‘Migrantes’ e dell’ufficio ‘Missioni’ dell’arcidiocesi di Agrigento, abbiamo chiesto di spiegare in quale modo si può essere liberi di partire o di restare: “La garanzia della libertà costituisce una preoccupazione pastorale diffusa e condivisa. Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera ma di fatto, concretamente, non è frutto di scelta libera perché diversi problemi e difficoltà costringono l’uomo a migrare: mancanza di lavoro, disastri naturali, povertà, guerre, carestie... Già la Sacra Scrittura come per esempio la fuga in Egitto non è frutto di scelta libera, poiché l’angelo ha detto a Giuseppe di fuggire perché Erode stava cercando il Bambin Gesù e voleva uccidere tutti i bambini compreso lui oppure Giacobbe che è costretto a migrare con tutto il bestiame e la sua famiglia per la grave carestia. Il modo in cui si può essere liberi di partire o restare sta nella necessità di un impegno fattivo comune dove ciascuno secondo le proprie responsabilità e competenze faccia il suo compito per porre termine alla migrazione ‘costretta’”.

Per fare della migrazione una scelta davvero libera, bisogna sforzarsi di garantire a tutti un’equa partecipazione al bene comune, il rispetto dei diritti fondamentali e l’accesso allo sviluppo umano integrale’: come garantire che la migrazione sia una scelta?

“Credo che se ognuno faccia il proprio dovere nel proprio campo, se i capi di tutti gli stati avessero un filo conduttore comune già può essere una garanzia per il cittadino e quindi sarebbe libero di migrare o rimanere nella propria terra”.

In quale modo è possibile ‘avere un’Europa più umana’?

“Potrebbe essere possibile avere un’Europa più umana nel momento in cui l’Europa mette al centro solo l’uomo: la sua dignità, la sua necessità, i suoi bisogni, le sue capacità, le sue doti che potrebbero essere messi a servizio di tutti al di là di ogni appartenenza etnica, religiosa e al di là del colore della pelle”.

A Lampedusa c'è la porta d'Europa: è chiusa o aperta?

“A Lampedusa c’è la porta d’Europa ed è una porta aperta che si affaccia sul mare e ci fa rendere conto e ci fa sperare che l’apertura di quella porta sia un monito concreto per l’Europa stessa a rimanere aperta ed accogliente ed a non chiudersi su se stessa”.

Nell’omelia del 2013 il Papa poneva una domanda: ‘chi di noi ha pianto?’ Dopo 10 anni quanto è attuale questa domanda?

“Questa domanda, in realtà, ce la poniamo ancora poiché questa domanda il papa l’ha fatta ed ha una profondità carica di tanto significato. Non si tratta di un pianto temporaneo che dura solo quando vediamo le salme tutti insieme a terra per celebrare un momento di preghiera ma si tratta di un pianto duraturo che dice responsabilità, attenzione, dice trovare soluzioni, dice di prendersi le colpe e le responsabilità di fronte ai naufragi e di fronte al modo di questa migrazione che non è un modo umano, dignitoso per la persona stessa. Credo che qualche passo, forse è stato fatto in questi 10 anni, ma siamo troppo lontani a dire che questa domanda è concreta e attuale”.

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