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Tommaso d'Aquino, la sua intensità eucaristica raccontata dal vescovo di Latina

Nel 2024 ricorrono 750 anni dalla morte, mentre nel 2025 800 anni dalla nascita; e quest’anno 700 anni della canonizzazione: san Tommaso d’Aquino è un teologo e studioso, che a distanza di secoli ha ancora molto da dire all’uomo contemporaneo. Per questo papa Francesco, nello scorso luglio, aveva inviato una lettera ai vescovi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo, e di Frosinone-Veroli- Ferentino, mons. Ambrogio Spreafico, in occasione del VII Centenario della canonizzazione di san Tommaso:

“Commemorare tale avvenimento 700 anni dopo nei luoghi di origine del santo, significa da un lato riconoscere l’azione efficace dello Spirito, che guida la Chiesa nella storia e, dell’altro, la risposta generosa dell’uomo, che sperimenta come i talenti naturali di cui è dotato e che coltiva non solo non vengano mortificati dalla grazia, bensì vitalizzati e perfezionati. Nella persona umana, osservava il dottore angelico, la grazia divina non distrugge la natura ma ne porta a compimento le potenzialità”.

Nella lettera il Papa aveva sottolineato che l’eredità di san Tommaso d’Aquino “è anzitutto la santità, caratterizzata da una particolare speculazione che non ha però rinunciato alla sfida di farsi provocare e misurare dal vissuto, anche da problematiche inedite e dalle paradossalità della Storia, luogo drammatico e insieme magnifico, per scorgere in essa le tracce e la direzione verso il Regno che viene”.

Mentre il prefetto del Dicastero delle cause dei santi, card. Marcello Semeraro, aprendo l’anno giubilare dell’aquinate, aveva richiamato il pensiero di san Tommaso sull’eucarestia: “Carissimi, qui a Fossanova e in questo momento, che ci dispone alla liturgia eucaristica, la mia riflessione non può chiudersi senza un richiamo alle ultime parole di san Tommaso. Ricevendo l’Eucaristia ed essendo ormai in fin di vita, Tommaso dice: ‘Io ti ricevo prezzo della redenzione della mia anima; io ti ricevo viatico del mio pellegrinaggio, per l’amore del quale ho studiato, vegliato, sofferto; ho predicato te, ho insegnato te…’.

Possiamo capire, a questo punto, il senso più vero, più profondo; la perla nascosta nell’espressione: ‘Tutto mi sembra paglia’. Consapevole di essere giunto alla meta del cammino terreno, Tommaso abbandona tutto”.

Per comprendere la ‘grandezza’ di questo dottore della Chiesa abbiamo chiesto al vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, di spiegare il motivo per cui la Chiesa celebra questi centenari fino al 2025: “Le ricorrenze sono convenzioni. Il loro significato dipende dal rilievo di che cosa o di chi si celebra, e dal riconoscimento di tale valore. Non c’è dubbio che san Tommaso d’Aquino abbia un ruolo di prima grandezza nella storia della santità e del pensiero cristiano. Anche in questo tempo piuttosto confuso e profondamente mutato rispetto anche solo a pochi decenni fa, la sua figura parla a noi oggi, ha qualcosa di vitale da dare anche a questo nostro mondo”.

Quanto è importante san Tommaso per la cultura europea?

“Difficile dire quanto sia diffusa, al di fuori dell’orizzonte ecclesiale, la coscienza del contributo straordinario che san Tommaso ha dato allo sviluppo del pensiero filosofico oltre che teologico. Certo non si potrebbe immaginare una storia del pensiero senza la sua presenza e il suo influsso, non solo in riferimento alla sua epoca, ma non meno nei secoli successivi fino ad oggi. Se si scorre la storia del pensiero, soprattutto cristiano, è possibile rilevare una sorta di corrente che muove e ispira filosofi e teologi in un confronto continuo con la sua opera, per non parlare delle scelte che a varie riprese hanno fatto adottare la sua visione come esemplare nell’orizzonte della riflessione credente, una per tutte l’enciclica ‘Aeterni Patris’ (1879) di papa Leone XIII e tutto il movimento che ne seguì. Al di là delle differenti valutazioni storico-critiche, è possibile affermare che san Tommaso ha rappresentato per la Chiesa del secondo millennio un modello di riferimento sicuro per un pensiero che volesse mantenersi fedele alla visione cristiana ma che potesse anche esibire rigore dell’argomentazione, profondità dei concetti, compattezza sistematica, attenzione alla cultura e alla verità ovunque si manifesti”.

Quanto era importante la preghiera per san Tommaso d’Aquino?

“Se si comprende bene san Tommaso, si potrebbe finire con il dover riconoscere che per lui la dimensione intellettuale è subordinata, e si direbbe quasi secondaria (il che può sembrare paradossale), rispetto al rapporto di fede e di preghiera con il Signore. La sua biografia lo mostra sempre, e in un crescendo che lo porta alla fine ad un distacco al limite del rinnegamento delle sue stesse opere, in una tensione spirituale verso il Signore e in un clima di preghiera che lo assorbe costantemente. E’ in tale clima che san Tommaso riflette ed elabora la sua teologia come risposta insieme intellettualmente ardita e dottrinalmente coerente con l’esperienza del dialogo con Dio in cui vive incessantemente”.

Come san Tommaso collegava lo studio con la preghiera?

“Direi che il primo modo lo riscontriamo nell’uso della sacra Scrittura. San Tommaso è anche un grande e prolifico commentatore della Scrittura, in funzione spirituale e, diremmo oggi, pastorale e anche in un’ottica dottrinale. Il suo modo di procedere, anche nell’argomentazione più rigorosa, un po’ come in tutta la scolastica, attinge alla Bibbia concetti e argomenti. La parola della Scrittura diventa dunque parola per la preghiera e parola per la riflessione e la dottrina. Poi è lo stile di vita di san Tommaso, non solo perché religioso ma in quanto semplicemente credente, che lo porta a veder fiorire, dentro, il pensiero più alto nel momento stesso del dialogo intimo con il Signore. E, d’altra parte, è facile intuire che nello svolgimento di una trattazione, sia nell’insegnamento che nella redazione scritta, la scoperta e l’approfondimento della verità divina lo inducesse a rivolgersi a Dio con la mozione dell’affetto e dell’amore, nel desiderio di contemplazione e di unione che caratterizzano tutta la vita di san Tommaso”.

In quale modo viveva l’intensità dell’Eucarestia?

“Tutto ciò che possiamo dire della preghiera in san Tommaso trova nell’Eucaristia il compimento e il vertice. San Tommaso ha dedicato all’Eucaristia non solo alcune delle sue riflessioni più appassionate, ma anche la formulazione letteraria e devota insieme di alcuni inni che sono diventati patrimonio e linguaggio pienamente assorbiti da tutta una tradizione plurisecolare. San Tommaso comprende, sperimenta ed adora nell’Eucaristia la forma più perfetta ma anche misteriosa e sorprendente della condiscendenza di Dio in Cristo Gesù realizzata con l’incarnazione e compiuta nel mistero pasquale. Davvero per lui l’Eucaristia è il centro del mistero cristiano vissuto nella storia”.

 Cosa significa oggi custodire la memoria di san Tommaso?

“Quella di san Tommaso è una figura troppo geniale per circoscrivere la fecondità della sua memoria solo a qualche aspetto. Nella sua lettera ai vescovi delle diocesi toccate dalle principali vicende biografiche di san Tommaso, papa Francesco richiama alcuni aspetti di vitale importanza per la fede e la Chiesa. Innanzitutto coglie in san Tommaso un esempio e una guida nella ricerca del volto di Dio e nella penetra-zione della sua verità, un pensiero con cui attrezzarsi per rispondere alle sfide culturali della contemporaneità. In questo spirito il Papa affida due compiti: ‘la costruzione paziente e sinodale della comunità, l’apertura alla verità tutta intera (Gv 16,13)’. Trovare ‘i linguaggi e gli strumenti adeguati’ per far giungere a tutti la conoscenza di san Tommaso diventa una condizione per attuare quei compiti”.

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