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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco: "Il chiacchiericcio è una peste"

La correzione fraterna “è una delle espressioni più alte dell’amore, e anche delle più impegnative. Quando un fratello nella fede commette una colpa contro di te, tu, senza rancore, aiutalo correggendolo. Purtroppo, invece, la prima cosa che spesso si crea attorno a chi sbaglia è il pettegolezzo, in cui tutti vengono a conoscere lo sbaglio, con tanto di particolari, tranne l’interessato! Questo non è giusto e non piace a Dio”. Lo ha detto il Papa, stamane, introducendo l’Angelus domenicale.

Il chiacchiericcio – ha ribadito nuovamente Papa Francesco - è una peste per la vita delle persone e delle comunità, perché porta divisione, sofferenza e scandalo, e mai aiuta a migliorare e a crescere”.

Gesù ci insegna come correggere il fratello che sbaglia.  “Parlaci a tu per tu, lealmente, per aiutarlo a capire dove sbaglia. Fallo per il suo bene, vincendo la vergogna e trovando il coraggio vero, che non è quello di sparlare, ma di dire le cose in faccia con mitezza e gentilezza”.

Non bisogna “mettere una persona alla gogna, svergognandola pubblicamente, bensì unire gli sforzi di tutti per aiutarla a cambiare. Puntare il dito contro non va bene, anzi spesso rende più difficile per chi ha sbagliato riconoscere il proprio errore. Piuttosto, la comunità deve far sentire a lui o a lei che, mentre condanna l’errore, è vicina con la preghiera e con l’affetto alla persona, sempre pronta a offrire il perdono e a ricominciare”.

“Desidero esprimere – ha detto il Papa al termine della recita dell’Angelus - la mia vicinanza al caro popolo del Marocco colpito da un devastante terremoto; prego per i feriti, per coloro che hanno perso la vita e per i loro familiari ringrazio i soccorritori e quanto si stanno adoperando per alleviare le sofferenze della gente. Il concreto aiuto di tutti possa sostenere la popolazione in questo tragico momento: siamo vicini al popolo del Marocco”.

“Oggi in Polonia – ha aggiunto - sono stati beatificati i martiri Giuseppe e vittoria Ulma e i loro 7 figli sterminati dai nazisti il 24 Marzo 1944 per aver dato un rifugio ad alcuni ebrei. Essi rappresentano un raggio di luce, siano per noi un modello da imitare. Sentiamoci chiamati a opporre alle armi, la carità, la tenacia della preghiera, facciamolo per i paesi che soffrono per la guerra e intensifichiamo la preghiera per l’Ucraina che soffre tanto”.

Il 12 settembre – ha concluso il Papa – “il caro popolo etiope celebra il suo tradizionale Capodanno: desidero porre i più cordiali auguri all'intera popolazione auspicando che sia benedetta con i doni della riconciliazione fraterna e della pace”.

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