Città del Vaticano , 20 August, 2023 / 1:00 AM
“Me lo aspettavo”. Così don Pino Puglisi disse ai giovani che lo erano andati ad ammazzare, la sera del 15 settembre 1993. Beatificato nel 2013 per essere stato ucciso “in odium fidei”, don Puglisi non era il classico “prete antimafia”, ma un sacerdote che lavorava con i suoi ragazzi e che così li teneva lontani dalla criminalità. Per il trentennale della morte, l’arcidiocesi di Palermo mette in campo varie iniziative, e anche una indulgenza plenaria. Papa Francesco, con una lettera, ne ricorda il martirio e invita tutti i sacerdoti dell’isola a non fermarsi “di fronte alle numerose piaghe umane e sociali dell’ora presente”, facendo emergere “la bellezza e la differenza del Vangelo”.
La lettera è indirizzata all’arcivescovo Corrado Lorefice di Palermo. Papa Francesco ricorda brevemente l’omicidio di don Pino Puglisi, sottolinea che “le strade del quartiere erano la Chiesa da campo che ha servito con sacrificio e percorso durante il suo ministero pastorale per incontrare la gente, in una terra da lui conosciuta e che non si è mai stancato di curare e annaffiare con l’acqua rigenerante del Vangelo, affinché ognuno potesse dissetarsi e godere il refrigerio dell’anima per affrontare la durezza di una vita che non sempre è stata clemente”.
Di fronte agli assassini, don Pino sorrise. “Sull’esempio di Gesù – dice Papa Francesco - Don Pino è andato fino in fondo nell’amore. Possedeva i medesimi tratti del ‘buon pastore’ mite e umile: i suoi ragazzi, che conosceva uno ad uno, sono la testimonianza di un uomo di Dio che ha prediletto i piccoli e gli indifesi, li ha educati alla libertà, ad amare la vita e a rispettarla”.
Don Puglisi “sovente ha gridato con semplicità evangelica il senso del suo instancabile impegno in difesa della famiglia, dei tanti bambini destinati troppo presto a divenire adulti e condannati alla sofferenza, nonché l’urgenza di comunicare loro i valori di una esistenza più dignitosa, strappandola così alla schiavitù del male”.
Don Puglisi è un sacerdote che “non si è fermato, ha dato sé stesso per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue”, e l’invito del Papa ai pastori di Sicilia è di non fermarsi nemmeno loro, perché le piaghe dell’ora presente “ancora sanguinano e necessitano di essere sanate con l’olio della consolazione e il balsamo della compassione”.
Papa Francesco sottolinea che “è urgente l’opzione preferenziale verso i poveri; sono volti che ci interrogano e ci orientano alla profezia”, chiede di “avviare una pastorale rinnovata che corrisponda concretamente alle esigenze d’oggi” ed esorta “a fare emergere la bellezza e la differenza del Vangelo, compiendo gesti e trovando linguaggi giusti per mostrare la tenerezza di Dio, la sua giustizia e la sua misericordia”, perché questi sono “segni che il cristiano è chiamato a porre nella città degli uomini per illuminarla nella costruzione di una nuova umanità”.
Don Puglisi, aggiunge Papa Francesco, “possedeva una sapienza pratica e profonda al tempo stesso”, e – chiosa – “sappiamo bene quanto don Pino si sia battuto perché nessuno si sentisse solo di fronte alla sfida del degrado e ai poteri occulti della criminalità”.
Afferma Papa Francesco: “Riconosciamo pure come l’isolamento, l’individualismo chiuso e omertoso siano armi potenti di chi vuole piegare gli altri ai propri interessi”. La risposta “è la comunione, il camminare insieme, il sentirsi corpo”, e dunque – il Papa dice ai sacerdoti siciliani – “voi che quotidianamente sostenete le responsabilità del ministero sacerdotale a contatto con le realtà che abitano codesto territorio, siate sempre e ovunque immagine vera del Buon Pastore accogliente, abbiate il coraggio di osare senza timore e infondete speranza a quanti incontrate, specialmente i più deboli, gli ammalati, i sofferenti, i migranti, coloro che sono caduti e vogliono essere aiutati a rialzarsi”.
Infine, Papa Francesco chiede che “i giovani poi siano al centro delle vostre premure: sono la speranza del futuro. Il sorriso disarmante di Padre Pino Puglisi Vi sproni ad essere discepoli lieti e audaci, disponibili anzitutto a quella costante conversione interiore che rende più pronti nel servire i fratelli, fedeli alle promesse sacerdotali e docili nell’obbedienza alla Chiesa”.
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