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Papa Francesco: “La fede non è un’etichetta religiosa, ma un rapporto personale con Dio”

Papa Francesco dalla finestra dello studio del Palazzo Apostolico per un Angelus

La fede è concreta, non è un’etichetta, parte dal rapporto personale con il Signore. Papa Francesco lo sottolinea nel commento al Vangelo che precede l’Angelus di oggi, ribandendo ancora una volta la necessità di accettare il cambiamento, proprio come ha fatto Gesù.

È una domenica piuttosto assolata, ma c’è comunque una discreta folla ad ascoltare Papa Francesco in piazza San Pietro. Il Vangelo del giorno è quello dell’incontro di Gesù con una donna cananea, fuori dal territorio di Israele. Gesù prima non presta ascolto alla sua richiesta, né vuole ottemperare perché la sua missione è destinata ai figli di Israele. Ma di fronte alla fede della donna, Gesù cambia idea.

Sono proprio i due aspetti del cambiamento di Gesù e della fede della donna a costituire il centro della catechesi del Papa.

Gesù, spiega Papa Francesco, stava rivolgendo la sua predicazione al popolo eletto, e solo poi lo Spirito Santo “avrebbe spinto la Chiesa ai confini del mondo”, eppure la fede della donna anticipa “l’universalità dell’opera di Dio”, e allora Gesù “di fronte alla preghiera della donna anticipa i piani”, e diventa “ancor più condiscendente e compassionevole”.

Perché, ricorda il Papa, Dio “è amore, e chi ama non resta rigido sulle proprie posizioni, ma si lascia smuovere e commuovere”, e sa cambiare i suoi programmi. È un esempio anche per i cristiani, dice il Papa.

Papa Francesco poi guarda alla fede della donna, una donna straniera che “probabilmente conosceva poco, o per nulla, le leggi e i precetti religiosi di Israele”, ma ha una fede “non ricca di concetti ma di fatti”, tanto che “supera ogni ostacolo pur di parlare con Gesù”. Sta qui, sottolinea il Papa, la “concretezza della fede, che non è un’etichetta religiosa, ma un rapporto personale con il Signore”.

Insomma, “la fede della donna non è fatta di galateo teologico, ma di insistenza; non di parole, ma di preghiera. E Dio non resiste quando è pregato”.

Come sempre, Papa Francesco lascia delle domande alla fine della sua catechesi, chiedendo ai fedeli di interrogarsi su come questa pagina del Vangelo si applichi a ciascuno personalmente.

Dopo l’Angelus, Papa Francesco sottolinea di seguire “con preoccupazione cosa sta accadendo in Niger”, di unirsi all’appello dei vescovi per la pace e la stabilità nel Sahel, e di pregare perché gli sforzi di pace abbiamo successo.

“Invochiamo la pace – aggiunge - anche per tutte le popolazioni ferite da guerre e violenze, specialmente preghiamo per l’Ucraina che da tanto tempo soffre”.

 

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