Camaldoli, 24 July, 2023 / 4:00 PM
“La partecipazione alla crescita democratica della società civile e delle istituzioni ha oggi bisogno di donne e di uomini cristiani, consapevoli della loro fede, che testimonino, in ogni ambito del vivere comune, la loro ispirazione, i valori e i comportamenti che la loro fede continua a fermentare, senza i quali questa società non sarà migliore”.
E’ questo il messaggio che il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin lascia ai convegnisti di Camaldoli, riuniti a 8o anni dal mitico incontro che nel 1943 in piena guerra, diede un nuovo impulso alla politica cattolica, creando una generazione che verrebbe preso in mano la vicenda politica del post fascismo.
Quando si riunirono nel monastero di Camaldoli per sfuggire al controllo del regime, Sergio Paronetto e Vittorino Veronese e il vescovo di Bergamo Adriano Bernareggi insieme e molti altri, fu una iniziativa personale che solo dopo due anni fece pubblicare un testo nella rivista di Azione Cattolica.
80 anni dopo la ricerca di una vera identità cattolica nella società politica è ancora solo un progetto.
“Credo che si debbano aumentare i luoghi di incontro, di formazione, le occasioni di riflessione comune non solo sui temi civili e sociali – ha aggiunto il cardinale nell’omeliadella messa conclusiva -, ma anche su quelli della fede: sia nella forma ecclesiale – il Sinodo in corso, voluto da Papa Francesco, ne è un’espressione – sia nella forma laicale, attraverso un autonomo e responsabile esercizio di laicità del credente”.
Molti gli interventi interessanti come quello di Ugo De Siervo presidente emerito della Corte Costituzionale che in una videointervista a Toscana Oggi ha detto che “il ruolo dei cattolici “non è mai uguale, perché cambiano le situazioni. Però la responsabilità rimane tutta: i cristiani non devono accettare cose insopportabili, contrastanti, pericolose rispetto all’etica che essi condividono.”
Nella prolusione di apertura sabato scorso il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, ha ricordato di quel 1943: “Pio XII chiese ai cattolici di uscire dalla loro passività e di prendere l’iniziativa. La responsabilità è iniziativa, altrimenti ci si accontenta delle proprie ragioni o dei buoni sentimenti, questi diventano vano compiacimento e non umiliandosi con la vita concreta fanno illudere di essere dalla parte giusta anche se si finisce fuori dalla storia! Bisogna “prendere posizione”, come si afferma nella prefazione. Pio XII incitò i Laureati Cattolici a passare all’azione sul piano culturale, traducendo l’insegnamento della Chiesa in un linguaggio “moderno” e comprensibile a tutti. La presenza politica, che avrebbe segnato la ricostruzione e decenni successivi, rinasceva dal grembo della cultura”.
Il Papa sapere che c’era bisogno di una “riflessione audace”, ricorda Zuppi, e aggiunge: “Oggi la situazione è molto diversa. Non ci sono partiti d’ispirazione cristiana e, più in generale, partiti organizzati di stampo novecentesco. Questo non deve certo diventare un alibi per non cercare nuovi modi di fare politica o per fare politica svincolati da principi, valori e contenuti”.
E conclude: “il Codice è stato un’iniziativa coraggiosa di chi non aspettava gli eventi, non stava a guardare ma voleva andare oltre il fascismo e le distruzioni della guerra”.
Similitudini con il tempo presente ce ne sono molte.
Il vescovo di Arezzo-Cortona-San Sepolcro aprendo i lavori ha ricordato due urgenze: quella di un nuovo impulso nel campo della formazione socio-politica” e “la necessità dell’impegno di tutti a costruire la pace, in particolare nella nostra Europa”. Monsignor Andrea Migliavacca come padrone di casa, ha salutato la iniziativa della Conferenza episcopale italiana, della Comunità di Camaldoli, della Conferenza episcopale toscana, di Camaldoli Cultura e di Toscana Oggi. Migliavacca ha spiegato che “l’importanza dell’ottantesimo anniversario della redazione del cosiddetto ‘Codice di Camaldoli’, che figure importanti del cattolicesimo italiano, tra il 18 e il 24 luglio del 1943 in questo monastero benedettino, seppero realizzare, non poteva passare inosservato e nel convegno che oggi si inaugura trova adeguata attenzione e nuovo impulso”. Presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In un suo saluto pubblicato da Toscana Oggi, giornale che ha organizzato il Convegno, il Presidente ha scritto: Da Camaldoli vengono orientamenti basilari, che riscontriamo oggi nel nostro ordinamento. Anzitutto la affermazione della dignità della persona e del suo primato rispetto allo Stato – con il rifiuto di ogni concezione assolutistica della politica – da cui deriva il rispetto del ruolo e delle responsabilità della società civile. Di più, sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi”.
Cè molto da imparare da quel Codice elaborato quasi di nascosto ma sostenuto da un Papa come Pio XII. C’è da rimettere al centro della politica il bene comune e soprattutto la dottrina cristiana. Questo vale per le questioni sociali e per le questioni della dignità di ogni essere umano come per le questioni internazionali che devono essere affrontante guardando la pace.
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