Roma, 21 July, 2023 / 4:00 PM
Padre Corrado da Tours non è un religioso qualsiasi; è un inquisitore, ma è anche stato un crociato, ha viaggiato in lungo e in largo e conosce bene le regioni più remote anche dell’animo umano, le tempeste che agitano i cuori e le menti, perché sono quelle che agitano anche lui. Ma per seguire le vicende di padre Corrado bisogna accantonare tutto l’armamentario lugubre e crudele che ha accompagnato e ancora accompagna, nell’immaginario comune, l’immagine dell’inquisizione. Non ci sono torture, ne’ violenze, ne’ pregiudizi. Il religioso vuole solo capire la verità, quello che il destino gli ha messo davanti, in genere delitti oscuri e storie tormentate, alla luce della misericordia che prima fra tutte la Chiesa insegna ad usare, conformandosi agli insegnamenti di Gesù.
Ed ecco che il lettore che comincia a seguire le peripezie di questo personaggio fuori da ogni schema, creato da Rino Cammilleri, viene proiettato nel mondo dell’Italia medievale, tra personaggi affascinanti – come l’astrologo, alchimista e mago Michele Scoto, stranamente alla ricerca del Graal proprio a Pisa - e colpi di scena degni di ogni buon thriller storico, ma con molto altro in più. “L’inquisitore” è un romanzo scritto e pubblicato negli anni Settanta, ma che ora viene riproposto nella storica collana dei Gialli Mondadori. E vale davvero la pena di scoprirlo o, nel caso, riscoprirlo.
L’azione si svolge a Pisa, nel 1247. Davanti al palazzo arcivescovile viene rinvenuto il cadavere di una giovane e affascinante donna di vita, Beatrice Sciancati. Il corpo nudo è disposto come una croce rovesciata al centro di un pentacolo, con sette candele nere attorno. Da uno squarcio nel costato, alla vittima è stato asportato il cuore. Subito si dà la caccia a negromanti ed eretici, membri della temuta setta dei catari, che potrebbero nascondersi in città; viene anche incarcerato un alchimista, un negromante esperto nelle cose occulte, ma ognuna di queste piste sembra portare ad un vicolo cieco. Per questo il Papa invia da Roma un inquisitore con pieni poteri. In realtà si tratta di un vero e proprio investigatore. Il compito viene affidato al domenicano Corrado da Tours, affiancato dall’antico amico Gaddo Casalberti, anche lui un domenicano, un tempo crociato come lui, scoprire quale mistero si nasconde dietro le apparenze del rito satanico. Mentre incombe il pericolo che vengano rinfocolate le feroci lotte intestine che da tempo travagliano Pisa e quasi tutte le città italiane.
E proprio nell’affrontare le procedure dei processi inquisitori Cammilleri procede a smontare pregiudizi e false informazioni. Per esempio, fa scarcerare il negromante, ritenuto il principale indiziato per il delitto della bella Bianca, perché ‘secondo i decreti dell’Inquisizione nessuno può essere tenuto prigioniero se non ne è stata dimostrata la colpevolezza’, né tantomeno si può imbastire un processo se non vi siano almeno tre testimoni. Altro che processi sommari e torture per estorcere confessioni…
Nel tratteggiare la vicenda, intrigante al punto giusto, con inseguimenti, fughe rocambolesche, passaggi segreti e misteriosi riti esoterici, ci sono ampi – e inconsueti, per la nostra letteratura contemporanea – spazi di riflessioni spirituali e teologiche. Accompagnando il protagonista in giro per le chiese di Pisa, veri e propri inni in pietra alla gloria di Dio, mentre si confonde, nella preghiera, con ‘una ciurma di falliti, di sconfitti, di eterni perdenti, veniva a chiedere l’immensa grazia di poter posare un attimo la croce quotidiana’. Nel pregare, soffermandosi sulla croce, Corrado confessa a Dio che ‘nella quasi totalità dei casi non si capisce, questa storia del nostro bene. Ed è una croce in più’; vorrebbe dal Padre celeste risposte, o almeno qualche “indizio” sul perché tutta la sofferenza che si riversa su persone che sono innocenti, che sono buoni, mentre gente senza scrupoli o semplicemente egoisti ben pasciuti vivono tranquillamente, circondato da amici e parenti, nell’abbondanza. Sono le domande che da sempre l’uomo si pone. Ma che non perdono mai la loro dolorosa pesantezza. Ci sono risposte? Ognuno potrà cercarle, o riconoscerle, se gli verrà concesso, ma proprio nelle ultime pagine del romanzo vengono offerte tracce di riflessione che si rivelano preziose. Quando Corrado, rivolgendosi a Gaddo, considera che ‘tutto quello che desideriamo, potere, amore, bellezza, pace… sono tutti attributi di Dio. Tutti abbiamo la stessa nostalgia che ci accomuna, lo stesso desiderio di felicità e di infinito. Raggiungere Dio ci sembra troppo difficile. Ci aggrappiamo ai surrogati delle sue perfezioni. Che regolarmente non otteniamo’. La vera unica preghiera, fra le moltissime con cui “assediamo” Dio con le nostre continue richieste, sarebbe solo quella che vale la pena di recitare: Signore Gesù, chi sei?
Rino Cammilleri, L’inquisitore, Il Giallo Mondadori, euro 6,90, pp.219
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