Mosca, 30 June, 2023 / 3:00 PM
E se fosse Bologna il luogo del prossimo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill? A Bologna, in fondo, c’è la chiesa ortodossa di San Basilio, appartenente alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca, fondata nel 1973 con sede nella ex chiesa di Sant’Anna dei padri certosini. Ed è lì che il Cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del Papa, vorrebbe accogliere il Patriarca Kirill nel prossimo futuro.
La notizia dell’invito del Cardinale Zuppi a Kirill è arrivata al termine di una concitata giornata moscovita per l’arcivescovo di Bologna, inviato speciale del Papa in Russia dopo esserlo stato in Ucraina. Mentre in Bielorussia arriva l’arcivescovo Claudio Gugerotti come inviato speciale del Papa per i festeggiamenti della Madonna di Budslau (e in molti, in Vaticano, guardano alle capacità di mediazione del prefetto del Dicastero delle Chiese Orientali, già nunzio in Bielorussia e Ucraina), Zuppi in Russia tenta di cucire fili di dialogo.
Un dialogo che non è una mediazione di pace, come molti pensano – Mosca si è affrettata a dire che non c’è nessun accordo preso in tal senso – ma è un dialogo umanitario, destinato prima di tutto a cercare di risolvere la questione dei bambini ucraini deportati in Russia. Un tema scottante, per il quale sia il presidente russo Vladimir Putin che la commissaria russa per i diritti dei bambini Maria Llova-Belova, hanno un mandato di cattura internazionale spiccato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja.
Il cardinale Zuppi ha incontrato prima il commissario, con lo scopo di fare tutto il possibile per trovare un canale umanitario perché i bambini ucraini tornino a casa, e si è sentito rispondere che la Russia ha agito nella massima trasparenza.
Quindi, l’incontro con il Patriarca Kirill, durante il quale il Cardinale ha lanciato la mano tesa di una visita a Bologna. “È un grande onore per noi avere una comunità a Bologna, e speriamo che Vostra Santità possa un giorno visitarla. Bologna è orgogliosa della comunità ortodossa. La sua chiesa è sempre piena di gente”.
La comunicazione ufficiale vaticana si limita ad una nota che ricorda come, nei tre giorni di permanenza a Mosca, il Cardinale Zuppi ha incontrato Yuri Ushakov Assistente del Presidente della Federazione Russa per gli affari di politica estera, e la Sig.ra Maria Lvova-Belova, Commissario presso il Presidente della Federazione Russa per i diritti del bambino.
Viene anche spiegato che "nel corso dei colloqui, è stato fortemente sottolineato l’aspetto umanitario dell’iniziativa, nonché l’esigenza di poter pervenire alla tanto desiderata pace".
L'incontro con il Patriarca Kirill è definito "fruttuoso" dalla comunicazione vaticanam che poi sottolinea come il cardinale Zuppi abbia incontrato "incontrato i Vescovi della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Russia, con i quali, insieme ad un nutrito gruppo di sacerdoti ed alla presenza di Ambasciatori e di Rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri, ha presieduto una solenne concelebrazione nella cattedrale dell’Arcidiocesi della Madre di Dio, a Mosca".
Da parte sua, il Patriarcato di Mosca ha diffuso un lungo comunicato del Dipartimento di Relazioni Esterne, che ha raccontato dell’incontro con dovizia particolari.
Dal lato del Patriarca Kirill, c’era una delegazione composta dal metropolita Anthony di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne (DECR) del Patriarcato di Mosca, l'arciprete Nikolai Balashov, consigliere del patriarca di Mosca e di tutta la Rus', e l'archimandrita Filaret (Bulekov), vicepresidente del DECR.
Il Cardinale Zuppi era accompagnato dall'Arcivescovo Giovanni D'Agnello, Nunzio Apostolico presso la Federazione Russa; da Monsignor Peter Tarnavsky, Consigliere della Nunziatura Apostolica presso la Federazione Russa; da Monsignor Paul Butnaru, pfficiale della Segreteria di Stato vaticana, e dal Professor Adriano Roccucci , Vicepresidente della Comunità di Sant'Egidio.
La presenza di Roccucci era indicativa. Roccucci non è solo il vicepresidente di Sant’Egidio, ma è anche un esperto di Russia, cui ha dedicato diversi saggi. Conosce il linguaggio del Patriarcato di Mosca, può aiutare a decifrare codici o a parlare in codice. Allo stesso tempo, la presenza di Roccucci mostra la presenza forte di Sant’Egidio. E forse non è un caso che lo stesso Cardinale Zuppi sia parte della Comunità di Sant’Egidio, tra le poche che riuscirono a mantenere canali don Mosca ai tempi dell’Unione Sovietica.
Il lavoro di Sant’Egidio è stato, non a caso, citato dal Patriarca Kirill. Il quale, mettendo da parte ogni discorso giustificazionista sulla guerra, che gli guadagnò l’appellativo di “chierico di Stato” da parte di papa Francesco, ha piuttosto puntato sulla necessità di portare avanti un dialogo per la pace. “In un momento – ha detto - in cui sono sorti problemi molto grossi nei rapporti tra Russia e Occidente, in cui ci troviamo di fronte sia a grandi tensioni nell'ambito delle relazioni politiche sia a reali minacce di un grande conflitto armato mondiale, è molto importante che tutte le forze interessate a mantenere la pace e la giustizia si uniscano per prevenire un tale possibile sviluppo di eventi”.
Un lavoro, ha aggiunto che cattolici e ortodossi devono fare come lo fecero durante la Guerra Fredda, quando “le nostre Chiese hanno avuto rapporti regolari e reciproci contatti benefici, nell'ambito dei quali, in particolare, si è trattato di questioni che preoccupavano i nostri popoli”. E ha menzionato proprio l’esempio di Sant’Egidio, che ha sempre mantenuto un canale aperto con la Chiesa Ortodossa Russa.
“Penso – ha concluso Kirill - che anche nelle condizioni attuali, segnate anche da molti rischi e molti pericoli, le Chiese possano, con sforzi congiunti, impedire lo sviluppo negativo delle circostanze politiche e servire la causa della pace e della giustizia”.
Il Cardinale Zuppi ha costruito la sua risposta proprio sull’intensità del dialogo che si è tenuto durante la Guerra Fredda, e ha detto che oggi il dialogo dovrebbe essere persino più intenso, perché “come cristiani, dobbiamo aiutarci a vicenda per capire come agire”.
A sua volta, il cardinale Matteo Zuppi ha portato i saluti di papa Francesco al patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill.
Kirill avrebbe replicato che le Chiese dovrebbero prendere parte al lavoro di riconciliazione, sviluppo e creazione di relazioni più forti, e ha poi descritto la situazione in Ucraina come “particolarmente dolorosa” per lui in virtù degli ortodossi del Patriarcato di Mosca in Ucraina.
Gli interlocutori hanno ritenuto particolarmente importante nella situazione attuale concentrarsi sulla risoluzione delle questioni umanitarie. Inoltre – si legge nel comunicato del DECR - Sua Santità il Patriarca Kirill ha informato l'alto rappresentante di Papa Francesco sulle persecuzioni subite da comunità, clero e fedeli della Chiesa canonica ortodossa ucraina”.
L’invito a Bologna, alla fine, è stato il momento in cui è sembrato avvicinarsi un secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. E c’è chi pensa possa avvenire già in Mongolia, durante il viaggio del Papa dal 31 agosto al 6 settembre. Di certo, non è avvenuto a Gerusalemme, dove si pensava di andare nell’ambito di un viaggio in Libano di Papa Francesco a giugno 2022 che è stato pensato ma che non è mai avvenuto.
Per il resto, la missione del Cardinale Zuppi serviva soprattutto ad aprire canali umanitari. Importante la Messa celebrata alla Gran Madre di Dio di Mosca il 29 giugno.
Nell’omelia, il Cardinale Zuppi ha notato la fratellanza tra Pietro e Paolo, una fratellanza “gioiosa in un mondo segnato da tante divisioni, una solitudine tanto più amara perché ci fa smarrire nel grande oceano della globalizzazione! Pietro e Paolo sono diversi. La fede umile e salda di Pietro e il cuore ampio e missionario di Paolo. La Chiesa non ci rende uguali, ma uniti, diversi, ma insieme. Dio ci ha creati unici, irripetibili, con la capacità originaria in ognuno, un'anima che trova ciò che cerca quando raggiunge la comunione con Dio e con il prossimo. Siamo unici perché siamo fatti per amarci l'un l'altro, e tutti abbiamo sempre bisogno di smettere di essere legati al male e legarci all'amore”.
Zuppi ha sottolineato che il cristiano non pensa mai isolato, e che “la divisione è sempre una tentazione contro Gesù”. Invece, aggiunge, chi “incontra Gesù incontra anche la sua Chiesa, madre gioiosa di tanti figli, dove la fraternità non rimane virtuale, simbolica, ma acquista forme concrete della nostra esperienza umana”.
Insomma, “la Chiesa non è santa in se stessa. È formata da peccatori che hanno sempre bisogno della misericordia di Dio. Amarla è servirla, non usarla per i propri scopi; per farne un luogo d'amore senza pretese di reciprocità, veramente fraterno, senza pretese, ipocrisie e interessi vani, libero dai giudizi del mondo. L'amore per la Chiesa richiede la nostra personale santità, cioè l'amore che Dio ci dona e che non dobbiamo tenere per noi, altrimenti lo perderemo e lo faremo perdere agli altri”.
(La storia continua sotto)
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La Chiesa, “una”, ma che “non lavora per sé”, “non può mai accettare la separazione tra i suoi figli. È madre e cerca sempre la pace con pazienza e fermezza per riunire ciò che il male ha diviso”. E inoltre, ha detto il Cardinale Zuppi, “come Madre, la Chiesa invoca instancabilmente il dono della pace, la cerca instancabilmente, perché il dolore di ogni uomo è il suo dolore. Non è ingenua: ricorda e non confonde ambiti di responsabilità, trasforma le avversità in occasione d'amore, semina il bene per combattere il male e ristabilire la giustizia, mantiene accesa la speranza nel buio delle tenebre, crea legami di pace e fratellanza spezzata dalla violenza, dall'odio e dalla sfiducia. Lei è una madre”.
Ed è questo, ha concluso l’inviato del Papa, “l'unico motivo della missione che stiamo vivendo in questi giorni, la missione che ha voluto il successore di Pietro, che non si umilia e cerca di fare di tutto perché l'attesa del mondo che sorge dalla terra trovi presto il suo compimento”. Segnalando poi indirettamente lo scopo della sua missione.
“Ieri – ha ricordato - ho affidato questa missione alla Madre di Dio di Vladimir, perché la sua tenerezza per l'umanità ferita e sofferente ci aiuti a cercare la via della pace con intelligenza e coraggio, con creatività e fiducia. La tenerezza comincia dai bambini, dai piccoli, vulnerabili, innocenti vittime di una violenza ingiusta, supera tutto questo e non lo accetta, tanto più che colpisce chi non può difendersi. Il loro dolore, spesso nascosto in profonde ferite del cuore, richiede la partecipazione di tutti perché possano trovare conforto e protezione. Non si tratta di un sogno ingenuo, ma di un obbligo e dovere umano e cristiano necessario perché ci sia futuro. La pace e la giustizia si alimentano a vicenda e hanno bisogno l'una dell'altra”.
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