Carpi, 25 June, 2023 / 10:00 AM
Non abbiate paura! Questo invito ritorna per ben tre volte sulla bocca di Gesù nel Vangelo di questa domenica. Il Signore sa che il messaggio del Vangelo dovrà confrontarsi con ostacoli, troverà opposizione, sarà oggetto di derisione e provocherà persecuzione a coloro che lo annunciano e a coloro che lo accolgono. Tutto ciò che ci appartiene e che ci è caro, dunque, è sotto minaccia. Gesù, tuttavia, ci rassicura che nulla e nessuno potrà fermare la forza intrinseca della Verità. Ne è un esempio la Sua vicenda storica. Infatti, la parola di salvezza che egli ha annunciato, partita da un oscuro paese del nostro pianeta ha raggiunto tutti gli angoli della terra, superando ostacoli che sembravano insormontabili, portando frutti di bene e di santità insperati.
Cristo ci offre anche una seconda ragione per la quale non si deve avere paura del Vangelo: la vita umana è ben poca cosa messa in confronto del “per sempre” della vita eterna, dove vivremo o nella felicità o nella disperazione, in base alle scelte che ognuno avrà operato nella sua esistenza terrena. Gesù ci svela che la morte è solamente una realtà penultima e dunque la vita terrena non è il bene più grande, non ha un valore assoluto. Il fine è la vita eterna. Il Signore, dunque, ci porta a prendere coscienza dell’enorme responsabilità delle nostre scelte. Gesù, nel brano di Vangelo, afferma, inoltre, che c’è un nemico - il diavolo - che è in grado di influenzare negativamente le nostre scelte e quindi di orientarci verso il male, così da compromettere la nostra felicità qui in terra e domani nell’eternità. Infatti, il destino vero e ultimo dell’uomo, la ragione per la quale Dio ci ha chiamato all’esistenza è di divenire partecipi della sua stessa vita divina. Questo nemico, dice il Signore, ha il “potere di uccidere l’anima”. Si tratta di un’affermazione singolare, in quanto noi sappiamo che è impossibile uccidere l’anima perché essa è immortale. Come dobbiamo interpretare, allora, queste parole? Cristo vuole sottolineare che il pericolo più grande che incombe sulla vita di un cristiano è quello di perdere la fede o di non avere il coraggio di testimoniare la propria appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Mentre per il non cristiano che è stato raggiunto dall’annuncio del Vangelo il pericolo più grande è quello di rifiutare di aderire al Signore Gesù e di entrare nella Sua famiglia.
Così insegnano il Concilio Vaticano II (LG 14) ed il CCC (n. 846): Cristo inculcando espressamente la necessità della fede e del Battesimo ha insieme confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare.
L’annuncio coraggioso del Vangelo richiede piena fiducia nella persona di Cristo, che si manifesta in un forte attaccamento a Lui e alla Sua Parola. Dal nostro comportamento verso di Lui si decide il giudizio di Dio sulla nostra vita e quindi il nostro destino eterno.
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