Città del Vaticano , 16 June, 2023 / 10:00 AM
Era cominciata da tempo, la manovra di avvicinamento alla Cina da parte della Pontificia Accademia delle Scienze. Nel 2017, alla conferenza internazionale sul traffico di organi, parteciparono anche due delegati cinesi, dei quali Huang Jiefu, presidente del Comitato Nazionale Cinese sulla donazione e il trapianto di organi ed ex viceministro della Sanità cinese. Degli scorsi giorni la nomina del professor Bai Tongtong, politologo cinese che cerca di spiegare la geopolitica secondo i dettami del confucianesimo, a membro ordinario dell’Accademia; e ora, i prossimi 27-28 giugno, si terrà un workshop su “Dialogo tra Civiltà e beni comuni”, con lo scopo dichiarato di comprendere la Cina attraverso la sua stessa prospettiva.
Non deve sorprendere, dunque, che oltre a Jeffrey Sachs, ormai tra i motori dell’Accademia, a suor Helen Alford, presidente della Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, e al presidente emerito della stessa accademia Stefano Zamagni, figurino tra i relatori diversi esponenti del mondo culturale cinese: dal professor Wang Bo, dell’università di Peking, a Xiang Zairong, della Duke Kunshan University; da Mabel Lu Miao, del Center for China and Globalization; a Cui Xiaojiao, della Beijing Normal University; e poi Jiang Yii della Shanxi University e Yang Gurong, della East China Normal University.
Introdotti dal Cardinale Peter Turkson, cancelliere dell’Accademia e alternati con vecchie conoscenze della stessa Pontificia Accademia come l’ex cancelliere, l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, ma anche Rocco Buttiglione e Leonardo Becchetti.
I lavori saranno introdotti da un panel su “Cina e Beni Comuni”, e poi riguarderanno alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, fino alla redazione di un comunicato finale.
Secondo il concept del convegno “Cina, Stati Uniti, Australia e Unione Europea sono tutte economie influenti e tra i più grandi agenti di scambio commerciale nel mondo”, e in particolare l’importanza politica della Cina è cresciuta “a una scala di grandezza senza precedenti e ad una velocità senza precedenti”.
Insomma, “oggi la Cina è un attore globale chiave e un potere scientifico e tecnologico”, e quindi “è importante per il mondo cominciare a comprendere e conoscere la Cina nei suoi termini, e non attraverso le lenti delle risorse esterne, ma dalla sua prospettiva. L’osservazione è che “stiamo assistendo a un cambio di paradigma da un dialogo tra le culture a culture nate dialogiche”, che significa – come dice Tu Weiming – “non un mero scambio di vedute per conoscersi l’uno con l’altro e mitigare l’alienante effetto dell’incontro tra cittadini di culture differenti”, ma deve piuttosto “dare via a un autentico dialogo tra una cornice etica di richieste e attitudini per obiettivi sociali”.
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