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I fotogrammi del cinema che hanno narrato le vicende del santo di Padova

Antonio di Padova, uno dei santi più famosi al mondo: non c’è chiesa, infatti, che non abbia una sua statua. La sua effigie è nota al globo intero: il santo, vestito del saio francescano, con in braccio il Bambino Gesù; immagine tenera che vive gelosamente nella mente di tutti. Quando ci si accosta a un santo così “famoso” è inevitabile che ognuno di noi conservi nella sua mente una propria idea della sua vita: c’è chi lo immagina fisicamente (alto o basso); c’è chi immagina persino la sua voce e i gesti. 

E così ha fatto il cinema, la settima arte, che in diversi film ha cercato di raccontare al grande pubblico la biografia di Sant’Antonio di Padova. Passiamo, allora, in una veloce carrellata - termine alquanto idoneo visto l’argomento cinematografico - questi lungometraggi che tutti insieme formano un variopinto e poliedrico ritratto del santo di Padova.

Assai moderno per trama ma non certamente per estetica, il film Antonio di Padova girato nel 1949.           Il santo portoghese aleggia nel film come figura a cui ritornare nell’intero percorso filmico: nella storia narrata, è lui a divenire l’anello di congiunzione fra un tempo presente (quello contemporaneo al film,  il 1949) e un passato (quello del santo stesso, 1200). La storia è molto fantasiosa e affascinante: la moglie di un giovane pittore romano scomparso in guerra, va in chiesa insieme al figlio, il piccolo Fernando, come il nome del santo prima di prendere i voti religiosi; a Sant’Antonio di Padova, la donna chiede l’intercessione per il ritorno del marito dal conflitto bellico. Dopo qualche tempo, il pittore improvvisamente ricompare ma, a causa di una ferita alla testa, ha perduto la memoria. La recupererà poi lo stesso giorno in cui la moglie chiede nuovamente la grazia a Sant’Antonio. Per ringraziamento al santo, allora, la famiglia protagonista del film, decide di intraprendere un pellegrinaggio alla Basilica del Santo. Da questo momento, sarà il bambino (il piccolo Fernando) ad essere il protagonista del film. Il piccolo sfoglia un libro biografico sul santo dei miracoli: sarà proprio questa lettura - accompagnata nel film attraverso “quadri” della vita del Santo - a far nascere in Ferdinando la vocazione a prendere il saio. La regia è affidata a Pietro Francisci (negli anni ’50 la sua carriera si arricchirà poi di alcune figure “da leggenda” come Maciste, Ercole, Ursus ed altri) e vede come interpreti: Aldo Fiorelli nei panni di Antonio da Padova; una giovane ventiquattrenne Silvana Pampanini che interpreta la madre del piccolo Fernando; Carlo Giustini nella veste del padre.                  

La sceneggiatura è firmata oltre dallo stesso regista, da Raoul De Sarro, Fiorenzo Fiorentini, Giorgio Graziosi. Inoltre, alla stesura del copione, collaborerà Diego Fabbri, autore del famoso Processo a Gesù scritto per il teatro negli anni ’50. Il film non ebbe grande successo di critica: “Non si capisce perché gli ideatori del film abbiano avuto timore a portare sullo schermo la vita del Santo nel suo complesso, preferendo ridurla a semplici quadri inseriti in una vicenda moderna che vorrebbe essere edificante, ma che risulta piuttosto ingenua. Conseguenza quasi inevitabile di questo spezzettamento è che la vita del Santo perde il suo vigore esemplare, venendone a mancar gli sviluppi interiori, e manifestandosi l'anima di Antonio soltanto in episodi in cui egli prende atteggiamenti quasi esclusivamente oratori”, così sentenziava il Giornale della Sera, il 14 giugno 1949. Di ben altro avviso il quotidiano romano Il Messaggero che sentenziava così: “La regia di Pietro Francisci ha reso con vigorosa pennellata il temperamento battagliero del Santo e il suo immenso amore per l'umanità”.

Facciamo ora un bel passo avanti nel tempo: per circa un cinquantennio, infatti, non ci sono stati particolari lungometraggi meritevoli di particolare attenzione. Ma il 2002, grazie alla casa di produzione cinematografica Lux Vide in coproduzione con Mediatrade, vedrà la nascita di un altro film sul santo di Padova. Protagonista un volto noto per tutte le teenager: è l’attore Raoul Bova, sempre sensibile alle tematiche religiose. Il film, girato tra il Portogallo e l’Italia,  ripercorre la vita di Antonio di Padova in maniera abbastanza storica: le prime sequenze narrano l’approdo di Antonio,  dopo una grande tempesta, sulle coste della Sicilia, nel 1221. Da qui, il racconto della sua vita.                

Gli sceneggiatori  - Umberto Marino, Alessandra Caneva, Fernando Muraca - hanno voluto dare vita nella vicenda a un personaggio d’invenzione: è fra Giulietto, interpretato da un altro volto noto al grande pubblico, il comico  Enrico Brignano. Spiazza un po’ questo personaggio inventato, non solo per la sua lingua del tutto particolare (fra Giulietto parla con un accento tipico della campagna romana), ma per la visione/divisione di “linee parallele” dei due personaggi. Anche per questo film, la critica cinematografica si è divisa non poco. Il noto critico Aldo Grasso, sulle colonne de Il Corriere della Sera, scriverà: “Un film sospeso tra la citazione pasoliniana e una più naturale propensione alla raffigurazione zeffirelliana, dove il lavoro di Marino ci restituisce (...) un santo incerto e legnoso, intellettuale e miracolistico, ossessionato dal peccato di vanagloria e stretto nell'umiltà francescana”.

Anthony Warrior of God, ossia Antonio, guerriero di Dio del 2006, segna l’esordio cinematografico del regista teatrale Antonello Belluco che ne firma anche la sceneggiatura. Grande risonanza, in questa produzione viene data alla lotta di sant’Antonio contro l’usura. I primi fotogrammi vedono uomini e donne del popolo, il clero, passare piangenti davanti al feretro del santo. A un certo punto, un frate preso da commozione, comincia a narrare la storia di Antonio di Padova interpretato dall’attore Jordi Mollà.

 

 

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